Preoccupazioni ambientali a Ceresole d'Alba

Associazioni e Comitati a tutela dell'ambiente hanno formalmente interpellato la Provincia di Cuneo sottolineando preoccupazioni e criticità per la nuova richiesta di un'azienda locale di essere autorizzata alla modifica dell’impianto di trasformazione e valorizzazione di sottoprodotti animali, situato in Loc. Cantarelli, mediante l'aggiunta di un sistema di combustione alimentato a farine animali. L'azienda è la In.pro.ma. srl (acronimo di Industria produzione mangimi), il cui impianto ha generato nel recente passato ripetuti problemi di tipo ambientale, rilevati dalle competenti Istituzioni di controllo...

Nel documento trasmesso alla Provincia, le organizzazioni rilevano alcuni errori formali registrati dall'iter di consultazione e, soprattutto, segnalano diverse importanti criticità legate:

- Alla tipologia delle materie trattate e alla loro considerevole quantità.
Il trasporto e il trattamento di carcasse e di sottoprodotti di origine animale di categoria 1, uniti alla produzione di energia da biomasse consistenti in farine di grassi animali recuperati da sottoprodotti di origine animale, presentano verosimilmente considerevoli problematicità, anche alla luce dell'esperienza passata. La taglia dell’impianto nella versione progettuale proposta, in grado di trattare 80.000 tonnellate all’anno di SOA oltre a 16.000 tonnellate di farine animali provenienti dall’esterno, è considerevole.
La prima osservazione è quindi che non appare né opportuno né sostenibile un aumento delle capacità di trattamento del complesso In.Pro.Ma.

- Alla sensibilità ambientale dell’area.
A brevissima distanza dall’impianto scorre il rio Venesime, che si teme possa essere accidentalmente contaminato dai reflui dell’impianto e debba pertanto essere in ogni caso vietato qualsiasi scarico liquido nel rio e interrotto qualsiasi condotto fra l’impianto e il rio stesso.
L’area protetta IT1160012 Boschi e rocche del Roero con il Bosco dei Cantarelli, che circonda l’impianto, potrebbe verosimilmente essere danneggiata dalle emissioni di NOx che, a causa dell’aumento della capacità dell’impianto e della modifica proposta, risultano considerevoli.
Per l’area protetta IT1110051 Laghi Pralormo è stata ufficialmente presentata la proposta di una ZPS che comprende l’intero sito In.Pro.Ma.
Inoltre, le emissioni di NOx devono essere valutate specificamente per la ricaduta prevista nell’area boscata e nelle aree protette, non devono aumentare e devono essere mantenute rigorosamente entro i limiti previsti per la tutela degli ambienti naturali.

- Alle dimensioni del progetto e delle materie movimentate.
Il progetto prevede considerevoli aumenti di materia prima trattata e di prodotti di scarto e rifiuti connessi alle nuove modalità operative:
SOA trattata da autorizzazione: da 60.000 t/a a 80.000 t/a;
Farina animale: da 10.000 t/a in uscita con 40.000 t/a SOA effettivamente lavorate, per cui 10.000 * 3/2 = 15.000 t/a in uscita autorizzate a 16.000 t/a in entrata;
Grasso animale: da 3.600 t/a prodotto e bruciato su 40.000 t/a SOA effettivamente lavorate quindi sulle 60.000 autorizzate sarebbe 3.600 * 3/2 = 5.400 t/a utilizzate sempre all'interno dello stabilimento a 6930 – 80 = 6.850 t/a in uscita.
Ceneri dopo incenerimento: autorizzazione richiesta per 10.000 t/a in uscita;
t/a movimentate in totale: da 75.000 t/a a 112.850 t/a;
Variazione assoluta e %: autorizzazione richiesta per + 37.850 t/a (+50%).
Tenuto presente che l’impianto attuale non ha mai raggiunto negli anni passati le quantità massime di materia prima autorizzata, attestandosi su quantità inferiori alle 40.000 t/anno, l’incremento di materie movimentate risulterebbe molto maggiore (t/a movimentate attualmente in totale: 53.600, autorizzazione richiesta: 112.850 t/a, + 110%).

- Alle emissioni in atmosfera.
Altro aspetto importante dal punto di vista dell’impatto ambientale sono le emissioni di inquinanti in atmosfera, trattandosi di una zona di fondo del bacino padano per le quali il superamento in tutti gli anni di misura fino al 2017 del limite stabilito per le concentrazioni giornaliere indica una situazione di criticità per il PM10 e che, dunque, esige sicuramente prudenza ed attenzione anche alla luce degli impatti sfavorevoli che avrà il cambiamento climatico sulla dispersione degli inquinanti.
I dati forniti dai progettisti nelle Relazione Tecnica indicano, inoltre, che gli ossidi di azoto emessi dal nuovo impianto cresceranno in modo cospicuo, con un aumento degli NOx del 63 % e del CO di più del 200 % e senza contare l’incremento del traffico veicolare pesante. Gli ossidi d’azoto sono sempre attenzionati dagli organi di vigilanza e sanità pubblica perché sono pericolosi come tali per la salute umana e precursori del particolato secondario.
Considerata la composizione delle farine che saranno incenerite e il loro significativo contenuto di cloro, si ritiene che debba essere rigorosamente valutata la possibilità di emissione di diossine, alla luce delle condizioni di combustione e del trattamento dei fumi, a regime e nei transienti e occorre valutare il contenuto di metalli pesanti nelle farine incenerite e la loro presenza nei fumi emessi.

- Alla non corretta valutazione dell’opzione zero, che risulta invece la meno impattante.
L’opzione zero, cioè la non realizzazione del progetto proposto, viene trattata in maniera del tutto incompleta e fuorviante. Innanzitutto risulta che l’impianto attuale soddisfi ampiamente le esigenze di smaltimento di SOA della intera Regione Piemonte, e ne è prova il fatto che, a fronte di una autorizzazione pregressa per il trattamento di 60.000 tonnellate all’anno di SOA, l’impianto In.Pro.Ma. non ha mai superato negli ultimi anni le 40.000 tonnellate annue.
In secondo luogo, la nuova autorizzazione richiesta (80.000 t/anno di SOA) determinerebbe una movimentazione di materiali superiore di ben il 50% rispetto alla movimentazione di materiali conseguente al massimo utilizzo della vigente autorizzazione (60.000 t/anno di SOA), con evidente aumento del 50% dell’inquinamento dovuto ai trasporti nel territorio del Comune di Ceresole d’Alba.
In terzo luogo, anche se si confrontano - a parità di quantità di SOA trattata - l’attuale processo (cottura con combustione del grasso) e il processo per il quale la ditta chiede l’autorizzazione (cottura con combustione delle farine), si evidenzia come il nuovo processo sia più problematico del processo attuale. Con riferimento a 100 tonnellate di SOA trattate, pur a fronte di un maggior recupero energetico a livello locale (+40%) e di una riduzione del 65% delle polveri emesse, si determina un aumento del 22% degli NOx emessi e un aumento di ben il 130 % del CO emesso, nonché la produzione di 12,5 tonnellate di ceneri pericolose che dovranno essere smaltite. Risulta pertanto che l’opzione zero è la più giustificata e la meno impattante, diversamente da quanto affermato dall'azienda.

In conclusione, le organizzazioni di tutela ambientale si dichiarano particolarmente interessate alle valutazioni sul progetto in oggetto e richiedono che la Conferenza dei Servizi istituita dalla Provincia, e la Provincia stessa, vogliano pronunciarsi negativamente sulla compatibilità ambientale del progetto proposto.

Per conoscere le problematiche registrate nel recente passato dall'impianto, indichiamo questo dossier realizzato nel 2013 da Legambiente Braidese.

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