Anche ad Asti c'è a chi piace costruire inceneritori ...

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ImageE' tornata alla ribalta la “clamorosa” idea di trasformare l'abituale senso dell'ospitalità astigiana nella disponibilità ad accogliere sul nostro territorio un possibile impianto di incenerimento rifiuti, a disposizione di altre cinque province piemontesi. Anche la neo-presidente dell'Amministrazione provinciale Maria Teresa Armosino, infatti, si è allineata alle posizioni del Sindaco di Asti Galvagno, nonostante da mesi si siano alzati roboanti ed innumerevoli voci di dissenso.
Nei giorni scorsi pare anche essersi aperta una polemica tra lo stesso Galvagno e il fondatore del Movimento per la Decrescita Felice Maurizio Pallante, ospite in una serata astigiana sul tema. AltritAsti raccoglie in questo articolo qualche spunto di approfondimento da parte di Roberto Modellato (Reset/MeetUp Grillo), Gianni Dapavo (Legambiente) e P.C. Cavallari (CRAR-Coordinamento Regionale Ambiente Rifiuti).

Roberto Modellato:
L'incontro di mercoledì scorso con Maurizio Pallante, che ha arricchito straordinariamente di conoscenza e sapere il pubblico e tutti noi, è stato anche occasione per chiedere pubblicamente una sua adesione al nostro progetto di lista civica. Come speravamo abbiamo avuto riscontro favorevole e questo per noi è motivo di grande orgoglio e fiducia per il domani.
Meglio di così non potevamo partire, sopratutto nel rispetto di uno dei nostri principi fondamentali ovvero quello di presentarci alla competizione solo ed esclusivamente con persone capaci, competenti nonché oneste.
Questo è solo il primo tassello, però; già da oggi siamo alla ricerca di altre personalità che possano garantire competenza nei vari settori. Sento un vento favorevole dalla nostra parte. Stiamo procedendo molto bene e ci conquistiamo giorno dopo giorno sempre più stima e partecipazione che ci spingono ad andare oltre e credere con serenità e determinazione nel nostro progetto.
Fatta questa premessa, mi preme sottolineare che non è passata inosservata la dichiarazione del nostro Sindaco che ha definito “allucinanti” le argomentazioni scientifiche, mediche, fisiche e tecniche in tema di inceneritori, che Pallante ha argomentato durante l’incontro.
Infatti la nostra associazione ha già deliberato di organizzare entro tre settimane un incontro pubblico dal titolo: “Inceneritore: nessun rischio o problemi per la salute dei cittadini” che vedrà, se accetteranno l’invito, come relatori gli amministratori pubblici che si sono espressi a favore dell’impianto, ovvero Maria Teresa Armosino, Giorgio Galvagno, Sergio Ebarnabo, Diego Zavattaro e il Presidente della Commissione Ambiente del Comune di Asti, Sig. Sannino.
Tutto questo perché noi vogliamo essere portatori di informazione e conoscenza per cui desideriamo ascoltare anche i pareri tecnico-scientifici di coloro che invece appoggiano gli inceneritori, in modo tale che la cittadinanza possa avere un quadro completo della situazione.


Gianni Dapavo:
Giovedì scorso, un articolo su "Il Sole 24 ore" affermava che la regione Piemonte ha deciso di costruire due inceneritori per i rifiuti: uno al Gerbido (Torino) e uno - assoluta novità - in Asti, dato il fatto che le amministrazioni locali, Provincia e Comune, ne hanno fatto richiesta.
La questione è grave: un inceneritore per rifiuti è un impianto altamente inquinante; la tabella dei livelli degli  inquinanti è lunga e tutti al di sopra dei livelli considerati accettabili dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Un altro problema è dovuto al consumo di migliaia di metri cubi di acqua in un periodo di alta carenza. L'inceneritore non risolve il problema della discarica, anzi lo aggrava: il 30-35 % dei materiali bruciati si trasformano in cenere e polveri che vanno trattate come rifiuti speciali, sia nel trasporto che in discarica.
Un impianto è considerato efficiente oltre 200 mila tonnellate anno di combustibile; la Provincia di Asti, a seguito della raccolta differenziata attuale, porta in discarica circa 27- 28 mila tonnellate all'anno, di conseguenza saranno migliaia i camion che viaggeranno sulle nostre strade per portare i rifiuti da altre provincie. Anche rinunciando alla raccolta differenziata, la totalità dei rifiuti astigiani non sono in grado di alimentare l'inceneritore.
Le leggi italiane ci obbligano - giustamente - ad arrivare nel 2012 a ridurre i rifiuti del 10% e a fare la raccolta differenziata e il riuso almeno del 65% in tutto il paese. Con questi obbiettivi, in Piemonte potremmo proporre la soluzione a inceneritori zero se adottiamo il sistema a trattamento meccanico biologico e, con successivi trattamenti, porteremo in discarica non più di 300 mila tonnellate all'anno di rifiuti secchi in grado di non creare problemi di inquinamento delle falde e dell'aria.
L'attività prevalente nel Monferrato è l'agricoltura di qualità: vite, ortaggi e frutta. L'attività di un inceneritore danneggerà gravemente l'immagine dei prodotti agricoli, riducendo il valore economico.
Tenendo presente che l'inceneritore del Gerbido è progettato per almeno 500 mila tonnellate all'anno, è da ritenersi ampiamente sufficiente per le esigenze di tutto il Piemonte.
Per questi motivi (e molti altri) proponiamo all'amministrazione regionale di rinunciare ad un altro inceneritore.
Non esistono termovalorizzatori di seconda, terza generazione; le correzioni apportate rispetto a quelli più vecchi, migliorano l'efficienza della camera di combustione, ma non esistono attualmente filtri in grado di filtrare le nano polveri e diverse altre centinaia di inquinanti ...


P.C. Cavallari:
Anche dalla cultura ufficiale vengono spesso acquisiti alcuni neologismi, in questa occasione vorrei soffermarmi sul termine “termovalorizzatori”, che nelle deliberazioni della UE non esiste ... infatti si parla di “inceneritori con recupero di energia”. Nonostante ciò la definizione offerta dallo Zingarelli 2008, recita: "Termovalorizzatore (2008) s.m., impianto ecologico che utilizza le balle di rifiuti solidi urbani come combustibile per generare energia elettrica, filtrando i gas di combustione prima di liberarli nell'aria".
Questa informazione è errata per una serie di motivi che sommariamente qui provo a riassumere ... In particolare:

1) il termovalorizzatore NON è un “impianto ecologico”, casomai l’esatto contrario;
2) non utilizza ”balle di rifiuti solidi urbani”: Napoli docet ...;
3) l’energia prodotta è una frazione molto limitata;
4) il “filtrando i gas di combustione prima di liberarli nell’aria”, non vale per diossine, metalli pesanti e micropolveri.

Insomma, una vera e propria impostura scientifica.
Poi, è chiaro il “perché” si è inventato questo neologismo, con cui si intende offrire una immagine di positività ad un processo, giocando sia sulla scarsità energetica italiana che sulla strumentalizzazione del termine “valore”.
Ma a Napoli direbbero: “ca nisciuno è fesso” ...

Esistono due scuole di pensiero rispetto alla gestione dei rifiuti: una è tutta spinta sullo smaltimento, inceneritore e discarica (è noto che l’inceneritore richiede una discarica di servizio per ricoverare le scorie prodotte, circa il 30% in peso), questa linea si attesta sulla pratica della distruzione del rifiuto, anche se è facile comprendere che - come diceva Lavoiser nel 1700 - “in natura nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”; quindi, se si limitano le discariche tradizionali, semplicemente se ne crea una in cielo, con il vantaggio che magari quella “non si vede” ...
La seconda scuola di pensiero, antitetica alla prima, afferma che i rifiuti possono/devono essere valorizzati, da questi si può ricavare materia prima. Tale pratica è già peraltro in essere in almeno 300 Comuni del Piemonte, con punte di riduzione della massa rifiuti e raccolta differenziata oramai vicine al 70% e oltre.

La base del ragionamento risiede nella scarsità di materie prime esistenti nel mondo: se si continuano a prelevare, in una filosofia da “crescita continua ed indiscriminata”, le risorse (sia quella rinnovabili che le altre) si esauriranno tutte presto.
Il rincaro del petrolio, più che raddoppiato in un solo anno, dovrebbe essere un avviso importante ai naviganti, almeno a quelli che intendono giungere a porti sicuri.
Si potrebbero citare anche gli aumenti del riso (da 200€ a 1000€ alla tonnellata in 5 anni) e del grano (da 185€ a 800€ alla tonnellata sempre in 5 anni, affamando così oltre 2 miliardi di esseri umani e riducendo le capacità di sopravvivenza di altri 2 miliardi).
Interessa qualcuno?

Seguendo la nomenclatura europea, d’ora in poi si parlerà solo più di inceneritore, abbandonando lo strumentale neologismo “termovalorizzatore”.

Gli inceneritori forniscono una resa energetica assai limitata, la cosa risulta abbastanza evidente considerata “l’eterogeneità del carburante”, molto umido e con sbalzi di temperatura assai pericolosi, ovviamente determinati da un carico d’ingresso più o meno secco.
Quando tutto funziona alla perfezione si può giungere a rese del 10-5%. Attenzione, però: se in Italia non esistesse il trucco dei CIP6, gli inceneritori non reggerebbero dal punto di vista economico.
Ma si sa, noi dobbiamo e vogliamo sempre essere i più furbi, salvo essere “sotto infrazione” (multa) da parte della Comunità Europea per concorrenza sleale.
Negli altri stati europei gli inceneritori chiudono per “mancanza di rifiuti” (i tedeschi accettano molto volentieri i rifiuti di Napoli, per quantità e costi che sarebbero fuori mercato; ma siamo all’emergenza…) e per costi molto più alti della raccolta differenziata e riciclo.

Dovrebbe essere noto che noi italiani, dal 1992, paghiamo nella voce “A7” della bolletta elettrica un 7% in più che viene gentilmente regalato agli inceneritoristi, anche se sul  territorio specifico non c’è ne sono. Questa è una delle più indegne truffe degli ultimi venticinque anni: dal 1992 ad oggi sono stati prelevati dalle tasche dei cittadini circa 40 miliardi di euro.
Forse questo è uno dei motivi principali per i quali certi gruppi di interesse, con fortissimi agganci politici, trasversali, spinge sulla pratica distruttiva. Siamo tutti tifosi dell’Inter, essendo il Presidente Moratti uno dei principali incassatori di simili regalie ...

Analizziamo il fenomeno produzione di energia inserendolo nel contesto nazionale. Dai dati di Terna rileviamo:

Produzione elettrica annuale in Italia (dati 2006)
Totale: 314.090 Gwh.
Di cui, rispetto ad una concezione molto parziale di quelle definite fonti rinnovabili (i rifiuti non lo sono ... !):
Idroelettrico: 42565 GWh
Geotermico: 5527
Eolico: 2970
Rifiuti solidi urbani (RSU): 2915
Rifiuti agricoli e industriali: 2491

Dai dati si evince che la produzione di energia da inceneritori è pari allo 0,9% (il 2% aggiungendo industriali ed agricoli).
Questi primi dati chiariscono, da subito, che bruciare i rifiuti contribuisce ben poco al bisogno energetico dell’Italia.
Oltre l’oggi, quanta energia potrebbe essere prodotta in una Italia disseminata da inceneritori? Dai dati APAT, quasi tutti gli inceneritori esistenti producono energia, bruciando il 12% dei rifiuti.
Se si potesse bruciare tutti i rifiuti (RSU), il limite massimo giungerebbe al 4,8%.
Efficienza degli inceneritori: dai dati del CEWEP viene fornita una resa del 10% in termini di energia esportata.
Energia termica: dal sito APAT si evince che il 65% degli inceneritori opera in cogenerazione, l’energia termica corrisponde a circa il 30% di quella totale.
Ma l’energia termica serve soltanto per alcuni mesi all'anno, inoltre l’efficienza è molto scarsa, dipende dalla distanza metrica dai fruitori.
Quindi, anche la termica si aggira, come l’elettrica, sull’1% del totale.

Occorre assolutamente ricordare che questa produzione da inceneritori è di gran lunga inferiore “al risparmio energetico” indotto dall’utilizzo di rifiuti in termini di riciclaggio.
Riusare i rifiuti come materie prime seconde induce, oltre al risparmio di materie prime sempre meno disponibili, un 80% in meno. Ovvero: produrre utilizzando materie prime seconde comporta un impegno energetico del 20% rispetto al 100% dovuto all’utilizzo di materie prime vergini.
La via del recupero massimizzato di materia è quella che fornisce i migliori risultati: minor impegno energetico, salvaguardia di risorse limitate.

Scientificamente le scuole di pensiero si riducono ad una.