Ecomafie, un problema solo del Sud? La parola al Procuratore di Reggio Calabria Dino Petralia e ad Antonio Pergolizzi

di Giuseppe Totaro*

Secondo una corrente di pensiero non esiste una sola mafia, ma tante mafie. Diverse ma ugualmente invasive e pericolose. Tra i vari fenomeni criminosi in netta ascesa ci sono le cosiddette Ecomafie, tema centrale dell’incontro “Ecomafie: un problema solo del Sud?”, che si è svolto ad Alba ieri e a cui ha preso parte Roberto Cavallo. che ha risposto alle domande di “Immondezza” di cui è protagonista e che è stato proiettato durante la serata, il Procuratore Generale di Reggio Calabria Bernardo Petralia e lo scrittore e giornalista Antonio Pergolizzi, che ha presentato il suo ultimo libro “Emergenza Green Corruption”.

Se le ecomafie siano un fenomeno “regionale”, Petralia è chiaro: “Esaminando i dati degli illeciti ambientali in Italia si nota che la percentuale di incidenza di tali crimini è molto maggiore nei territori di operatività delle mafie classiche-sottolinea il magistrato siciliano-. Tuttavia, il fenomeno tende ad estendersi anche ad altri territori per due ordini di ragioni: la rilevante remuneratività del settore, specie in ordine alle procedure di smaltimento dei rifiuti, e la considerazione che, in particolare in tale settore, molti smaltimenti vengono operati all’esterno dei territori di loro produzione, se non addirittura all’estero”. Un fenomeno quindi non localizzato: “Non è pensabile che in tempi di globalizzazione i fenomeni criminali abbiano dei confini di tipo nazionale. L’Italia, diversamente da altri Paesi europei, ha elaborato strategie e strumenti molto evoluti nella repressione specie economica del crimine organizzato. Viceversa, nelle legislazioni di altri paesi i sequestri, le confische e i reati specifici diretti a perseguire il crimine organizzato anche nel settore ambientale non sono previsti e questo deficit di consapevolezza incide ovviamente sulla capacità di repressione in generale”.

Le Ecomafie si alimentano anche grazie alla corruzione, come rimarca Pergolizzi: “Negli ultimi otto anni abbiamo contato la bellezza di 449 maxi inchieste in cui la corruzione è stata usate per commettere reati ambientali, non v’è dubbio che la corruzione sia il lubrificante che serve per aggirare le regole e fare affari”. Elementi analizzati in Emergenza Green Corruption, nato dall’attività professionale del giornalista: “L’idea e l’articolazione del libro nasce mescolando il mio lavoro di stesura del Rapporto Ecomafia di Legambiente, che curo dal 2006, con la mia attività di ricerca accademica con l’osservazione diretta sul campo. Dopo la scrittura del mio primo saggio ToxicItaly (2012) e delle ricorrenti emergenze ambientali nella cosiddetta Terra dei Fuochi in Campania, avevo esigenza di raccontare in maniera più scientifica e meno aneddotica quali fossero le dinamiche più inconfessabili dei crimini ambientali, compreso il ruolo sempre più cruciale della corruzione. Non è affatto una questione meramente giudiziaria ma sociale in senso lato”. Infatti è l’approccio “non giudiziario” utilizzato nel libro a stupire: “La verità giudiziaria, o meglio quella processuale, spesso non assomiglia per niente a quella reale. Soprattutto nel campo dei rifiuti servono conoscenze profonde dei circuiti legali, che di solito gli inquirenti non hanno. Tanto che in Italia ci sono pochi periti che lavorano per le procure e decidono le sorti dei processi. Mentre in molti pubblicavano libri scritti sulle inchieste io cercavo e continuo a cercare i responsabili altrove. Aggiungo che è impressionanti scovare la quantità di errori e inesattezze contenute in molti documenti istituzionali in tema di criminalità ambientale”.

Opere di divulgazione come Immondezza ed Emergenza Green Corruption rivestono una funzione determinante: “La conoscenza di un fenomeno è già un grande passo avanti. Non si può contrastare ciò che non si conosce e in questo senso ogni metodo di divulgazione svolge un ruolo essenziale-conclude Petralia-. Ovviamente se poi un libro o un film offrono anche delle informazioni specifiche perché sono stati preceduti da un’analisi e da uno studio di questi fenomeni, il risultato allora è e sarà molto più efficace. La repressione arriva sempre dopo, questi strumenti di informazione e formazione svolgono invece un imprescindibile ruolo preventivo”.

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