C'è crisi. E si vede...

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Viviamo in un mondo all'insegna delle diseguaglianze? No, ci mancherebbe! E che non ci venga in mente di dubitarne, ad esempio, riflettendo sul fatto che, poche settimane fa, un'asta Bolaffi ha aggiudicato - per la modica cifra di 100.000 euro - una preziosa bottiglia di vino. Di vino, già. Una doppia magnum (3 litri) di Romanée Conti Grand Cru 1990...

Per l'antica Domaine francese non è una sorpresa, essendo già entrata nel Guinness dei primati per una sua bottiglia dell’annata 1945 venduta in un'asta di Sotheby’s per la (sempre) modica cifra di 558 mila dollari.

L'asta Bolaffi ha coinvolto quasi 500 collezionisti di tutto il mondo che hanno acquistato, dopo strenue lotte al rialzo, il 99% delle bottiglie storiche bandite, per un incasso totale di 835.000 euro, 20.000 euro solo per un Barolo Monfortino Riserva del 1955 di Giacomo Conterno.

Quest'anno per Bolaffi le aste di vini sono state quattro, tutte riuscitissime: la crisi non ha scalfito l'interesse di collezionisti ed investitori. Già, perchè l'investimento in bottiglie di vino è uno dei trend in crescita che più generano interesse tra gli investitori alla ricerca di buone rendite.
Negli ultimi 5 anni, secondo l’indice Liv-ex Fine Wine 100, il rendimento ha raggiunto il 28,86% e in ambiti regionali ha toccato punte dell’87%, secondo l’indice Burgundy 150 che racchiude le migliori bottiglie di Borgogna.

Occorre ricordare che in Italia l'investimento in vino non è annoverato tra i capital gain; è, cioè, considerato un investimento non finanziario in quanto bene deteriorabile e, pertanto, non risulta soggetto alla tassazione sui guadagni di natura finanziaria, attualmente pari al 26%.