Cosa dire alla gente nella strada ...

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di Alessandro Mortarino.
ImageLa sbornia elettorale pare essersi esaurita e i consuntivi ci regalano un'Italia parlamentare rigidamente in mano alle destre e totalmente priva di rappresentanza per la sinistra radicale. L'amministrazione provinciale astigiana non si discosta di molto.
Analisi, dibattiti, polemiche e lunghi coltelli infuriano e AltritAsti ha deciso (a modo suo, si intende) di partecipare a questa cerimonia liturgica. Dopo esserci domandati, la scorsa settimana, perché si voglia imboccare il nuovo rinascimento iniziando dai Partiti anziché dalla libera società, questa volta proponiamo altri due stimoli forti: l'idea che la “partecipazione” sia già una possibile forma di nuova democrazia allargata (in Toscana è ora legge regionale ... ne parliamo nell'articolo successivo) e la visione anarco-utopista di un grande uomo di strada: Julian Beck. Perché è dalla strada e dalla gente che dovremmo ripartire ...

Sì, Julian Beck; proprio lui, fondatore ed anima del Living Theatre, certamente il più illustre fra gli uomini di teatro “politico” del secolo scorso, concreto teorizzatore del linguaggio dell'arte come motore del cambiamento sociale.
Nel 1971, appuntava sul suo block notes queste considerazioni: base per un happening di strada (per lui) e frustata positiva per i sensi intorpiditi (per noi) ?


Cosa dire alla gente nella strada:
Che il denaro non è essenziale all'ordine naturale: che possiamo vivere meglio senza. Che non abbiamo bisogno neppure del baratto.

Che il popolo ha solo bisogno di produrre ciò che è necessario per ognuno e distribuirlo senza usare denaro.

Che i cibi e i materiali di cui abbiamo bisogno possono essere portati in mercati aperti e in depositi e la gente può venire a prendere quello che gli serve.

Che allo scopo di produrre abbastanza cibo, vestiario, abitazioni ecc. ecc. per chiunque nel mondo è sufficiente che ognuno lavori circa due mesi all'anno.

Che il tempo rimanente può essere usato per svago, amore, lavoro creativo, divertimento, estasi, come ognuno desidera.

Che possiamo, in associazione con la gente con cui viviamo e lavoriamo, decidere quali sono i nostri bisogni: unità amichevoli ed efficienti,

Che questi bisogni possono essere elaborati con l'aiuto di computer e si possono trovare metodi semplici per inoltrare i materiali dove sono richiesti/necessari.

Che il lavoratore può dirigere da sé l'industria (la fabbrica) senza ordini da “superiori”, senza una classe direttiva che gli dica cosa fare. AUTOGESTIONE.

Che una volta abolito il denaro, possiamo abolire il governo, la polizia, gli eserciti. Fine del sistema punitivo. Fine del possesso. Fine della proprietà privata significa apertura di possibilità, apertura del cuore, significa che puoi ottenere qualsiasi cosa ti serva. Significa mutuo aiuto, sopravvivenza, libertà, la vita contro la morte.

Che possiamo fare a meno di prigioni. Il furto cessa di esistere nel momento in cui si abbandona la proprietà privata.

Che non abbiamo bisogno di istituzioni mentali (prigioni mal-dissimulate). Possiamo prenderci cura dei nostri fratelli senza metallo né sbarre.

Che si può iniziare (più o meno) a un certo punto (PRESTO) quando il popolo intraprende l'azione e rifiuta definitivamente di usare il denaro
s'impadronisce dei mezzi di produzione
- le fabbriche e i campi -
e continua a produrre,
distribuendo i prodotti
gratis
e producendo solo ciò che è necessario,
non più merda (spreco).
La differenza tra merda (spreco) e il piacere.
Piaceri come necessità.
Ridefinizione di piaceri come desideri, desideri connessi
ai sacri bisogni fisici umani,
non le necessità del denaro, prestigio, privilegio, potere ...

Chiarire:
Che la forza lavorativa mondiale aumenterà di milioni e milioni di persone – tutti quelli che non sono ora occupati nel lavoro superfluo: per esempio tutte le persone che lavorano nei magazzini poiché non ci saranno più transazioni monetarie, niente tempo e fatica da consumare nel processo di comprare e vendere – tutte queste persone saranno libere di fare altri lavori.

Tutti quelli che fanno lavoro inutile smetteranno di farlo:

tutte le persone che lavorano negli uffici
per fare registrazioni riguardanti il denaro,
le entrate e le uscite,

quelle che lavorano nelle banche,

tutti i muratori che costruiscono banche,
e posti dove si fa questo genere di lavoro,

tutti quelli che estraggono il ferro per questi edifici,
che cavano la pietra, che cuociono i mattoni,
li trasportano,
fabbricano la carta su cui scrivono cose inutili,

e tutti quelli che sono negli eserciti e nella polizia,
che fabbricano fucili, carri armati e bombe

la lista continua
per milioni e milioni di persone !

Tutte queste persone saranno libere di fare cose utili e riposare, sognare, fare l'amore, creare il  mondo.

Chiarire che:
Non c'è bisogno di fare scarpe che si consumeranno troppo presto
perché ci sono già materiali molto più resistenti
e modi migliori di far durare le cose.

Non abbiamo bisogno di pubblicità e propaganda
che ci dica cosa comprare,
rendendoci avidi di cose che non vogliamo e di cui non abbiamo bisogno;
perché ci basta un semplice annuncio
che ci comunichi cos'é disponibile.

Ulteriore informazione:
Sul MOVIMENTO: c'è un movimento di gente dappertutto sul pianeta, quasi in ogni paese, che sta cercando di cambiare il mondo.

Sul modo in cui stiamo vivendo nella prima fase di un movimento di trasformazione che potrà impiegare 30/50 anni a completarsi.

Su come questo cambiamento verso i reali desideri del popolo sarà attuato da una combinazione di studio e preparazione seguita dall'azione.

Su come la gente dovrà inventarselo da solo,
senza alcun capo,
tranne il popolo
che conosce quanto sia orribile,
che soffre,
e che sta cominciando a capire
come potrebbe essere bello
se fosse differente.

... (tratto da La vita del teatro, di Julian Beck).