In Piemonte come a Rosarno ...

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Anche quest’anno è arrivata la cosiddetta “emergenza braccianti”, con qualche mese di anticipo rispetto alle previsioni. La crisi economica colpisce duramente gli anelli più deboli della catena produttiva, i migranti sono costretti  a spostarsi  continuamente alla ricerca  di  un lavoro privilegiando le rotte già battute nelle stagioni precedenti. Dopo un difficile inverno al sud, penalizzato dai processi di globalizzazione del mercato ortofrutticolo che hanno favorito l’abbassamento selvaggio dei prezzi, la svalutazione della forza  lavoro e la minore richiesta di manodopera, i migranti africani (e non solo) si sono rimessi in viaggio e sono tornati a stendere i loro cartoni sulle banchine della stazione di Saluzzo in questo scorcio di primavera ...

Sono tornati presto con la speranza di avere accesso ai pochi posti disponibili presso le strutture di accoglienza, per riprendere i contatti con i datori di lavoro, magari per essere ingaggiati qualche giorno per la potatura e legatura, oppure ancora perché chiamati dagli stessi datori di lavoro.
Nelle scorse settimane sono apparse sui giornali le regole dettate dall’amministrazione comunale: accoglienza a partire dal primo luglio, solo per chi lavora, massimo 80 persone. La Prefettura garante del difficile  coinvolgimento di tutti i comuni  del circondario, la Caritas, come sempre, a  svolgere l’effettivo lavoro sul territorio. La Coldiretti si defila e lancia previsioni funeste per il raccolto. In un’ottica concertativa manca però il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo fondamentale dei migranti, il cui punto di vista meriterebbe di essere preso in considerazione, al fine di meglio comprendere la dimensione del problema e prima di adottare qualsiasi provvedimento.

Tutti i tentativi di limitare il fenomeno, gestito spesso come mero problema di ordine pubblico, e posticiparlo nel tempo,   risultano velleitari. La realtà è che già da oggi molte persone si trovano tra la stazione e sistemazioni di fortuna, in una situazione di estrema precarietà che richiama quanto già accaduto negli anni scorsi. E gli arrivi continueranno nelle prossime settimane, non una “invasione” ma un fenomeno prevedibile e numericamente sostenibile: solo che un gruppo di persone con la pelle nera non passa inosservato a Saluzzo come altrove …
Esseri umani, prima ancora che numeri e potenziale forza lavoro, con la loro dignità, le loro speranze e le loro storie.

Mettersi in ascolto e sostenerli sin dai bisogni essenziali dovrebbe essere scontato, normale per tutti coloro che nei migranti vedono una risorsa e non un problema, lo specchio delle difficili condizioni di vita di fasce sempre più ampie della   popolazione.   
Occasioni per promuovere e diffondere sul territorio pratiche di solidarietà e mutuo appoggio, argini alla diffusione di un pensiero razzista subdolo che specula sui luoghi comuni e sulla confusione che grava sul periodo critico che stiamo attraversando.
Ci chiediamo se non sarebbe il caso di dimostrare una maggiore flessibilità e capacità di adattarsi alla realtà, senza pregiudizi e ricette preconfezionate, mettendo da parte i calcoli politici.

La ricca economia agricola locale, nonostante le gelate e una diffusa abitudine alla lamentazione, continuerà ad avere bisogno di braccia disponibili in tempi rapidi e con sempre meno garanzie; i migranti, ai margini del ciclo produttivo, sempre più saranno indotti ad accontentarsi di poche giornate lavorative che consentano loro di sopravvivere. Per molti lo stesso rientro in patria risulta difficile per l’instabilità politica e le guerre nei paesi d’origine o anche solo per la difficoltà a pagare un biglietto di aereo.
Nonostante tutto la loro richiesta non è l’elemosina, bensì essere messi nelle condizioni di poter accedere a una qualità di vita dignitosa, pur nell’estrema precarietà e assenza di prospettive.

Facciamo appello a tutte le componenti della società civile affinchè nascano a Saluzzo e sul territorio circostante tante occasioni di accoglienza ed integrazione per i migranti già presenti e in arrivo, a partire dal soddisfacimento del bisogno primario di avere un posto dove poter vivere e da cui poter partire alla ricerca di un lavoro.
Lanciamo la proposta di uno spazio aperto dove poter fornire informazioni di carattere sanitario, legale e sindacale,  realizzare  iniziative  di  socializzazione,  eventualmente  ospitare chi è  in difficoltà  a trovare una sistemazione.
Meno condizioni si pongono, maggiore sarà la possibilità di incontrarsi, confrontarsi nella valorizzazione delle differenze, operare per il cambiamento di una realtà troppe volte cinica e ingiusta.

Solidali e un po’ complici.
Comitato Antirazzista Saluzzese, Assemblea Migranti.
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