E allora le Foibe?

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di Paolo X Viarengo.
“E allora le Foibe?” E’ una domanda, provocatoria, che spesso viene posta in occasione della giornata della memoria, nata per non dimenticare mai cosa fu la Shoah. Ma hanno qualche attinenza storica i due drammi? Poiché di questo si tratta: due drammi che non avrebbero dovuto accadere in un mondo civile. Mai, senza se e senza ma: entrambi...

Purtroppo però non viviamo, ancora, in un mondo civile. Secondo lo storico Eric Gobetti, autore del libro edito, da Laterza, nella collana “Fact Checking: la Storia alla prova dei fatti”, che porta per titolo la frase tanto cara alla destra italiana, le due atrocità c’entrano tra di loro poco o nulla. E’ storicamente accertato che furono due episodi completamente distinti. Numericamente: la Shoah provocò oltre 6 milioni di morti contro le 4.500 vittime delle foibe in due episodi distinti, nel ’43 e nel ’45. E, intendiamoci, anche una sola vittima è troppo.

Geograficamente: la Shoah venne perpetrata in tutti i regimi dominati dalle leggi razziali dei regimi fascisti, mentre le Foibe furono due episodi da ricondursi al territorio di Fiume, Trieste ed istriano, dove diverse minoranze etniche convivevano da sempre. Convivevano da sempre fino a quando Mussolini decise di invadere la Jugoslavia portandola, di fatto, dentro gli orrori della seconda guerra mondiale. Scatenando morti, distruzioni e conseguenti, inaccettabili, vendette.

Contestualizzare è il principale lavoro dello storico e occorre fare questo per capire: le foibe furono un episodio di violenza come ce ne furono, purtroppo, troppi durante e subito al termine di una seconda guerra mondiale voluta dai regimi nazi-fascisti. La Shoah, invece, fu il preventivato e scientifico tentativo di sterminio di un’etnia basato su ideologie criminali.  
Molti si chiedono se è ancora attuale un dibattito del genere, e la risposta è: si, perché è in corso il tentativo di sdoganare certe ideologie criminali con falsificazioni storiche.

La giornata del ricordo, istituita per le Foibe nel 2004, ha avuto pochi oppositori. Chi avrebbe avuto voce in capitolo non c’era più: né la Jugoslavia, dissoltasi dieci anni prima, e nemmeno il vecchio Pci. Mi domando perché non si istituisca anche una giornata in ricordo dei troppi morti civili a seguito dei bombardamenti alleati, ad esempio? Mi vengono in mente Dresda, Hiroshima, Nagasaki, per citare le più note.
Ma, senza andare troppo lontano, quanti astigiani sono morti, inermi, sotto le bombe angloamericane? Purtroppo, c’è stata una guerra, tanti anni fa, scatenata sulla base di idee sbagliate da chi ora cerca di cambiare la Storia, che ha portato con sé morti, distruzioni e rese dei conti.

Scatenata da chi, da sempre, ha voluto cavalcare la paura contro qualcuno per ottenere consensi. Prima gli Ebrei, gli Zingari, gli Omosessuali, i Comunisti, i Diversi: finiti, scientificamente, nei campi di concentramento. Poi i meridionali, o Roma Ladrona. Poi i migranti. Poi i vaccini, in una battaglia la cui parola dominante “libertà” stride come un gesso sulla lavagna in bocca a chi, appena ne ha avuto la possibilità, storicamente, l’ha abolita.
Ed ha scatenato guerre. Strappato liberi cittadini dai loro affetti per mandarli a morire a migliaia di chilometri lontano da casa. Portato morti. Rivalse. Vendette. Una cavalcata delle paure, di volta in volta ingigantite, lunga oramai oltre un centinaio di anni. Una cavalcata ancora in corso, purtroppo, che ha un unico scopo: il raggiungimento del potere. Per poter creare un mondo a misura e somiglianza di un’ideologia criminale.

Un mondo pieno di muri, in cui uno comanda e gli altri, ossequiosi, ubbidiscono. Senza parvenza di libertà. E, si badi bene, questo non è fantasia: è accaduto. Un mondo in cui il motto, in cui io credo fortemente, di Dio-Patria-Famiglia viene stravolto dal suo significato. In cui Dio non è quello del Vangelo, rivoluzionario, anticonformista, anarchico che ci consegna un messaggio d’amore per tutti: amici, nemici, migranti, meridionali, romani ladroni, ebrei, comunisti e vaccinati.
Attirandosi le ire del potere, che alla fine, lo inchioda alla croce, consacrandolo alla sua più sfolgorante vittoria.

Ma è il Dio degli eserciti, quello che si prega come il genio della lampada. Quello un po’ mago che ha le sue preferenze, che esaudisce desideri, magari per ottenere la vittoria sul nemico: perché se Dio è con noi, chi può essere contro di noi? Una Patria che è chiusa da muri, blocchi navali, filo spinato ai confini, in nome di una superiorità del proprio paese su ogni altro, perché, come diceva il Marchese Del Grillo: io so’ io e voi nun siete un….
E non una Patria così grande da comprendere il mondo intero e tutta l’umanità, nata centinaia di migliaia di anni fa da uno sparuto gruppo di Homo Sapiens in Africa. Neri, e di cui tutti siamo figli. Una famiglia patriarcale, impostaci con le migrazioni indoeuropee, migliaia e migliaia di anni fa, nel neolitico, in cui il padre è il padre, possibilmente maschio e bianco.

Se fossimo negli Usa, anche anglosassone: perché laggiù, siamo noi i diversi e, a noi latini, ci vedono come il fumo negli occhi. Una madre, femmina, che sforna figli, sta in cucina e bada ai figli, anch’essi silenziosi e pronti a dare la vita per la Patria. Magari a migliaia di chilometri lontano da casa, come è già accaduto, storicamente. E non una famiglia basata sull’amore e sulle sue mille meravigliose manifestazioni.

Per questo è attuale, è necessario, cercare di mettere i puntini sulle "i", evitando mistificazioni storiche: per evitare che possa accadere ancora. Perché nessuno possa mai più avere il potere di decidere di pianificare a tavolino lo sterminio di un popolo o di chi, per fortuna, è diverso da loro.

Diversi lo siamo e lo saremo tutti, prima o poi.
Perché nessuno possa avere mai più il potere di pianificare, a tavolino, guerre che portano, inevitabilmente, morti. Lutti. Stragi. Assassini. Crimini. Questo bisognerebbe ricordarsi di ricordare il 10 febbraio, giorno del ricordo della strage delle Foibe.