Alba manifesta. Alba si indigna...

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a cura di Carovane Migranti.

Sabato 22 dicembre 2018 Alba manifesta. Alba si indigna. Una manifestazione che rompe l’incantesimo natalizio. Per le vie del centro fiorente, luminoso, turistico. Sarà davvero l’unica manifestazione italiana contro la legge 840/2018 (l’ex decreto sicurezza) a disturbare i giorni dell’irrefrenabile corsa al regalo. L’hanno promossa tre studenti ...

Si sono indignati "quando il 30 novembre abbiamo visto i primi effetti del Decreto Sicurezza, ossia quando 24 migranti, tra cui persone vulnerabili come bambini e una donna incinta, in possesso della protezione umanitaria sono stati costretti ad allontanarsi da un centro d’accoglienza di Crotone e sono stati sbattuti per strada, al freddo e senza un tetto sotto il quale dormire".
Si sono organizzati nell’ Azione Democratica Albese, movimento giovanile "autonomo, indipendente e apartitico" e in poche ore intorno alla loro proposta si sono ritrovati in tanti. Sono fioccate le adesioni al loro appello, dall’Amministazione comunale alla Diocesi, dalle Organizzazioni sindacali alla Caritas, alle Cooperative di accoglienza.
Altri (Chabas, Mononoke, Officine di resistenza, Cinema Vekkio, Arci, Comitato territoriale Asti, Langhe e Roero e la Federazione Anarchica Italiana) hanno preferito camminare senza aderire alla piattaforma degli studenti, proponendo invece, attraverso un volantino, il proprio pensiero politico.

Il corteo è aperto da uno striscione con le parole di Bertolt Brecht. Le due anime sono distanti ma a differenza di una passata manifestazione antifascista (quella del 18 febbraio) il corteo è rimasto unito e le voci dell’una e dell’altra si sono ascoltate nella stessa piazza. Abbiamo ascoltato i promotori, il Sindaco. Lo “spezzone sociale” ha detto quello che pensava al termine della manifestazione ufficiale così che in molti hanno potuto ascoltarli. C’è spazio per il dissenso, c’è spazio per chi va controcorrente, per chi senza arroganza e prepotenza dimostra di saper costruire altre pratiche di resistenza, e balza subito agli occhi come in questo angolo di piazza ci sia una maggioranza di giovani, di studenti.
Non li abbiamo contati, ma in questa iniziativa cittadina mancavano proprio loro. Purtroppo.
Le due anime. Forse saranno molte di più quelle che dovranno affrontare questo mostro che si manifesta quotidianamente facendoci pensare ad un’improvvisa “deriva xenofoba e razzista” nel paese. C’è chi pensa che il “sonno dell’alternativa”, il mancato racconto di un mondo diverso abbia aperto la strada a quanto accade oggi. Siamo tra questi, siamo tra quanti pensano che si doveva osare. Si doveva avere il coraggio di denunciare la mala accoglienza, gli affari sulle pelle dei migranti, si dovevano richiamare i principi della Dichiarazione dei Diritti Umani (l’articolo 13 e 14) non solo nell’anniversario del 10 dicembre. E quindi “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato e ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio”.

Si doveva dire che non eravamo invasi, che il Diritto internazionale, quello assoluto, quello naturale non può prevedere campi di detenzione illegali in Libia. Li vengono torturate a morte migliaia di persone nell’indifferenza generale e ad oggi non risulta che si siano aperti i campi alla Croce Rossa e all’Unhcr così come era stato detto per addolcire la vergogna.
Prima o poi saranno, come sempre i giovani e gli studenti, e noi crediamo ancor prima i migranti, a sollevare il coperchio e ad indicare la strada del cambiamento.
Ed ora di chiedere a tutti noi, agli organizzatori della manifestazione, ai partecipanti di continuare "ingenuamente" a battersi per un mondo più giusto, dove la giustizia è legge. Dove la disobbedienza è una virtù.

E perchè non farlo ripartendo da due questioni concrete:
Cosa sarà di queste persone una volta diniegati dalle Commissioni prefettizie, o allontanati dai centri di accoglienza? Come potremo aiutarli anche senza i finanziamenti statali? Come li nasconderemo una volta che saranno braccati per essere respinti? Come li aiuteremo nel caso volessero raggiungere le loro famiglie in un altro paese europeo? Pensate siano distanti questi tempi?

E’ probabile che molti degli studenti albesi siano andati con un Treno della Memoria ad Auschwitz, è certo che non potranno visitare le prigioni libiche, o i centri illegali di detenzione. @LasciateCIEentrare ha lanciato una campagna di controinformazione (https://dossierlibia.lasciatecientrare.it/) proprio su quanto accade in quel paese. Vale la pena far girare le informazioni, incontrare i migranti nelle classi e guardare le immagini che l’Europa vuole tenere nascoste. Vale la pena capire con quali gruppi libici il nostro Governo strinse gli accordi e con chi collabora il contingente militare italiano in Niger.
Quali sono le milizie che difendono le installazioni petrolifere dell’ENI? Sono le stesse che prima controllavano il traffico di esseri umani verso l’Italia e che ora fanno dei sequestri il loro principale affare?

Si tratta di guardare avanti, di interrompere un corso criminale, non ci preme trovare ora i responsabili. La Storia, e prima ancora le Corti di Giustizia internazionali si occuperanno di loro. Così come le Madri de Plaza de Mayo abbiamo memoria a sufficienza.
Tutti noi sappiamo quanto sta succedendo, non è bastato nasconderci la verità, chiudere i porti mandando a morire la gente distante dai nostri occhi, se non ci muoviamo ora saremo corresponsabili di questa immane tragedia.

Ad Alba ci veniamo volentieri, soprattutto per gli amici che ci siamo fatti in quest’ultimo anno e mezzo. Ad Alba ci lega un filo rosso che parte dalle iniziative contro la mala accoglienza iniziate nel 2017 e sfociate nell’iniziativa di denuncia del 13 gennaio scorso. Con i richiedenti asilo percorremmo i cinque chilometri che separavano il loro Cas dalla scuola di italiano, e la protesta si concluse proprio nella piazza dalla quale ieri è partita la manifestazione. L’iniziativa fu come un sasso in uno stagno, ad Alba siamo tornati tante volte e si è costituito un gruppo che continua ad incontrarsi e che dà forza a vicenda.
Ieri dal palco ha parlato uno di quei richiedenti asilo che dopo la manifestazione contro la mala accoglienza venne “espulso” dal centro che lo ospitava. E’ stato forse l’intervento più breve e più denso. Si è rivolto a quanti non erano presenti “non sono arrabbiato con voi, quando ci conoscerete meglio, quando conoscerete le nostre storie ci sarete anche voi”.

Arricchiranno quel fiume carsico meraviglioso che compare e scompare, che sotto traccia salva, resiste e costruisce un futuro più umano di quello che da sempre ci propongono i Governi.

Dossier Libia
(https://dossierlibia.lasciatecientrare.it/)