Presentato il piano d'ambito per i rifiuti astigiani

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di Alessandro Mortarino.
ImageCi sono diversi “livelli” da cui osservare e raccontare il piano per la gestione del ciclo dei rifiuti appena approntato – in forma ancora non definitiva - dal CBRA (il Consorzio di Bacino fra Comuni astigiani che tratta la sempre più complessa materia). Il primo è quello dei freddi (ma essenziali ed indispensabili) numeri, riassunti dal presidente della cooperativa E.R.I.C.A. Roberto Cavallo, consulente del Consorzio in questa opera progettuale: se con un minimo sforzo (i cittadini astigiani sono già tra i più virtuosi dell'intera Italia) si portasse la raccolta differenziata dall'attuale circa 56% al 70% e si riducesse al 14% la produzione di rifiuti, l'ammontare di materiali da portare in discarica e/o in un ipotetico inceneritore sarebbero appena circa 20/22.000 tonnellate all'anno.
Il secondo è quello della politica, riassunto nelle vesti di Massimo Padovani, presidente del CBRA e neo consigliere provinciale, capace  di assecondare i numeri inequivocabili affermando che i nostri “virtuosismi” ci permettono di non avere bisogno di ulteriori nuove soluzioni impiantistiche (leggasi inceneritore), ma che è sempre bene che un'Amministrazione sappia farsi carico dei problemi della “comunità” a cui partecipa (l'Ato 2 Rifiuti piemontese, in questo caso).

Il terzo livello è quello squisitamente emotivo, è quello del semplice cittadino che cerca di capire, che vuole ragionare partendo da dati certi, facendo proiezioni e ponendosi domande che vanno al di là del semplice problema/emergenza contingente. E che, ancora una volta, resta perplesso sull'oggettività della situazione, sulla distanza tra cittadino e “potere”, sul linguaggio delle istituzioni che assume sempre più la dimensione di una lingua “altra”, impenetrabile, cioè lontana, cioè distante, cioè sconfortante ...

Miscelerò i tre livelli percettivi (non per scelta ma per realismo): me ne scuso anticipatamente certo che il risultato sarà un quadro di riferimento composto di tecnica e cuore ...

Partiamo dall'oggi, così come correttamente hanno fatto Cavallo ed Enzo Favoino della Scuola Agraria di Monza, sottolineando come questo piano voglia invertire un paradigma: non arrendersi all'evidenza ed all'ineluttabilità delle cose, ovvero la sistematica  crescita dei rifiuti prodotti.
E l'oggi sentenzia che gli astigiani producono circa 100 chili di rifiuti pro capite in meno della media nazionale. Possiamo fare meglio ?
Ovviamente sì. Ad esempio potremmo fare come i cittadini della provincia di Treviso, che già oggi hanno raggiunto i 370 chili pro capite/anno (contro i nostri attuali circa 417), semplicemente gestendo meglio la raccolta indifferenziata. Nei nostri sacchetti destinati alla discarica, c'è un patrimonio eccezionale di virtù sprecate: circa (stima al ribasso ...) il 30 % potrebbe essere ulteriormente riciclato, trattandosi di residui organici, carta, cartone, plastiche rimaste “attaccate” a qualcos'altro.
A Treviso (Vedelago) hanno costruito un sofisticato impianto capace di lavorare in profondità proprio questi  scarti (creando occupazione), con enorme giovamento a livello sia ambientale e sia economico.
L'astigiano ha già una serie di impianti moderni che seguono il ciclo del rifiuto, a cui potrebbe facilmente aggiungersene ancora uno – ad integrazione di quello esistente a Valterza - per il TMB (Trattamento Meccanico Biologico), in grado di completare la gestione complessiva sino a produrre circa 10.000 tonnellate di scarti “valorizzati” (residui secchi selezionati, cioè pronti per un eventuale incenerimento ...).

Perché “l'immondizia puzza”, come ha detto bucolicamente l'Assessore alle politiche sociali della Provincia di Asti Cardona nel suo saluto iniziale, intendendo che “una buona amministrazione deve saper decidere, è chiamata dai cittadini a decidere e questa amministrazione provinciale deciderà” ... Una litania che nelle ultime settimane continuiamo ad ascoltare ovunque e che recita un peana perenne contro quelli “del NO a tutto”. Un motivetto, purtroppo, che rischia di nascondere tristi sorprese.

Naturalmente, oltre agli scarti “valorizzati” resterebbero anche circa 12.000 tonnellate di materiali indifferenziabili da portare in discarica: in quale luogo, dato che Cerro Tanaro chiuderà alla fine dell'anno ? La risposta non è arrivata durante la presentazione del nuovo piano d'ambito, sottintendendo forse che altri sono i tavoli in cui ciò verrà discusso.
Ma anche in questo caso, molte delle frazioni residuali potrebbero essere gestite in maniera maggiormente oculata a “monte”.

Una quota tra il 12 e il 22 % è data dai pannolini (“un bambino produce nei suoi primi tre anni di vita circa 1 tonnellata di pannolini sporchi” ha affermato Padovani denunciando il suo sbigottimento ad una simile rivelazione): le amministrazioni potrebbero decidere di incentivare le famiglie astigiane ad utilizzare pannolini lavabili (servizi di lavanderia a domicilio, fornitura di campioni di prova, formazione delle future mamme all'interno delle strutture ospedaliere pediatriche e degli asili nido) ?

Il 5 % circa è dato dalla plastica “usa e getta”: piatti, posate, bicchieri ecc., in gran parte frutto di feste e sagre paesane. Si potrebbero incentivare le Pro Loco e le mense pubbliche ad utilizzare stoviglie in ceramica o in materiale biodegradabile, attraverso la concessione di lavastoviglie a noleggio o contributi una tantum ?
E' lo stesso tipo di ragionamento sviluppato dal Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche nel richiedere (ora in accordo con Ato 5 e Provincia di Asti) la somministrazione pubblica di acqua del rubinetto in brocca anziché di minerale in poco ecologiche (e costose) bottiglie di plastica ...

Un altro 5 % è dato da imballaggi poliaccoppiati (Legambiente sta approntando una proposta di legge d'iniziativa popolare per limitare per legge l'imballaggio dei prodotti posti in commercio) e un ennesimo 5 % deriva da alimenti non consumati o prossimi alla scadenza. Se si ragionasse secondo uno studiato progetto di solidarietà e si introducesse la figura del “Buon Samaritano”, tutti questi scarti costituirebbero una base alimentare fondamentale per le categorie economicamente disagiate ed abbatterebbero il ricorso alla discarica (è il “Last Minute Market” già in vigore in innumerevoli angoli del mondo occidentale).

Ma non dimentichiamoci che la parte più consistente dei rifiuti indifferenziati appartiene alla categoria degli “ingombranti”, in particolare strumenti tecnologici come pc ed elettrodomestici dismessi che potrebbero essere gestiti “modernamente” (come avviene, ad esempio, nei paesi baschi grazie ad un progetto dell'associazione Emmaus) secondo la logica del riciclo (un prodotto obsoleto può essere revisionato e così essere utilizzato da chi non lo possiede ancora), del recupero della componentistica di base, della sminuzzazione del restante.
Gli italiani, tanto per capirci, oggi cambiano cellulare mediamente ogni 12/14 mesi !

Ecologia ed Economia, insomma. E l'economia (da cui si parte sempre, purtroppo, anziché muovere i nostri passi essenziali dalle esigenze sociali) è stata la chiave di avvio da cui si è mosso Cavallo con grande intelligenza tattica (a mio parere ... D'altronde, immagino che un Consulente sia chiamato da un'Amministrazione per far quadrare budget e bisogni ...). Analizzando il trend dei rifiuti degli astigiani dal 2000 al 2006 e proseguendo la retta di un grafico tendenziale fino al 2012, si dipinge un quadro statistico/prospettico chiarissimo anche sotto il profilo economico: da qui al 2012, le amministrazioni locali dovrebbero spendere circa 3milioni di euro per gestire i nostri rifiuti locali. Domanda di Cavallo: vogliamo, allora, provare a investirli meglio ?
La nostra risposta è: certo che sì ! Ma ...

Ma qui crolla il castello fatato della bella (o melensa ?) fiaba raccontata dal CBRA e il Padovani-virtuoso correttore degli stili di vita lievemente dissoluti ed effimeri degli astigiani, si traveste da “Arlecchino servitore di due padroni”.
Perchè, anziché muoversi dal sillogismo “noi virtuosi insegneremo ai meno virtuosi a produrre sempre meno rifiuti”, il Padovani-amministratore provinciale traduce un piano intelligente (e in perfetta linea con i rapporti dell'Ipcc, Stern, dei principali centri di ricerca mondiali a proposito del pericolo climatico del nostro pianeta) in una sorta di barzelletta: “se gli altri non son virtuosi, diamogli una mano a non esserlo” ...
Insomma, siamo pronti comunque ad ospitare un inceneritore in casa nostra, nonostante 54 dei nostri 115 Comuni siano già oltre la media nazionale di raccolta differenziata, con punte di eccellenza (Cantarana, Castagnole Lanze, Villafranca, lo stesso comune capoluogo) che potrebbe facilmente raggiungere il 92 % entro il 2012 (5-6 % in più dell'attuale performance).

Follia ?
Parrebbe di sì. Tanto più che l'avvocato Padovani aveva iniziato la giornata affermando che “il miglior rifiuto da trattare è quello che non c'è”, puntando il dito sulla necessità di migliorare gli stili di vita personali e collettivi e dirigerci verso un minor consumismo.
Ed aveva continuato sostenendo che “questo piano, che definirà le nostre linee per i prossimi 4/5 anni, intende gettare il cuore oltre l'ostacolo”. Il nostro piccolo dubbio è che l'ostacolo indicato siano proprio i cuori dei cittadini astigiani: materia prima combustibile per un altrimenti inutile forno ?

Alla fine, felici della ennesima conferma che un progetto di inceneritore non abbia i “numeri” per esistere (né sul territorio provinciale né su quello delle sei province del Piemonte occidentale, se tutti remassero nella direzione indicata da questo piano d'ambito), tutti a casa ad attendere che qualcuno decida ...

Quando sarà definitivo il piano del Cbra ?
Che possibilità di discuterlo ci sarà da parte dei “semplici cittadini” ?
Sono previsti tavoli partecipati di discussione aperti a tutti ? O si procederà come nell'occasione della sua prima presentazione: “convegno” con inizio alle ore 11,40 (anziché ore 11) e chiusura alle 13,10 bloccando lo spazio “concesso” alle molte domande ancora latenti tra il pubblico ?
Si cercherà – come suggerito dallo stesso Roberto Cavallo – di convincere gli amministratori vercellesi, alessandrini, biellesi ecc. a seguirci verso la via della virtù o saremo noi a “svaccare” ?
Possibile che i dati e le scelte politiche indichino strade differenti ?

Si vedrà. Non ci resta che vigilare ...