Salta il banco alla Casa di Riposo Città di Asti

di Paolo X Viarengo.

Il 31 maggio erano scaduti i termini di presentazione di buste per il bando di gara che avrebbe dovuto rendere privata la Casa di Riposo Maina Città di Asti. La più grande Rsa del Piemonte in un edificio storico di proprietà della Regione Piemonte. Tutto nasce dai buchi di bilancio che nel 2016 portarono alle dimissioni dell'allora consiglio d'amministrazione e alla nomina dell'attuale commissario straordinario, Carlo Camisola. Il Maina ha enormi potenzialità ma non sono mai sembrate interessare alla politica e alle banche locali così tanto da imbastire una progettualità e un discorso che si potesse concretizzare. In questo contesto si inserisce la soc. Coop. Anteo di Biella, già gestore delle Rsa nell'astigiano di Nizza Monferrato e Rocchetta Tanaro...

E la scorsa estate presenta un progetto di Partenariato Pubblico Privato, che avrebbe dovuto suddividersi in più tranche per un totale di 8,5 milioni di euro. Erano previsti cinque step: il primo con scadenza il 31 dicembre 2021, data ultima per l’adeguamento della struttura alle nuove normative, con un investimento iniziale di 1 milione e settecentomila euro. Poi la creazione di tre nuclei. Un primo nucleo dedicato ai malati di Alzheimer, un secondo alla cosiddetta alta complessità e un terzo agli stati vegetativi.

Di fatto un hospice edulcorato. Dieci posti previsti per ogni nucleo. La struttura sarebbe rimasta in capo al pubblico, ma i dipendenti e i loro contratti, gli ospiti e le loro tariffe, sarebbero andate al privato.
Il commissario straordinario dell'ex-Ipab, ora Asp, azienda pubblica di servizi alle persone, come da procedure indice un bando di gara su questo progetto, cui chiunque avrebbe potuto partecipare: a parità di offerta se lo sarebbe aggiudicato la Anteo. Progetto fortemente osteggiato da molte parti della popolazione astigiana, primi fra tutti i sindacati, che non vedevano buone prospettive per i nuovi contratti dei dipendenti e nemmeno per le tariffe degli ospiti.

Purtroppo un privato fa del lucro il suo scopo: dove sarebbero andati a finire gli indigenti e che fine avrebbe fatto la funzione sociale che, dai tempi della sua fondazione voluta nel 1717 da Vittorio Amedeo II, l'Ente svolge in città?

Ma, soprattutto, che fine avrebbero fatto le proposte, a favore di tutta la collettività, che in tempi non sospetti erano già state fatte per facilitare la funzione dell'ente e migliorarne la struttura?

Domande oggetto di petizioni, scioperi e manifestazioni fino al 31 maggio, quando un'unica busta è stata presentata alla gara. Ovviamente dalla Anteo.

Domande che si sommano, necessariamente, ad altre quando quest'unica busta è stata aperta. Al suo interno dovevano trovarsi altre tre buste: una per la parte economica, una con la parte tecnica e l'altra con la parte amministrativa.
Se le prime due contenevano qualcosa, l'ultima era vuota.  
L’assoluta mancanza, e non soltanto l’incompletezza, della documentazione amministrativa, viene vista come una rinuncia alla partecipazione alla gara stessa. Non essendo considerate solo carenze documentali che possono essere sanate applicando l’istituto del soccorso istruttorio, la Anteo non viene ammessa al prosieguo della gara stessa.

Essendo l’unica in corsa, in altre parole, salta il banco e si ricomincia da capo. Il progetto stesso di privatizzazione della Casa di Riposo Città di Asti, salta per mancanza di proponenti.
Ora si ricomincia da capo.

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