Tradimento del referendum sull'acqua: non lo vede solo chi non lo vuole vedere

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A cura del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

Il Prof. Massarutto nell'articolo "Acqua, bene comunitario" pubblicato su Lavoce.info il 28 ottobre, continua a propinare la sua malafede – o incompetenza – a proposito dell’esito del 2° quesito referendario del 2011: l’abrogazione dalla tariffa dell’acqua degli importi corrispondenti alla “adeguata remunerazione del capitale investito” la quale significa, che gli piaccia o no: profitto sull’acqua che all'epoca ammontava a circa il 7% degli investimenti...

Massarutto non sa, o finge di non sapere, che per capitale investito s’intende la cifra netta destinata alla realizzazione dell’opera idrica e alla gestione, ma anche cui va aggiunto il costo degli interessi sulla stessa, pagati a chi (banche, finanziarie ecc.) tale cifra ha prestato e che rientrano appunto nel “full cost recovery” a carico della tariffa e della nostra bolletta dell’acqua.
Ben diversa è la voce “oneri finanziari” che ARERA ha introdotto in tariffa al di là e oltre gli oneri finanziari sui prestiti ricevuti, da restituire con i relativi interessi e da recuperare in tariffa.
Tant’è che l’ammontare di questi “oneri finanziari” sui generis è determinato dalla previsione di quanto avrebbe fruttato quel capitale prestato se fosse stato investito non in opere idriche ma anche in altri settori o in titoli finanziari/speculativi.
 
Ma c'è ancora di più.
 
Questi oneri finanziari sui generis vengono riconosciuti non solo sul capitale preso a prestito, ma anche sul capitale proprio investito, che, quindi, ottiene un profitto garantito.
Esattamente lo stesso meccanismo della remunerazione del capitale abrogata con il secondo referendum del 2011.
In questo sta la logica perversa messa in campo da ARERA che ha semplicemente cambiato denominazione alla remunerazione del capitale.
 
Non occorre ripassare “l’ABC della microeconomia” per capire che non si tratta di utili ma di lucro: normale per Massarutto, inaccettabile per chi, come noi, ritiene l’acqua un bene comune e non una merce.
 
Con buona pace di Lavoce.info, Massarutto e suoi cofirmatari, la forma societaria “per azioni” di diritto privato ha proprio lo scopo di perseguire il lucro, ovvero il profitto. Perciò va trasformata in azienda di diritto pubblico il cui scopo non è il lucro, ma l’erogazione del servizio idrico, diritto umano universale, efficiente, trasparente, accessibile economicamente e a gestione partecipativa.
Si, lo sappiamo, è un altro mondo, ma a differenza di Massarutto, noi lo crediamo possibile.