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30 Mar
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30 Mar
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Gio 4 Apr 2024 17:30 - 21:45
5 Apr
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Ven 5 Apr 2024 18:00 - 20:00
5 Apr
SAN DAMIANO D'ASTI: Salotti filosofici
Ven 5 Apr 2024 20:30 - 22:30

La devastazione dello spazio vitale

di Konrad Lorenz.
ImageUn buon amico di AltritAsti ci ha trasmesso questo brano del famoso etologo e premio nobel Konrad Lorenz, tratto da “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà” (pubblicato nel 1973) a suo dire sorprendentemente simile allo spirito che anima la nostra campagna per lo “Stop al Consumo di Territorio”.
In effetti, lo studioso dei comportamenti animali aveva già – perfettamente – analizzato i limiti imposti all’intero sistema naturale da parte dell’unico animale consapevole di sé …

E’ un errore ampiamente diffuso, il credere che la natura sia inesauribile … La  fretta affannosa del nostro tempo, non lascia il tempo agli uomini di vagliare le circostanze e di riflettere prima di agire. Ci si vanta anzi, da veri incoscienti, di essere dei “doers” gente che agisce, mentre si agisce a danno della natura e di se stessi.
Devastando in maniera cieca e vandalica la natura che ci circonda e da cui trae il suo nutrimento, l’umanità civilizzata attira su di se la minaccia della rovina ecologica.

Ciò che in questo barbaro processo l’uomo avverte di meno è tuttavia il danno che esso arreca alla sua anima. L’alienazione generale, e sempre più diffusa, dalla natura vivente è in larga misura responsabile dell’abbrutimento estetico e morale dell’uomo civilizzato. Come può un individuo in fase di sviluppo imparare ad avere rispetto di qualche cosa, quando tutto ciò che lo circonda è opera, per giunta estremamente banale e brutta, dell’uomo ?
In una grande città i grattacieli e l’atmosfera inquinata dai prodotti chimici non permettono nemmeno più di vedere il cielo stellato. Non c’è perciò da stupirsi se il diffondersi della civilizzazione va di pari passo con un così deplorevole deturpamento delle città e delle campagne. Basta confrontare con occhi spassionati il vecchio centro di una qualsiasi città (tedesca) con la sua periferia moderna, oppure quest’ultima, vera lebbra che rapidamente aggredisce le campagne circostanti, con i piccoli paesi ancora intatti.

Si confronti poi il quadro istologico di un tessuto maligno e si troveranno sorprendenti analogie ! Se consideriamo obiettivamente queste differenze e le esprimiamo in forma numerica anziché estetica, constateremo che si tratta essenzialmente di una perdita di informazione.
La cellula neoplastica si distingue da quella normale principalmente per aver perduto l’informazione genetica necessaria a fare di essa un membro utile alla comunità di interessi rappresentata dal corpo. Essa si comporta perciò come un animale unicellulare o, meglio ancora, come una giovane cellula embrionale: è priva di strutture specifiche e si riproduce senza misura e senza ritegni con la conseguenza che il tessuto tumorale si infiltra nei tessuti vicini ancora sani e li distrugge.

Tra l’immagine della periferia urbana e quella del tumore esistono evidenti analogie: in entrambi i casi vi era uno spazio ancora sano in cui erano state realizzate una molteplicità di strutture molto diverse anche se sottilmente differenziate fra loro e reciprocamente complementari, il cui saggio equilibrio poggia su un bagaglio di informazioni raccolte nel corso di un lungo sviluppo storico; laddove nelle zone devastate dal tumore o dalla tecnologia moderna il quadro è dominato da un esiguo numero di strutture estremamente semplificate. Il panorama istologico delle cellule cancerogene uniformi poco strutturate presenta una somiglianza disperante con la veduta aerea di un sobborgo moderno con le sue case standardizzate, frettolosamente disegnate in concorsi lampo da architetti privi ormai di ogni cultura …

Coloro cui spetta la decisione di costruire una strada o una centrale elettrica o una fabbrica che deturperà per sempre la bellezza di una vasta zona sono del tutto insensibili alle istanze estetiche.
Dal sindaco di un piccolo paese al ministro dell’economia di una grande nazione, tutti sono d’accordo nel ritenere che non valga la pena di fare sacrifici economici e tanto meno politici, per difendere la bellezza del paesaggio.
Avviene infatti che un Comune, che possiede piccoli appezzamenti di terreno sul limitare di un bosco, scopra che questi aumenteranno di valore se saranno collegati da una strada; e ciò basta perché il grazioso ruscello che attraversa il paese venga deviato, incanalato e ricoperto di cemento e perché un bel viottolo di campagna venga immediatamente trasformato in una orrenda strada di periferia.

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