Il lavoro è dignità: rendiamolo dignitoso...

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di Alessandro Mortarino.

Una giovane poco più che ventenne ci racconta la sua esperienza da stagista in uno dei più importanti gruppi della grande distribuzione organizzata, come cassiera per un periodo di sei mesi: 40 ore la settimana, dal lunedì alla domenica, per poco più di 500 euro mensili. Un altro lavoratore, over 45enne, ci parla invece dei cosiddetti "Cantieri di lavoro", uno strumento pensato per l’inserimento lavorativo di soggetti disoccupati o persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale in attività temporanee e straordinarie attuate da Comuni o loro forme associative: indennità giornaliera pari al massimo a 35,84 euro per ogni giornata, per un impegno giornaliero pari al massimo a 7 ore. Solidarietà e dignità sono davvero alla base di queste opportunità?...

Apparentemente, sì. Nel primo caso abbiamo una giovane alle prime esperienze nel campo del lavoro, dunque con una professionalità ancora tutta da costruire. Lo stage potrebbe essere una ghiotta occasione per approcciare un percorso di formazione, un trampolino di lancio. La nostra giovane accetta di buon grado: ha bisogno di mantenersi da sola, ha un affitto da pagare ogni mese e mille altre spese come, bollette, cibo, un'auto indispensabile per chi vive lontano dalle città. Ma poco più di 500 euro al mese per 360 ore sono facili da trasformare in un risultato numerico, che ci dice che la paga oraria in ingresso nelle tasche della nostra giovane tocca (quando il "contratto" è particolarmente solidale...) i due/tre euro all'ora o qualche centesimo in più. L'impegno richiesto è spalmato su tutti i sette giorni della settimana e l'orario giornaliero è sfrontatamente imperativo: 2/3 ore nel turno attorno al pranzo, altrettante in quelle del fine turno serale. Non a caso gli annunci di ricerca stagisti si rivolgono a giovani tra i 18 e i 24 anni che preferibilmente abitino a pochi chilometri di distanza dal luogo di lavoro.
Alla nostra giovane il contratto è stato stipulato per tre soli mesi e alla scadenza le è stato rinnovato per analogo tempo, non senza qualche pillola di speranza «potrebbero esserci le condizioni per poi procedere ad una assunzione». Puntualmente senza esito... Difficile anche pensare che la mansione da cassiera di questa giovane stagista possa essere molto differente da quella di qualunque sua collega assunta con contratto a tempo (più o meno) indeterminato.

Il secondo caso è ancora più complesso e lo strumento - il "Cantiere di lavoro" - anche in questo caso può apparire come una ottima soluzione per soddisfare due differenti esigenze: quella dell'Ente locale (Comuni e Unioni di Comuni, principalmente) sofferente di personale in organico per attività di carattere temporaneo e straordinario (rimboschimento, sistemazione montana, costruzione di opere di pubblica utilità, piccola manutenzione del patrimonio pubblico, realizzazione di servizi di pubblica utilità, come attività ausiliaria del servizio pubblico, in cui possono rientrare interventi nel campo dell’ambiente dei beni culturali, del turismo o altri servizi pubblici) e quella di persone inoccupate e disoccupate in cerca di occupazione o soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale.
Apparentemente. Perchè se da un lato è evidente come lo strumento sia utile per consentire ai Comuni di disporre per periodi contenuti di personale cui affidare la manutenzione e pulizia di parti dei loro territori pur non potendosi "permettere" di inserire in bilancio costi per uno o più addetti pienamente assunti (i bilanci comunali, si sà, sono sempre in rosso...), dall'altro abbiamo a che fare con persone che facilmente possiamo immaginare come "disperate": senza un lavoro, con famiglie-mogli-figli da sfamare e crescere.
Difficile pensare che poco più di 5 euro l'ora di retribuzione possano risolvere i loro problemi.
Inoltre, non vengano pagati contributi (“solo figurativi”), non si ha diritto a mutua, ferie, tredicesima, compensazioni governative, premi o incentivi, nessun diritto di sciopero. Non sono previste polizze d’infortunio per garantire rischi e si lavora quasi sempre all’aperto, estate ed inverno. Non viene neppure garantito un locale spogliatoio nè servizi igienici e spesso si è affiancati ai cantonieri di “ruolo”, che svolgono le medesime mansioni ma con una ben differente retribuzione.
Se un giorno ci si ritrova impossibilitati a recarsi al lavoro per qualunque motivo (ad esempio a causa di strade impraticabili per la neve), la giornata non viene retribuita così come accade per le festività “nazionali” (l’Immacolata, per esempio). E se per un'emergenza famigliare si deve lasciare il lavoro perché è necessaria la presenza altrove, tutte le ore lavorate fino a quel momento non vengono pagate.

I Cantieri di lavoro in Piemonte sono disciplinati da un apposito bando e la stessa Regione fornisce un contributo agli Enti locali per sostenere i costi a copertura della spesa per l’indennità giornaliera nella misura del 60% dell’importo (100% per i soggetti in cerca di occupazione sottoposti a misure restrittive della libertà personale).
Non trattandosi di un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente, la persona inserita nel Cantiere mantiene lo stato di disoccupazione, ma allo stesso tempo versa i contributi previdenziali IVS per
un’aliquota pari al 14,57%, a fronte di un’indennità giornaliera di 35,84 euro.

In rete fatichiamo a trovare bandi recenti emanati da Comuni o Unioni di Comuni piemontesi: a titolo di esempio (giusto per verificare fonti attendibili...) segnaliamo questo bando del 2019 della Comunità Collinare Val Tiglione e dintorni da cui traiamo l'informazione "Per la durata del progetto, prevista in mesi 12 per 260 giornate lavorative, i partecipanti manterranno la figura giuridica di disoccupati. La presenza presso i servizi assegnati, per i disoccupati inseriti nei cantieri sarà di 25 ore settimanali (con possibilità di riduzioni di orario preventivamente autorizzate). L’indennità giornaliera di presenza è fissata in euro 24,74 lordi".
Oppure questo bando dell'Unione Montana Valli Chisone e Germanasca in cui si evidenzia che "al lavoratore/trice competerà un’indennità lorda giornaliera di € 20,10 (per 5 ore giornaliere) per i giorni effettivamente lavorati. Al lavoratore/trice verrà inoltre riconosciuto il rimborso delle spese di viaggio per il raggiungimento del luogo di lavoro e il buono pasto".

Abbiamo toccato solo due casi, purtroppo non isolati.
Viene da chiedersi se nel pieno degli anni duemila questi corrispettivi rispondano alle aspettative di una società alla perenne ricerca di una piena affermazione della dignità umana. E lasciamo questi pochi dati (che a noi paiono parecchio significativi) alla riflessione di ciascuno, delle forze politiche, degli amministratori pubblici, delle organizzazioni sindacali: ci auguriamo possa aprirsi un dibattito costruttivo.

Di questi tempi, ne abbiamo un gran bisogno...