I braidesi mangeranno sempre più cemento?


a cura della sezione braidese di Italia Nostra.

Sarà un caso ma, appena giunta notizia che la Regione aveva respinto l’esposto d’Italia Nostra del Braidese contro la prima Variante al PRG, una delle cascine storiche più grandi, belle e vecchie di Bandito veniva completamente rasa al suolo per prepararsi a costruire, su uno dei terreni più fertili della frazione (in classe II, in teoria tra quelli che il Piano Territoriale Regionale sancisce debbano essere utilizzati solo per usi collegati a necessità agricole) un enorme complesso edilizio di 4 piani che, con un’altra enorme colata di cemento, snaturerà completamente l’urbanistica del borgo ...
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Basta questo per spiegare il perché del ricorso d’Italia Nostra contro questa Variante? Secondo noi sì, visto che, con la bocciatura del ricorso, simili disastri edilizi saranno fatti anche nel centro storico di Pollenzo in piena area archeologica - che pure dovrebbe essere tutelato dalle attuali normative - e in diverse altre zone del centro storico e periferiche di Bra.

Negli ultimi anni centinaia di metri quadrati di verde pubblico e decine di parcheggi pubblici che dovevano, per legge, essere costruiti a Bra non sono stati fatti: sono stati monetizzati o risibilmente vincolati dal Comune in posti e modi assurdi (basterebbe vedere, se esiste in municipio, un elenco e relativa mappatura per rendersene conto) per permettere di costruire o ampliare di tutto e di più in ogni parte della città.
Per una città che ha un rapporto abitanti/verde pubblico e abitanti/parcheggi tra i peggiori della provincia, questo non è, secondo noi, fare l’interesse dei cittadini: visto il livello d’inquinamento della nostra città, verde pubblico e privato e parcheggi pubblici sono essenziali, , per migliorare l’ambiente e rendere vivibile una città moderna e quindi salvaguardare la salute dei suoi abitanti, ma solo se collocati razionalmente e strategicamente.
O forse si pensa che basta “rifare il trucco” di qualche decina di metri di strade centrali, con non poco sperpero di denaro di tutti i cittadini, per risolvere questi problemi?

Due altri esempi per tutti: dov’è l'"ampio giardino sul retro" promesso dal sindaco nel marzo 2014 che, secondo le sue dichiarazioni pubblicate sui giornali e sul sito ufficiale del Comune, sarebbe dovuto sorgere all'interno del palazzaccio di piazza Carlo Alberto ma di cui non vediamo che qualche sparuta pianticella che giardino non sono? E i relativi parcheggi pubblici interni? E ancora: la collina del centro storico, a differenza di quanto a suo tempo promesso, non è stata tutelata perché si continua a costruire (vedasi la futura megavilla bifamiliare autorizzata tra via Santa Maria del Castello e via Sant’Ignazio, dove ora c’è un orto-giardino). Il centro storico è stato allargato sulla carta ma non protetto!

Questa Variante, lo ribadiamo, non riduce né limita ma amplia il consumo di suolo: addirittura sono state respinte le richieste di alcuni cittadini che chiedevano di far ritornare “agricole” le loro proprietà rese edificabili (anche, giustamente, per pagare meno tasse). Gli è stato risposto che non era possibile sennò i vicini non potevano costruire! Ribadiamo - checché ne dica la sindaco – che sul consumo di suolo i dati, pubblicati recentemente sulla stampa provinciale, parlano chiaro: con quasi il 20% di superficie comunale cementificata siamo secondi in provincia dopo Borgo S. Dalmazzo! Un record di cui faremmo volentieri a meno. Il cemento dà sicuramente lavoro e da mangiare a qualcuno ma, parafrasando un libro del noto meteorologo Mercalli, i cittadini non mangiano cemento: sicuramente a Bra, anche grazie a questa Variante, rischiano di farne indigestione !

Italia Nostra difende solo il Bene Comune e gli interessi collettivi e chiede solo il rispetto e l’applicazione di leggi e normative vigenti; cosa peraltro sempre più difficile a fronte di norme varate dagli ultimi Governi come il Decreto Sblocca Italia e la (contro)riforma Franceschini del Ministero dei Beni Culturali che hanno indebolito le difese della tutela del territorio e tolto potere di controllo alle Soprintendenze.
Il nostro ricorso era ampiamente giustificato da tutta una serie di vizi procedurali e di sostanza che, in linea con gli scopi statutari della nostra associazione, noi riteniamo danneggino il futuro della città e quindi la qualità della vita dei suoi cittadini. Come abbiamo a suo tempo denunciato, con questa Variante “omnibus” l’amministrazione ha voluto furbescamente mettere insieme di tutto di più, dalle richieste più che legittime dei cittadini ad altre, evidenti, che per noi tali non sono. Se l’amministrazione, come ha scritto, voleva effettivamente favorire e fornire “immediate risposte al settore economico e produttivo” allora doveva seguire l’esempio di Alba che ha fatto una Variante specifica per le attività produttive, discutibile in parte anch’essa, ma almeno coerente.

La sezione braidese d’Italia Nostra è quindi stupita dal decreto del presidente della Regione che nella fregola (politica?) di dare ragione al Comune di Bra di fatto prende per buone tutte le controdeduzioni inviate dal Comune stesso e fa finta di non vedere che tutto ciò è in palese contrasto con normative che la stessa Regione ha a suo tempo imposto d’ufficio al Piano Regolatore di Bra, proprio per riequilibrare la situazione di uno dei peggiori comuni della provincia per aree a servizi e verde pubblico. Peraltro la Regione – si rilegga la risposta il sindaco – nulla dice sulle da noi contestate modalità della formazione della Variante: Italia Nostra ne ha infatti criticato trasparenza e modi, ma la Regione ha dichiarato, pilatescamente, che su di esse non è competente Inoltre sul rigetto del presidente della Giunta regionale Italia Nostra rileva che dallo stesso non si evince praticamente alcuna "attività istruttoria" da parte dei funzionari della Regione che si sono semplicemente limitati a "prendere per buone" tutte le deduzioni inviate dal Comune di Bra.

Noi continuiamo a sostenere che questa Variante è in palese contrasto con le normative sia per le cose dette prima sia per non aver previsto il coinvolgimento del Ministero dei Beni Culturali e della Soprintendenza competente nella fase di adozione della Variante Parziale (e non solo nel procedimento di verifica di assoggettabilità alla Vas), questione su cui peraltro la Regione nulla ha detto.

Infine: non è colpa nostra se gran parte dell’opposizione non fa il suo dovere e, sfrontatamente, tace e acconsente.

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