Ma dov'e il problema?

di Paolo X Viarengo.

Venerdì scorso il maestro Giampiero Monaca, quello brutto sporco e cattivo di "Bimbisvegli" ha fatto una conferenza stampa per spiegare lo stato dell'arte della sua iniziativa. Devo dire che non ho dato molto peso alle sue parole, mi scuserà per questo, ma ho preferito guardarmi intorno. La conferenza stampa si è tenuta in un cortile privato in quanto non era stato dato il permesso per l'occupazione di suolo pubblico: forse per non creare un pericoloso assembramento di giornalisti, vil razza dannata. Altri motivi non me ne sono venuti in mente, impegnato com'ero a guardarmi intorno...

D'altra parte anche il permesso per montare un dehor che avrebbe fatto da triage covid per l'estate di "Bimbisvegli" non è stato dato, al contrario dell'anno scorso: per non creare un pericoloso ingorgo di bimbi e genitori svegli?
Ma mentre un uomo ancora in carne nonostante le settimane di digiuno per richiamare l'attenzione su suo progetto, con la barba lunga, spettinato ed anche un pò sporchino, continua a parlare, io continuo a non sentirlo e a guardarmi intorno.

Nel piccolo spiazzo davanti alla scuola di Serravalle, davanti al frutteto da cui, l'inguardabile e poco griffato Monaca continua imperterrito a parlare. Incurante della mia incuranza, e io guardo.  Vedo gente. Vedo consiglieri di minoranza che portano sostegno e stupore per averlo dovuto portare. Vedo il presidente della Pro Loco locale. Vedo i genitori dei bambini che tornano alla conferenza dopo essere stati insieme a giocare nel bosco poco distante. Vedo donne e uomini. Vedo bambine e bambini e capisco. Capisco perchè non mi interessano le parole che dice. Capisco perchè non mi interessa più quando dice che i bambini sono persone e non voti o quaderni da riempire. Non mi interessa quando cita Montessori, Don Milani, Baden Powell oppure quando racconta la metafora del bosco: entrarvi è come entrare nella vita. Ci si può entrare da soli. Con gli altri. Con paura. Con solidarietà. Ma comunque bisogna entrarci e capire, e lottare per capire, cosa è giusto e cosa e sbagliato. Ed avere la forza di lottare per cambiarlo.

Ma non m'interessa più capire che quello che fa è pericoloso, perchè crea cittadini pensanti. Non m'interessa perchè non sono io che devo capirlo o giudicarlo. Nemmeno il suo dirigente deve giudicarlo. Nemmeno le sue colleghe con l'abito pulito e la messa in piega devono farlo. Nemmeno il Ministro deve farlo. Perchè qualcuno lo ha già fatto. Qualcuno lo ha già giudicato ed è lì: e io lo vedo. Vedo le bambine ed i bambini tornare felici dal bosco e sedersi in mezzo agli altri invece di andare a giocare al cellulare o da qualche altra parte. Vedo le mamme sedute in mezzo alla strada ad ascoltarlo invece di andare a fare shopping. Vedo i papà parlare al microfono e raccontare che arrivano da paesi limitrofi, consci di dover fare strada in più per avere una scuola diversa. Migliore? Non sta a me giudicare e nemmeno a loro, ma nessuno può giudicare il contrario ed arrogarsi il diritto di chiuderla usando cavilli e dispetti. Nessuno può arrogarsi il diritto di decidere il destino di bambine e bambini meglio dei loro genitori e, questi, lo hanno già deciso.
E, questo è palese: l'ho visto in quello spiazzo.

Chi sono io per cercare di capire? Chi è la dirigente per decidere? Chi è il Ministro per giudicare? Chi deve decidere il futuro di una figlia o di un figlio: forse un cavillo o un'invidia? No, una mamma e un papà.
Detto ciò ogni altra cosa passa in second'ordine, se adulti, cittadini, paganti tasse e quindi fruitori di servizi, decidono una cosa, in uno Stato libero e democratico è la burocrazia che deve piegarsi e renderlo possibile e non viceversa. E se, insieme ai genitori-cittadini e sovrani dello Stato che abitano secondo la Costituzione che lo regola, vedi anche i cittadini-abitanti della frazione ti domandi: ma di cosa stiamo ancora parlando? Ma dov'e' il problema? Un modulo non compilato? Un Piano Triennale di formazione mal compilato? Ma suvvia, siamo seri?

Se gli stessi abitanti della frazione che la stavano vedendo lentamente morire nell'abbandono sono lì, forti di quella rinata scuola, passata da pochi alunni agli attuali 63, e sono lì non solo per manifestare il loro supporto all'iniziativa, ma anche per richiedere l'apertura dell'Ufficio Postale, capisci cosa è "Bimbisvegli". E' vita. E' rinascita. E' sorriso. E' gioiosa lotta l'una per l'altro. Senza vinti o vincitori ma bambine e bambini, uomini e donne, ugualmente vincitori: perchè hanno già vinto. Bisogna solo attendere che qualche burocrate voglia vincere con loro, non esserne sconfitto. Poi vedi anche i ragazzi del centro di accoglienza di Agathon, ostracizzati in una frazione morente che ora non lo è più. Viva, forte, pronta ad accoglierli e pronta ad esserne accolta: in Africa, nel mondo che loro rappresentano e portano con sè. Che importa se nel bando di concorso per aiutare la scuola è stata inserita la clausola che bisogna avere la maturità, escludendoli. Si cambia. Le Leggi sono fatte per gli uomini e non viceversa. 400 euro al mese, quanto prende un migrante in aiuto alla scuola, possono far vivere venti famiglie in Africa: venti famiglie che non sentiranno il bisogno di emigrare venendo in Italia come invisibili schiavi nei campi profughi calabresi. Venti famiglie che ci priveranno della loro compagnia. Della loro diversità. Che combinata alla nostra diventerà ricchezza: ma, pazienza.

E' giusto così e non dobbiamo essere accoglienti fino all'egoismo. Anche certi politici se ne faranno una ragione e troveranno un altro modo per fomentare il loro stupido odio razziale. Ma mentre divago con pensieri africani, Monaca, ha smesso di parlare. Non ho sentito una parola. E' sempre più  brutto. Sporco. Puzza anche un pochetto. L'odore che ha mio figlio quando torna dai campi scout. Perchè mio figlio fa lo scout. Porta la divisa inventata per lui dal generale inglese Baden Powell, che di certo non era un anarchico bolscevico, e va nei boschi per settimane. Quando torna puzza.
E quando la doccia scrosta il fango, rimane il sorriso.

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