Fermiamo il Caporalato in agricoltura

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di Luca Quagliotti, Segretario Generale CGIL Asti.

Nelle scorse settimane si è a lungo discusso in merito alla richiesta di reintrodurre i voucher nel settore dell'agricoltura. Come è noto, la CGIL è contraria all'utilizzo di tale strumento come forma di pagamento di prestazioni ordinarie in quanto potrebbe condurre, così come avvenuto in passato, a nuovi episodi di lavoro nero mascherato da lavoro con voucher.
La CGIL è stata ingiustamente accusata di sostenere che gli agricoltori sarebbero i primi a sfruttare il lavoro nero, nascondendosi dietro i voucher, e anche di nutrire astio nei confronti degli stessi agricoltori. Nulla di tutto ciò è vero...

Crediamo, infatti, che la stragrande maggioranza degli agricoltori fatichi per lavorare le proprie terre nel rispetto della legge e dei diritti delle persone. Negare il problema del possibile utilizzo del lavoro nero in agricoltura da parte di imprenditori senza scrupoli è, però, parte stessa del problema. Un problema le cui conseguenze danneggiano gli agricoltori onesti, svantaggiati dal dumping economico, e che grava sulla pelle dei lavoratori e degli agricoltori stessi: un sistema senza regole non favorisce un'agricoltura di qualità né un giusto guadagno per gli imprenditori agricoli.

Nelle ultime settimane sono state scoperte, come noto, due false cooperative che sfruttavano gli immigrati in difficoltà, li umiliavano, ne rubavano i pochi guadagni, li facevano vivere in condizioni disumane e li vessano. È evidente che tutti, a parole, hanno condannato la presenza di tali cooperative. Ma la domanda che dovremmo tutti farci è: chi usava quelle cooperative non ha nessuna responsabilità? Chi preparava i contratti da due giorni al mese non ha alcuna responsabilità? Noi pensiamo di si. Noi pensiamo che le aziende che hanno utilizzato quelle cooperative abbiano le stesse identiche responsabilità di chi gestiva quelle cooperative.
Ci piacerebbe che chi in passato ha difeso acriticamente il mondo agricolo oggi prendesse le distanze non solo dalle cooperative indagate, ma anche dalle imprese agricole che utilizzavano quelle cooperative.
Esiste una responsabilità da parte delle imprese che appaltano e noi crediamo sia giusto sapere chi utilizzava quei lavoratori, perché vorremmo acquistare i prodotti da aziende che rispettano in modo etico la vita e le condizioni economiche di coloro che lavorano nei loro campi e nelle loro vigne.

Per questo motivo riteniamo che non sia più rinviabile la costituzione, anche ad Asti, della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Già presente in molte zone d'Italia, la Rete ha ottenuto ottimi risultati nel contenimento dello sfruttamento dei lavoratori, garantendo agli agricoltori seri ed onesti – che si distinguono per il rispetto delle norme in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e sul valore aggiunto - di non trovarsi alla mercé del mercato e di una competizione basata solo sullo sfruttamento delle persone.

Rilanciamo la nostra agricoltura partendo dal rispetto delle persone, del ciclo produttivo, della responsabilità solidale degli agricoltori di tutti i settori. Nella speranza che, in questo modo, non vedremo più nelle nostre vigne caporali ed affini.