Povertà alimentare a Mondovì: i pasti Caritas sono aumentati del 74%

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di Giuliana Masante

A Mondovì si è tenuto il convegno "Cibo è Comunità". Ad aprire l'interessante dibattito è stato Gianni Scarpace, della redazione del settimanale Provincia Granda, il quale ha fornito in particolare i dati sulla povertà alimentare a Mondovì: dal 2009 al 2015 i pasti giornalieri serviti dalla Caritas sono aumentati del 74%. I pasti serviti agli italiani sono aumentati del 116% ...
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Davide Oreglia, direttore Caritas, collegandosi a questi dati ha messo in evidenza due progetti di collaborazione per il recupero del cibo residuo, in particolare:
  1. progetto "buon fine" a cui collaborano il Comune di Mondovì, la Caritas Mondovì e IPERCOOP Liguria (supermercato Mondovicino). In questo caso la grande distribuzione si impegna a fornire quotidianamente l'invenduto fresco di buona qualità.
  2. Nel 2010 è partito un secondo progetto, chiamato "buon samaritano" e avviato da Caritas Mondovì in collaborazione con CAMST (che fornisce i pasti delle mense scolastiche primarie e medie), AMOS (che fornisce le mense dei dipendenti ospedalieri della provincia) e i Gruppi di Acquisto Solidale. Entrambe le società forniscono alla Caritas i cibi non consumati; diverso l'apporto dei GAS che si impegnano a comprare dai loro fornitori una quantità maggiore di frutta, verdura e pasta per garantirne una percentuale adeguata alla Caritas.
Prosegue Claudio Boasso dell'associazione MondoQuì (che si occupa di integrazione tra italiani e immigrati). L'associazione ha ricevuto in comodato d'uso due salette della stazione ferroviaria di Mondovì, rilevante l'ulteriore progetto di riapertura del bar della stazione (chiuso da 2 anni) che sarà gestito da una cooperativa di giovani disoccupati sia italiani che stranieri.

C'è stato pure l'intervento di Attilio Janiello del Comizio Agrario Mondovì: questa storica struttura, ultima rimasta in Italia, persegue ancora l'obiettivo di tutelare la biodiversità e promuovere una comunità tra produttori locali e consumatori. In sostanza creare distretti di economia solidale che tutelino il locale dall'influenza massiccia dell'agricoltura industriale.

Infine Paolo Corvo dell'Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, che da ricercatore ha posto in evidenza il fatto che le famiglie italiane spendono sempre meno per l'alimentazione e privilegiano gli acquisti di prodotti tecnologici: di fronte ad una proliferare di corsi di cucina, di fatto, gli italiani cucinano sempre meno e sono poveri di cultura alimentare. Insomma, secondo il ricercatore, si stanno perdendo saperi antichi, tramandati di generazione in generazione e non si ravvisa, in modo adeguato, il nesso fra qualità del cibo e benessere psico-fisico.
Oggi si pone molta attenzione al prodotto tipico locale, che segna l'identità di un luogo, e altrettanta attenzione al cibo etnico. Secondo il relatore il cibo di qualità ha prezzi eccessivi che non consentono l'accesso alle fasce sociali più deboli. Lo scandalo a livello mondiale è che ci sono ancora 800 milioni di persone che muoiono di fame e 1 miliardo che soffrono di obesità. Lo spreco alimentare raggiunge picchi elevatissimi in agricoltura (34 %), nella produzione industriale, nella grande distribuzione e soprattutto in famiglia. La responsabilità di porre rimedio a tanto spreco spetta a ognuno di noi.