Quando cantare "Bella ciao" non è anacronistico

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di Maurizio Bongioanni.

Il CoroMoro è un gruppo di rifugiati politici che risiede nelle Valli di Lanzo, nel torinese. Guidati da due volontari, questi giovani provenienti dall'Africa subsahariana propongono un concerto fatto di canzoni in dialetto piemontese. Sarà per questo che ultimamente il CoroMoro ha iniziato a fare paura. Degli "immigrati", "neri", che cantano in dialetto: forse una contaminazione troppo forte, provocatoria per alcuni. Se poi c'è di mezzo l'impegno politico...

 
Sta di fatto che durante gli ultimi due concerti, al CoroMoro è stato impedito di intonare "Bella Ciao". Prima a Carmagnola, dove è stato direttamente il vicesindaco a chiedere di non intonare il classico della Resistenza per non turbare chi la pensa diversamente (da cosa poi? Che il fascismo sia stata una dittatura? Dove sta il dubbio?). Nel secondo caso a Nichelino, dove un gruppo di militanti di Fratelli d'Italia ha contestato durante il concerto il Coro (venendo anche alle mani con il pubblico partecipante). Il gruppo di militanti era capeggiato da una signora, tale Debora Barcellona, passata agli onori della cronaca per aver fatto il gesto dell'ombrello davanti alla casa di Anna Frank ad Amsterdam e di aver poi postato la foto su Facebook corredata dal commento "Direttamente da casa tua. Bugiarda". La signora ha poi spiegato in un'intervista rilasciata a La Stampa di non credere all'esistenza sia della bambina simbolo del genocidio contro gli ebrei che dei campi di concentramento (più precisamente: che questi siano esistiti lo ha ammesso anche lei - meno male - ma lei dubita che siano siano stati utilizzati per gli scopi che ci ha presentato la storia. Va a sapere: magari per lei erano solo dei campi di rieducazione?).
 
Insomma, se Bella Ciao fa ancora male, significa che il fascismo (o perlomeno un para-fascismo) è vivo e vegeto. Ed è alimentato dai social come mai prima d'ora. E non solo dai social: recentemente la testata Libero ha pubblicato la falsa notizia relativa al fatto che i migranti, rei di aver portato la povertà in Italia, porterebbero anche le malattie. Questo titolo è apparso il giorno dopo la morte di una bambina per malaria. Un titolo che vuole rafforzare il razzismo già dilagante e la xenofobia imperante nel nostro Paese. L'Ordine dei Giornalisti ha condannato il gesto, promettendo che verranno presi dei provvedimenti. Che per il momento non sono ancora pervenuti. 
 
E mentre il clima è costellato da rigurgiti (peraltro vomitevoli) di ideologie da estrema destra, si affaccia in Senato la legge contro la propaganda fascista. Forse più che criminalizzare l'odio razziale, avremmo dovuto riflettere se come Stato abbiamo fallito nel far prevalere, in modo del tutto spontaneo, l'antifascismo.
E a questo proposito concludo: è importante, adesso più che mai, che chi ha una carica pubblica (sia sindaco, vicesindaco, assessore o semplicemente consigliere) faccia sentire la propria voce sui social, sui giornali locali, insomma che rassicuri i propri cittadini sul fatto che "Bella ciao" possa essere ancora cantata. In eterno.