La gallina bianca di Saluzzo rischia l’estinzione: rinchiuderla in gabbia non è la soluzione

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di Annalisa Audino*

Fino a qualche decennio fa ogni cascina piemontese ne allevava qualche capo. Insieme agli altri animali da cortile, era destinata al consumo familiare e venduta nei mercati locali per integrare i modesti redditi aziendali. Il sopravvento dell’allevamento industriale però ha minato anche la sua esistenza, soppiantando le piccole aziende agricole che l’allevavano e privilegiando animali a rapido accrescimento o a elevata produzione di uova, che non avevano bisogno di spazi ampi...

Per questo è nato il Presidio della gallina bianca di Saluzzo che ha riunito un gruppo di allevatori che producono carne e uova di qualità allevando gli animali secondo un disciplinare rigoroso che, tra le sue peculiarità, prevede che non vengano rinchiusi in gabbie o spazi chiusi ma siano lasciati liberi di razzolare, di cibarsi quando ne sentono il bisogno e di vivere a lungo, come accadeva in tutte le cascine di un tempo.

Davide Lovera, referente del Presidio, lanciato nel 2018, ci racconta il progetto.

Quali sono le caratteristiche della razza del Presidio e perché è importante salvaguardarla?

Al di là dei tratti morfologici, le caratteristiche salienti della Bianca di Saluzzo sono la grande rusticità, l’adattabilità all’allevamento all’aperto e la doppia vocazione, sia ovaiola sia da carne. Le sue carni e le sue uova sono molto pregiate e la tradizione piemontese riserva un ruolo importante a questo animale, ottimo in brodo e anche cucinato alla cacciatora. Ma prima ancora della motivazione gastronomica, c’è l’importanza fondamentale di difendere una biodiversità locale: la Bianca è un’antica razza tradizionale piemontese. Conosciuta anche come bianca di Cavour, era diffusa principalmente nell’area tra Francia e Piemonte, corrispondente all’ex marchesato medievale di Saluzzo, e nella zona confinante della provincia di Torino, in particolare nei dintorni di Cavour: luogo in cui aveva sede un importante mercato di pollame che richiamava commercianti provenienti da ogni parte d’Italia.

Perché avete scelto di far parte del Presidio e avere un occhio di riguardo anche per il benessere? 

Oggi la Bianca di Saluzzo sta rischiando l’estinzione. Nel corso degli anni ha preso il sopravvento l’allevamento industriale. Il Presidio è un modo di resistere a questa situazione e di tutelare questa razza attraverso un disciplinare rigoroso che comprende anche una particolare attenzione al benessere. Quest’ultimo è il fulcro della nostra attività: quando è reale va sempre di pari passo con la sostenibilità ambientale dell’attività agricola.

Cosa significa in termini pratici “rispetto degli animali” quando si allevano avicoli?

Innanzitutto significa allevare all’aperto e lasciare che vivano da polli. Nel nostro Presidio, in particolare, è fondamentale, non solo perché in generale gli animali devono poter razzolare liberamente, ma anche perché questa razza lo richiede: diventa molto aggressiva se rinchiusa, probabilmente soffre più ancora di altre. Nel mio allevamento ogni animale ha tra i 50 e gli 80 metri quadrati di spazi erbosi a disposizione, in modo che possa razzolare e cibarsi di erba in maniera incondizionata ma anche di piccoli insetti e vermi che trova da solo, come naturalmente devono fare tutti i polli. È un istinto naturale che hanno anche i polli che vivono rinchiusi e che, se non riescono a soddisfare crea stress. Ma, come dicevo, non manca un disciplinare rigoroso su molti altri aspetti: gli animali non sono sottoposti alla costante illuminazione artificiale, sono vietate le mutilazioni di tutti i tipi, le cure antibiotiche a tappeto e preventive (l’antibiotico è consentito come extrema ratio; si devono prediligere metodi di cura naturali). Anche l’alimentazione integrativa a base di miscele di granaglie è totalmente naturale, in più non diamo Ogm, perché pensiamo, come Slow Food, che sia importante sostenere la coltivazione di sementi non manipolate geneticamente.

Qual è il valore aggiunto del vostro tipo di allevamento e quali difficoltà incontrate nel realizzarlo?

La nostra produzione di carne è sostenibile: non danneggia l’ambiente, in nessun modo, anzi lo arricchisce, perché i polli concimano naturalmente il suolo e difendono dagli insetti nocivi gli alberi da frutto che si trovano all’interno della recinzione, aiutandoci ad avere ottimi raccolti senza dover fare trattamenti antiparassitari. La nostra tipologia di allevamento porta risultati anche nella qualità delle carni e delle uova, che fortunatamente è elevata e riconosciuta dal mercato. Le difficoltà ovviamente non sono poche: si fa più fatica ad allevare seguendo un disciplinare rigoroso, producendo il cibo che gli animali mangiano, senza l’utilizzo di prodotti chimici e gestendo i capi in spazi aperti! Non è difficile, banalmente ho dovuto solo addestrare un cane appositamente per difendere le galline dagli attacchi dei predatori! 

Iniziative come la ECI End the Cage Age sono importanti secondo te?

L’obiettivo di tutti, da ogni prospettiva, dovrebbe essere tutelare il nostro pianeta e tutti gli esseri viventi che ci abitano. Il loro benessere, quindi, è un tema fondamentale. Firmare la ECI contro le gabbie poi è un dovere morale: siamo nel 2019, le gabbie non dovrebbero più esistere!

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