Lo Ius soli ad Alba

di Maurizio Bongioanni.

Recentemente ad Alba si è polemizzato a proposito di Ius Soli. In occasione della sua visita, il ministro Delrio, che pochi giorni prima aveva aderito allo sciopero della fame contro la mancata approvazione della legge sullo Ius Soli, è stato criticato da diversi esponenti politici locali. Ora, premesso che la decisione di Delrio possa anche valere zero, premesso che il ministro abbia deciso di aderire allo sciopero per rendersi bello agli occhi della gente, premesso tutto questo è necessario tornare al contenuto del dibattito, ovvero lo Ius soli.

{jcomments on}Dopo la visita di Delrio e le critiche sullo sciopero della fame ("chissà quanti tartufi si è mangiato") tutta la giunta comunale ha aderito allo sciopero a staffetta. In tutta Italia, lo sciopero della fame è stato lanciato da un professore, il maestro Franco Lorenzoni che ha così descritto il problema: "Quando entriamo in classe, molti di noi si trovano davanti bambini e ragazzi figli di immigrati che, pur frequentando le scuole con i compagni italiani, non sono cittadini come loro. Se nati qui, dovranno attendere fino a diciotto anni senza nemmeno avere la certezza di diventarlo, se arrivati qui da piccoli non hanno la possibilità di godere di uguali diritti nel nostro paese. Sono oltre 800 mila coloro che vivono questa condizione. Non possiamo fare finta di niente e giocare con le parole". 

Lo ius soli prevede che chi nasce in uno stato ne ottenga automaticamente la cittadinanza, indipendentemente da quella dei genitori. Quello che verrebbe approvato con la legge ferma in Senato è uno ius soli "temperato": la cittadinanza sarebbe concessa solo ai bambini che abbiano almeno uno dei due genitori che vive legalmente qui da più di cinque anni. E anche a bambini arrivati in Italia entro i 12 anni di età e che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni, completando un ciclo scolastico (ius culturae).

Al netto di tutte le battute leghiste e destroidi che serpeggiano sui social (del tipo "per me chi fa lo sciopero può anche morire di fame"), le critiche sono giunte pure dal M5S albese che in un suo comunicato stampa si augura che tali scioperi vengano riproposti a favore delle varie crisi che stanno colpendo le aziende sul territorio.  

Invece di mischiare capra e cavoli, quello che non viene colto è il fatto che a lanciare un appello sulla cittadinanza sia stato il mondo della scuola, come a voler ribadire il concetto che la cittadinanza - e la partecipazione - parte da istituti scolastici laboratori di democrazia, in cui i docenti, però, sono sempre più precari e bistrattati. Quella sulla cittadinanza è una norma minima di civiltà, che però si trova in ostaggio di discorsi xenofobi e pusillanimi, come quelli che si concentrano contro gli scioperi della fame perdendo di vista il tema centrale (o nascondendo volutamente il razzismo dietro inutili critiche).

Piuttosto che collegarsi alle crisi aziendali (lavoro e conoscenza dei propri diritti sono altre due cose che volendo si imparano a scuola) la norma sulla cittadinanza andrebbe affiancata alla Buona scuola, ma quella buona per davvero. Piuttosto allarghiamo lo sciopero anche a questa fetta di società, invece di limitarsi a fare battute sull'impossibilità di fare lo sciopero della fame in una città capitale dell'enogastronomia. Teniamo alta l'attenzione su un diritto inequivocabile di cui quasi un milione di ragazzi sente la mancanza. E se non ci credete che si tratti di un diritto, chiedetelo a loro. 

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