Il paradosso del vignaiolo arricchito: vuole la botte piena e la moglie ubriaca!

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di Giancarlo Gariglio, curatore di Slow Wine*.

Oggi, durante la corsa mattutina, sono passato davanti all’edicola, giusto il tempo di leggere un titolone sparato nelle classiche locandine de la Stampa. Il titolo – Le linee guida dell’Unesco dividono i produttori di vino – mi ha incuriosito assai e appena giunto in ufficio sono andato a consultare il pezzo scritto da Roberto Fiori, ottimo giornalista che con giudizio riporta le storie più intriganti delle colline di Langa. In definitiva 3 sono le recriminazioni dei vignaioli di La Morra contro la proposta di variante del primo Piano regolatore (quello del loro comune) tarato sulle linee guida dei paesaggi patrimonio dell’umanità...
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1) La variante vorrebbe introdurre una differenziazione tra aziende vitivinicole e aziende agricole, collocando l’attività delle prime in un contesto commerciale, con il conseguente pagamento di oneri al Comune (detto in soldoni: non vogliono pagare più tasse)

2) Il nuovo piano regolatore proporrebbe poi un’equivalenza tra «area vitata» e Menzioni Geofrafiche Aggiuntive (MGA), estendendo a tutti i vigneti lamorresi i vincoli finora previsti solo per le sottozone di particolare pregio

3) Si contesta la rigidità con cui la proposta tecnica stabilisce le aree in cui non si può costruire e delimita le zone in cui l’azienda può ampliarsi al massimo per il 50% dei volumi già esistenti (il cemento non basta mai!).

Ma l’Unesco è servito a qualcosa? Vi sta facendo arricchire cari produttori di Langa? Beh, a leggere l’interessante articolo uscito sulla Gazzetta d’Alba del 5 aprile 2017 diciamo pure di sì: "Il 2016 è stato l’anno dei record, con 707.420 presenze totali (+7,4% rispetto al 2015) e 315.819 arrivi (+9,6%)". Sapete l’economia italiana di quanto è cresciuta nel 2016? +0,9%. Voi siete oltre la Cina, ne siete coscienti?

Altro capitolato curioso, il valore dei terreni. La notizia che girava al Vinitaly, regolarmente controllata è risultata vera, è che nel Barolo si è infranto il muro del 1.000.000 di euro a giornata piemontese (3.810 metri quadrati) di vigna. Mano alla calcolatrice, sono 2.624.671 all’ettaro di terreno (262 euro al metro quadro). Un imprenditore albese – già produttore di vino – ha pagato questa cifra astronomica per un vigneto a Bussia.

Mi piace chiudere questo articolo con il commento raccolto da Roberto Fiori dalla bocca di Bruno Ceretto – non penso ci sia bisogno di presentarlo – rispetto alla diatriba lamorrese: «Se a Barolo ci fosse stato un piano regolatore più rigido, non avremmo assistito allo sradicamento di alcuni filari nel cuore di Cannubi per far spazio a una nuova e discutibile cantina. In Borgogna non sarebbe mai successo e se a La Morra si doteranno di uno strumento in grado di impedire cose simili, non possiamo che esserne contenti. A me pare che questa polemica sia più politica che di sostanza, o forse in Langa siamo diventati troppo ricchi ed egoisti».

Ecco anche io spero che la chiosa di Ceretto non sia quella vera, perché sarebbe molto triste. Tutto sta funzionando come un orologio svizzero, turismo, vendite, valori immobiliari (forse quelli alla lunga creeranno problemi grossi). Bisogna guardare con grande prospettiva al futuro, con idee innovative, perché il nostro mondo sta andando in una certa direzione: biologico e sostenibilità (guardate la scelta del colosso Prosecco con la questione diserbanti), meno cemento, qualità dell’accoglienza, tutela del paesaggio. Se non ci si accorge di questo le nostre prospettive sono davvero ristrette…

* Leggi l'articolo originale su: http://www.slowfood.it/slowine/paradosso-del-vignaiolo-arricchito-vuole-la-botte-piena-la-moglie-ubriaca/