Lettera aperta al Giudice Caselli

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di Luisa Rasero.


Egregio Dottor Caselli, Lei per me è una figura di riferimento. Ho avuto modo di inviarLe la mia modesta solidarietà, alcuni anni fa, quando Lei, allora Procuratore a Palermo, era sotto attacco per il Suo integerrimo impegno contro la mafia, da parte di uno dei vari Governi Berlusconi. Mi sono commossa quando Lei ha avuto la bontà di rispondermi, ringraziandomi per le parole di stima a Lei e ai Suoi collaboratori, con una Sua lettera che ho fatto inquadrare e che è tutt'ora appesa alle pareti di casa mia ...

E' a partire da questa grande stima che Le manifesto un profondo disagio. Non ho competenze giuridiche e non mi avventuro in disquisizioni che non saprei minimamente argomentare ma, da semplice cittadina, sento uno scarto troppo grande tra l'inflessibilità assoluta che Lei ha dimostrato, ad esempio, verso i militanti No Tav, e la grande comprensione verso la Ministra Cancellieri.
La Ministra ha rivendicato la sua amicizia con la famiglia Ligresti, e tutti a dire che dal punto di vista umano ciò è assai comprensibile: faccio presente che sono esseri umani anche i lavoratori del gruppo Fonsai nonché i piccoli azionisti, la cui serenità è stata messa a dura prova dagli intrallazzi e dai REATI della famiglia Ligresti. Sinceramente, non mi pare un'amicizia di cui andare fieri, meno che mai da far interferire contro i doveri di una carica pubblica come quella di un Ministro della Giustizia. Ma in questo Paese basta essere potenti per ottenere comprensione ? Il grande truffatore in giacca e cravatta fa centomila volte più danni del piccolo borseggiatore o del manifestante focoso, ma mantiene un'aura di rispettabilità che sembra inattaccabile. Mi amareggerebbe moltissimo constatare che anche per Lei è così.

Un'ultima notazione: capisco perfettamente che, per chi è sempre stato potente e privilegiato, il carcere possa essere un'esperienza devastante. Deve essere stato così per la Sig.ra Giulia Maria Ligresti, e la sua sofferenza va senz'altro rispettata. Lo dico con sincerità.
Eppure, non riesco a non pensare ad un mio caro amico No Tav, che ha passato un periodo nel carcere di Quarto dietro Sua ordinanza: noi amici eravamo preoccupati per lui, e lui invece si è preoccupato per il suo compagno di cella, che stava scivolando in una brutta depressione (la Ministra Cancellieri non lo sapeva ?). Ci ha praticamente obbligati a rintracciare amici e parenti del suo compagno di cella perché lo andassero a trovare e lo aiutassero ad uscire da una situazione pericolosa.
Dal punto di vista giuridico questo non vuol dire niente, lo so. Dal punto di vista umano vuol dire moltissimo.

Dottor Caselli, è proprio sicuro di aver ben riposto il Suo rigore e la Sua comprensione ?

Con immutata stima, Luisa Rasero