Stato di necessità (riflessioni di fine/inizio anno)

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A cura del Coordinamento Asti Est.

L’anno 2022 quasi sul finire ci ha consegnato l’ennesimo disastro idrogeologico italiano, Ischia. Come sempre, è riemersa l’espressione ‘abusivismo di necessità’. Infatti uno dei grandi imputati, per le tragedie che periodicamente costellano l’Italia in occasione di frane-alluvioni-terremoti ecc. ecc., è l’abusivismo edilizio, le costruzioni al di fuori delle leggi vigenti e, soprattutto, poste in luoghi pericolosi.
Va sottolineato il ‘soprattutto’ perché, al di là delle leggi, esiste una questione di buon senso. Una casa – pur legale in quanto condonata – ma a rischio di essere spazzata via da una marea d’acqua e fango o di essere scrollata da un’onda sismica, è contraria alla logica. Potrà anche essere legale, se delle leggi – sbagliate – hanno stabilito che così debba essere considerata. Ma è ingiusta. E infatti poi si contano le vittime anche per le case condonate. Non tutto quello che è legale è giusto...

Nel mentre sentiamo periodicamente affiorare una pelosa solidarietà per l’abusivismo di necessità, non altrettanta comprensione riscontriamo per le occupazioni di necessità. Ci riferiamo a coloro che, per debolezza economica conseguente ad un sistema sociale ingiusto, si sono trovati letteralmente buttati sulla strada, perché ormai impossibilitati a pagare l’affitto. ‘O pago l’affitto o do’ da mangiare ai miei figli’. Dilemma terribile a cui tante famiglie hanno dovuto far fronte.

C’è chi ha trovato una difficile sistemazione presso parenti, già a loro volta costretti in case inadeguate, con tutto il carico di difficoltà relazionali, logistiche e psicologiche che queste forzose convivenze comportano, sia per chi ospita sia per chi è ospitato. Pardon, si tratta di poveri, dall’una e dall’altra parte, staremo mica lì a commuoverci per i loro problemi esistenziali? Di grazia che abbiano un tetto, anche se sovraffollato.

C’è chi i parenti non li ha (magari è straniero e i parenti sono a migliaia di chilometri di distanza) ed è finito a dormire in auto o sotto i ponti o si è letteralmente perso per strada. Lui, lei, i loro figli e figlie.

E c’è chi ha visto edifici vuoti e abbandonati, incomprensibilmente vuoti e abbandonati, ed ha pensato che tutto questo non aveva senso alcuno: persone senza casa e case senza persone. E allora ha occupato. Senza nulla togliere a nessuno, perché non c’era nessuno che abitava e la proprietà (privata e pubblica) era noncurante e negligente. Senza danneggiare il territorio e senza alterare l’equilibrio geologico, perché gli edifici erano già esistenti e non un goccio di cemento in più è stato buttato sul terreno.  Anzi, salvando dal degrado e dall’incuria palazzine che hanno ritrovato vita e cura dall’essere abitate. Quindi un’azione ambientalmente virtuosa, ad impatto zero. Un’azione conforme alla Costituzione che all’art. 41 recita:L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Una chiarissima vocazione sociale prevista anzi richiesta anche alla proprietà privata, dal che si deduce che - se cessa questa vocazione sociale - anche la proprietà privata possa (debba?) essere messa in discussione. Quelle occupazioni erano però contrarie alle leggi vigenti?  Non tutto quello che è illegale è ingiusto.

La combinazione di questi due fattori (simpatia e tolleranza per le costruzioni abusive ambientalmente dannose e ostilità feroce verso le occupazione abusive ambientalmente neutre o virtuose) ci conferma in un’amara considerazione: i poveri sono tollerati se si arrangiano, magari in modo scellerato ma senza disturbare i manovratori. Ad esempio l’abusivismo edilizio va benissimo perché crea una rete di complicità, di favori, quindi di assoggettamento verso i potenti. Ma guai a loro se, magari inconsapevolmente e mossi soprattutto dalla necessità di rispondere ad un bisogno vitale, finiscono per mettere in discussione l’assetto sociale esistente.

Allora pietà l’è morta. I Codici vengono impugnati (quegli stessi Codici così elasticamente trattati per le costruzioni abusive) e l’apparato repressivo dello Stato mostrerà tutta la sua forza. Forti con i deboli, come no, è facile. Anche se i deboli che si ribellano occupando non faranno vittime alla prossima grande pioggia o al prossimo terremoto o frana. Non importa, hanno violato le leggi del sistema vigente (e contrario alla Costituzione, ma pazienza) e meritano maggior condanna di chi sta preparando l’ennesima strage.
Almeno risparmiateci le lacrime di coccodrillo, chiedendo scusa al coccodrillo.