Sei considerazioni dalla zona rossa (o quasi rossa)

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di Alessandro Mortarino.

Come ben sanno i nostri abituali lettori, Altritasti ha scelto come sua linea editoriale di non occuparsi di cronaca pura (compito che lasciamo a tutti gli altri media, locali e nazionali) ma di mettere in luce le parti in ombra oppure affrontare temi che gli altri ignorano o trascurano. Per quanto riguarda il coronavirus, da settimane siamo tutti affamati divoratori di notizie, che abbondano ovunque; per questo Altritasti si è sottratto alla conta quotidiana degli infetti, dei decessi, delle difficoltà ospedaliere e ha preferito guardare dietro alle pieghe delle evidenze legando il tema ad accoglienza e migrazioni, ai veri ruoli dei pipistrelli (ritenuti tra i "vettori" del virus) in natura, alla salute dell'ambiente, al controllo "militare", alla finanza speculativa: tutti temi poco o nulla sviscerati in relazione al problema sanitario contingente. Ma ora mezzo Piemonte è entrato in "zona rossa" (anche se la politica preferisce dirci che non è "rossa" ma semplicemente "attenzionata") e quindi qualche nostra riflessione è obbligatoria...

Giusto per dire - scusate la deformazione professionale - che, come sempre e per ogni situazione, la comunicazione era ed è fondamentale: nell'occasione, di errori ne sono stati fatti. Parecchi.
Parlo della comunicazione del Governo, del Ministero della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità. Che, all'inizio, hanno cercato di minimizzare la portata dei focolai quando invece si sarebbe dovuto subito spiegare il nocciolo fondamentale della questione, il vero problema. E cioè che il coronavirus non era così dissimile da qualunque altra sindrome influenzale ma che dovevamo temerlo per alcuni aspetti che ci sono stati spiegati settimane dopo, troppe settimane. Non per la mortalità (sostanzialmente in linea con le altre influenze note; ed è bene ricordare che per complicanze secondarie da influenza si stima che in Italia muoiano ogni anno tra le 8.000 e le 10.000 persone) ma per la più rapida diffusione che potrebbe interessare fino a 30/35 milioni di cittadini italiani. Una massa di persone enorme e concentrata in 2/3 mesi, dunque impossibile da gestire efficacemente all'interno delle nostre strutture ospedaliere: mancherebbero letti, medici, infermieri, medicine, apparecchiature, reparti di terapia intensiva.
Quindi occorre rallentare la trasmissione del virus e per farlo è necessario modificare i nostri stili di vita e ridurre i contatti tra le persone. Tenendo presente che, al momento, non esistono farmaci per combattere il nuovo virus e, quindi, la guarigione sarà frutto di periodi prolungati di cure ospedaliere e di attenzioni sanitarie.
Se ce lo avessero spiegato da subito e si fossero, subito, assunte decisioni per evitare assembramenti (invece di lambiccarsi con le partite di calcio annullate, riproposte, riannullate, giocate a porte aperte ma anche chiuse...) forse lo avremmo compreso, subito e meglio. E i nostri comportamenti sarebbero stati ben differenti. E anche il morale.

Giusto per dire che siamo solo all'inizio e nelle prossime settimane capiremo quanto può farci male il "picco". Non dobbiamo farci dilaniare dall'ansia, ma essere vigili e responsabili.

Giusto per dire che il problema non è solo dell'Italia e, anche in questo caso, la globalizzazione si paleserà nel suo massimo (minimo?) fulgore e ci farà capire quanto fragile è l'uomo moderno.

Giusto per dire che negli ultimi anni la nostra Sanità ha sostanzialmente patito la sottrazione di 37 miliardi di euro, tra tagli e definanziamento. Invece che investire in medici, infermieri, tecnologie e cure abbiamo preferito elargire elemosine come gli 80 euro in busta paga, l'abolizione dell'IMU per la prima casa (anche dei più ricchi), il reddito di cittadinanza. Ogni italiano si è trovato qualche spicciolo in più nelle proprie tasche, ma rischia di crepare per l'overbooking ospedaliero odierno.

Giusto per dire (con l'ironia "carogna" di Altritasti...) che è ora di cambiare il Ministro della Salute: basta con questo Speranza, vogliamo Certezza!

Giusto per dire che l'effetto del coronavirus sarà una mazzata ferale per interi comparti economici, farà crollare i consumi e finalmente tutti avremo chiaro che il "sistema" è arrivato al limite. Nessuno Stato potrà risarcire il danno economico subito da ciascuna impresa e da ciascuna persona.
E quindi?
Mi verrebbe da dire (nuovamente!) che è ora di pensare che il denaro, il profitto personale, il vantaggio individuale sono il male peggiore e che una società matura (dopo lo scampato pericolo sanitario) DEVE iniziare a lavorare per superare questi dogmi solenni, "inventando" un nuovo modello.

In fondo, avete idea di quanti virus possiamo trasmetterci prendendo in mano una moneta o una banconota?...