Camminare sulle acque

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di Gianfranco Miroglio, Consigliere comunale Europa Verde-Verdi di Asti.

Paradossi d’estate. Le colline sono toni arancione, i loro contorni si presentano spellati e di un fascino agro, quasi che una sindrome da Sicilia inoltrata sia risalita pian-piano, spalmandosi sulle nostre regioni. Sotto casa, in fondo alla piccola valle, quando passa un trattore, muove un ghibli di sabbia e di caldo. La polvere ovatta ogni cosa, ogni scena, dagli sterpi avvizziti alle voglie e agli sforzi di combinare qualcosa. Non c’è niente di bello in un tempo così. Che dura da mesi. Eppure, da mesi, io vivo in un posto in cui, a parte la sabbia che è presente perfino nel nome, evitati i mucchi di foglie secche lungo i fossi, a spaccare gli asfalti si fanno largo improvvise sorgenti e chi passa può, a sorpresa, camminar sulle acque...

Come un brutto miracolo a scadenze sempre più strette: qualche giorno, un rattoppo, e il ruscello riprende pochi metri più in là. Tutto intorno, nel frattempo, si consumano riti e parole, suggestioni di un medioevo inatteso: arsura, siccità, preghiere di gruppo, esorcismi di sindaci e parroci, sagre e danze, a invocare la pioggia che dal cielo continua a mancare.  Dalla terra, invece, l’acqua continua a zampillare dai cedimenti di tubature obsolete.

Allora penso che ci tocca buttar via così una risorsa primaria, sprecare il più antico dei beni comuni. Nostra culla. Sento rabbia se ricordo gli appelli al risparmio rivolti ai cristiani normali, gli inviti ai cittadini a cambiare registro e costumi, i banali proclami di quanti - proprio sotto elezioni - ce ne dicono di tutte, ma dell’acqua non dicono. Vigliacco se anche solo uno di loro l’ha messa, secondo gettonato copione, in agenda.

Per questo ho deciso di cercare dei dati per illustrare una storia articolata e complessa. Dal globale al locale, e poi al contrario.
In Italia, in materia, si stimano perdite in rete del 40% del bene, in compenso da vent’anni c’è totale latitanza di Stato. A bilancio soltanto parole, euro pochi: alcune decine di milioni l’anno, ridicola cifra per coprire un ventaglio infinito di contenuti e obiettivi, e il 70% destinato alle regioni del sud.  
Di recente, sull’onda di PNRR e dintorni, si è accennato a una cifra diversa, l’ha promesso Draghi, già ai saluti finali: 4,3 miliardi di euro per l’ammodernamento delle conduzioni a uso civile. Sarà doverosa la conferma nei fatti. Comunque è segnale, ma una goccia.

Per pensare di tappare le fughe, una previsione sensata è di almeno 60. Ciò vuol dire che – di ‘sto passo - il problema è destinato a durare nei secoli. Poi altre cifre: c‘è il consumo di acqua per le industrie, per le attività agricole, poco verificato, territorialmente disomogeneo, spesso abnorme, abbinato  alla scarsità di impianti e sistemi per il monitoraggio delle captazioni e per il recupero, per la depurazione e il riciclo (tutte materie per cui siamo già – o rischiamo a tempi brevi di  esserlo - sotto sanzione europea). Infine il consumo pro capite. Siamo i primi in Europa con 245 litri al giorno e un consumo medio a famiglia stimato in circa 120 metri cubi all’anno. Record. Ai guai da sistema si aggiungono, così, quelli da scarsa cultura.

Veniamo a noi. L’Astigiano.  
Ne ho parlato con chi se ne occupa. Mi sono mosso dalle ferite sotto casa, da preconcetti e da brutti pensieri. Ho trovato, invece, il conforto di competenze e attenzioni ma anche la scontata conferma di note dolenti.
Per le perdite, il segno di un anno - il 2022 - terribile. Che vuol dire: vietato ignorare la crisi climatica. La siccità è conclamata e ha fatto danni profondi, le contrazioni dei terreni ove poggiano i tubi hanno triplicato negli ultimi mesi i guasti e le crepe.

Per la rete di distribuzione, ho registrato l’appunto che molte condotte sono quasi alla frutta, datate qualcuna anni ’30, molte altre risalenti a settanta-sessanta anni fa. No comment.
Più passa il tempo più servono azioni drastiche. … Improbabili, o affatto impossibili, dato che, dalla fine degli anni 90, i finanziamenti pubblici, statali o regionali, sono parsi in vistosa e costante controtendenza: più sono cresciute le urgenze/emergenze, più le risorse sono andate scemando. Da parte di responsabili e tecnici mi viene la cronaca di un costante lavoro di compilazione schede/progetto. Burocrazia a inseguire scadenze. L’invio di richieste, le attese puntualmente deluse. Gli ultimi contributi “seri” si sono visti dal 2007 al 2010, quelli che hanno consentito nel 2012 la realizzazione della fondamentale interconnessione tra l’acquedotto del Monferrato, quello di Asti e quello della Valtiglione.  

E per il futuro? E in PNRR?
Non molto, considerati i bisogni. Un probabile progetto importante per fognature e depurazione sul Rio Nizza, miglioramenti funzionali in Valtiglione, la speranza di qualche passo avanti anche per altri depuratori astigiani.  Eppure servirebbe, e subito,  – così mi è stato suggerito – un vero Piano Marshall per gli acquedotti, ma di cui, nelle poste a bilancio, non c’è traccia. Neppure nelle teste e nei cuori di chi si appresta ai governi.

Sull’acqua assordante silenzio. Come mai?
C’è un sospetto: tagliando risorse, le reti pubbliche, soprattutto se in aree socialmente meno forti e popolate, oppure territorialmente più problematiche, possono rischiare la graduale asfissia gestionale, diventando così potenziali prede per grosse aziende private. Vecchia storia e vecchia battaglia. Quanto un percorso del genere, in termini di garanzie e tariffe, potrebbe significare per i cittadini è facilmente immaginabile.
Per questo c’è da far resistenza, per questo è importante fare quadrato, superare i campanilismi residuali - tra zona e zona, tra paese e paese -  e  concentrare le forze, condividere i progetti. Fare regia. Importante, per esempio, dare solidità definitiva al sistema integrato che lega i quattro acquedotti dell’Astigiano, proprio come insiste a chiedere il presidente di ATO 5 Vincenzo Gerbi. L’unico, sensato modo per garantirsi maggior peso anche politico, viatico per la ridiscussione delle concessioni e, di riflesso, per acquisire sostanza in funzione di finanziamenti nelle trattative con gli istituti di credito.

Se sconforta la politica nazionale in tema di acque pubbliche viste le ovvie ricadute negative sui territori, da noi il quadro è interessante. Dati e fatti. Scoperte e sorprese.
L’acqua non ci  è mancata, neppure in un’estate infernale come questa, e la qualità risulta buona, Merito della natura (si pesca in falda profonda), merito dei lavori di interconnessione del 2012;
Da parte dei gestori, gli investimenti – quasi tutti derivati dalle utenze  -  sono stati fatti e si sono attestati su una cifra superiore del 20% rispetto ai 35 euro abitante/anno rilevata a livello nazionale. Si è investito soprattutto in monitoraggio-rete e ricerche-perdite, il che ha consentito di ridurre in dieci anni il dato della dispersione, dal 40% omogeneo a quello nazionale, all’attuale 28%. Sono evidenti zone di sofferenza (… dove abito, ad esempio) per le quali vale il discorso già fatto sulla necessità di investimenti ben più consistenti destinati all’ammodernamento di tubazioni e rete.

A differenza di molte altre realtà, nelle quali lo smantellamento delle Province ha prodotto lo sbaraccamento dei settori deputati alle acque pubbliche, ad Asti non è successo e in sede Provincia si sono conservati invece  presidi, uffici, presenze e soprattutto competenze, … interfaccia utilissimi per chi gestiste l’ATO 5 astigiano.
Quanto ai consumi pro-capite, nell’Astigiano ci si è attestati su un valore di 168 litri/abitante/giorno, quindi ben sottomedia nazionale. Ma non dimentichiamo mai quei Paesi dove chi ci vive può contare su una disponibilità molto, molto al di sotto dei 50 litri al giorno, considerata la soglia minima per la sopravvivenza.

Conclusione bifronte, quindi: ottimismo della volontà a livello locale, pessimismo della sragione a livello nazionale.  
Sul tema-acqua, è evidente, va scalfita e superata l’indifferenza/ignoranza  finora incredibilmente espressa da coloro a cui sono toccati, in tantissimi anni, tantissimi turni di Governo. Quasi nulla dovrebbe essere più come prima, o come sempre: refrain in voga negli ultimi tempi.  
Non piove, Governo ladro!

Lo dico come monito a chi si è candidato, a chi spera o pretende un affaccio in Parlamento. L’ambiente è priorità di sostanza.  
L’acqua lo è. Vi sia chiaro.

Ultima ora: io ho appena finito di scrivere, fuori incomincia a piovere. E RAI tre annuncia lo stanziamento di 9 milioni per il problema acque nell’Astigiano.  
Ma il dato non trova assolutamente riscontri.  
Anzi solo smentite da chi segue il settore.  
Sarà vero? Seguiremo l’evolversi...