Gli Ingegneri e le liberalizzazioni

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di Marco Allegretti, Presidente dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Asti.


E' di questi giorni il cosiddetto "Decreto liberalizzazioni", che dovrebbe incidere anche sulla vita degli Ingegneri. In realtà non è un fatto nuovo: è solo il sistematico, ciclico ritorno dell'uguale. Gli Ingegneri sono già liberi perché hanno scelto questo mestiere, lo hanno sudato e conquistato senza nessun tipo di rendita pregressa. Nessuno ce lo ha impedito, ma nessuno (e mi riferisco allo Stato) ci ha nemmeno favorito in questo ...

Paghiamo le tasse, paghiamo la nostra formazione continua (perché senza formazione non si rimane aggiornati e non si possono dare risposte adeguate alla collettività), tutti i giorni siamo a servizio, sia come liberi professionisti sia come dipendenti di strutture pubbliche e private, per lo più "senza orario e senza bandiera", sopportiamo la burocrazia e, anche, da volontario, qualcuno fa il Presidente, il Consigliere o lavora comunque per l'Ordine a servizio dei colleghi.

Nonostante quanto apprendiamo dalla stampa, i Professori non ci possono imbrogliare, non possono farci vergognare del nostro lavoro, non ci possono rendere schiavi del potere finanziario perché sono altri i valori in cui crediamo.
In concorrenza ci siamo da sempre, perché i nostri clienti non ci sono stati garantiti da nessuno e possono andare dove vogliono, se non sono contenti di noi. Analogamente, in un mercato del lavoro libero ormai da anni, non è più certa neanche la posizione degli ingegneri dipendenti e così è giusto che sia.
Allora che c'è ancora da liberalizzare? E che storia é poi quella delle tariffe? Già si potevano tranquillamente trattare dopo Bersani, ma almeno costituivano un punto di riferimento oggettivo, così come erano riferimento oggettivo anche, ad esempio, in caso di contenzioso, per un giudice che dovrà comunque ancora fare riferimento ad un prezzario (nuovo, perché quello vecchio é stato cancellato e non si capisce perchè).
E via così, con perdite di tempo e risorse per la collettività la cui tutela (e non quella degli iscritti) è proprio il ruolo fondamentale degli Ordini. Si badi bene che in Germania (dove c'è anche una signora che si chiama Angela, sempre a braccetto del Professore) le tariffe sono appena state reintrodotte e sono in funzione della qualità di un'opera e non del suo mero valore economico, fatto che invochiamo anche in Italia da sempre.

A proposito delle cosiddette barriere all'ingresso che impedirebbero poi ai giovani l'accesso alla professione, aspetto sempre che qualcuno mi spieghi compiutamente quali sarebbero. E' sufficiente la laurea in ingegneria, il superamento dell'esame di stato con l'iscrizione all'Ordine, un vecchio pc che può utilizzare anche software libero e si è sul mercato.
Per rimanerci, però, oggi (forse ieri era più facile, ma io non lo so perchè ieri non c'ero ...) ci vuole anche una buona dose di ingegno. Ecco, questa sì che è una barriera all'ingresso: una buona dose di ingegno e creatività che è ormai necessaria non solo ai giovani, ma a tutti. E che non può essere resa obbligatoria, nemmeno dai Professori, con un semplice decreto legge.

Non credo inoltre che si possa invocare la tassa di iscrizione all'Ordine come barriera all'ingresso. Gli Ordini non pesano infatti sulla collettività, si autofinanziano con le quote di iscrizione, a fronte delle quali erogano essenziali servizi agli iscritti, primo tra tutti la formazione e l'aggiornamento professionale continuo. Il Consiglio e le Commissioni vi lavorano gratis.
E allora cosa c'è da liberalizzare? Ah dimenticavo, l'ingresso del capitale nelle attività professionali. Questo aspetto effettivamente non era ancora del tutto selvaggiamente deregolato, ma d'ora innanzi le attività professionali potranno essere vendute da società di capitali diventando ad ogni effetto attività di impresa.
Purtroppo il fine delle attività di impresa, come è giusto che sia, è il lucro, a prescindere, e pertanto non avremo più alcun controllo sulla qualità (o quanto meno sulla decenza) delle medesime. Ma tant'è: questo è il volere di Confindustria.
Rallegriamoci però: con 1 solo euro i giovani potranno costituire una società di capitali ed è senz'altro un'opportunità.

E' opportuno però essere consapevoli che non basta costituire una srl per fare impresa, esattamente come non basta l'iscrizione all'Ordine (che non costa molto di più...) per fare l'ingegnere. Etica e competenza dovrebbero rimanere i pilastri di ogni libera professione intellettuale, e sono da sempre valorizzati e riconosciuti. Purtroppo non potrà più essere con l'ingresso dei soci di puro capitale nelle società professionali.
Il vero lavoro lo farà sempre un professionista competente, con tutti i pro e i contro, ma i profitti e le scelte di indirizzo saranno determinate dagli azionisti di maggioranza. Saremo allora chiamati a scegliere tra il meglio per la collettività ed il massimo profitto per la società.
Gli ingegneri non hanno mai ragionato così proprio perchè sono professionisti e non imprenditori.
Inoltre, non abbiamo ricette per risolvere una crisi che subiamo come tutti, pur non avendo fatto nulla per determinarla. Chiediamo solo di essere rispettati e di avere, ancora, libertà di pensiero e di azione. Anche se forse in effetti piacerebbe anche a noi andare nei Palazzi a togliere le scale mobili di aggancio dei mega stipendi di funzionari e dirigenti o entrare nei supermercati della grande distribuzione e trattare un qualsiasi prezzo con un contratto scritto ecc.

Ma questo i Professori non l'han previsto e quindi è impossibile. Attenzione però, non vorremmo essere confusi con chi vuol mantenere tutto come prima, ma modernizzare, riformare, migliorare non é davvero quello che sentiamo definire con ostinazione e tracotanza "liberalizzazioni" o "lenzuolate".
Non sono liberalizzazioni, ma solo favori e regali per alcune classi (e certamente non le meno abbienti ...), non per la collettività.

E la misura è colma, anche per noi.