di Giorgio Barazza.
Ci sono altri modi per affrontare le controversie internazionali? Sì. Con la resistenza civile, perché un’altra difesa è possibile...
UN PO’ DI STORIA NON FA MAI MALE (alcuni esempi in altri Paesi)
- Una ricerca dal titolo “La resistenza civile nonviolenta ucraina di fronte alla guerra: analisi delle tendenze, degli impatti e delle sfide dell’azione nonviolenta tra febbraio e giugno 2022“ di Felip Daza Sierra ci fa conoscere come amministratori locali (sindaci, consiglieri), associazioni, popolazione civile nei primi mesi dell’invasione Russa sono ricorsi a forme di resistenza civile non armata.
- In Palestina, Cisgiordania, i comitati popolari di resistenza nonviolenta, associazioni e popolazione civile (palestinese e israeliana) così come i “Combattenti per la pace” (associazione di persone che hanno usato le armi e poi hanno fatto altre scelte), stanno da decenni resistendo all’invasione di Israele. Si veda per esempio il docufilm “No other land” premiato al festival di Berlino 2024 e Oscar 2025.
- in Danimarca durante la seconda guerra mondiale. È l’unica esperienza dove la non collaborazione delle associazioni, autorità pubbliche (Re compreso) e lavoratori pubblica amministrazione e dei consigli ebraici e l’utilizzo della resistenza non armata hanno impedito ai tedeschi occupanti di eliminare gli ebrei (solo poche centinaia su più di 7.000)
- in Svezia intorno al 1985, a Goteborg sono stati organizzati dei percorsi formativi alla resistenza nonviolenta contro l’abbattimento di un’antica foresta per far posto ad un’autostrada. A queste iniziative hanno partecipato migliaia di persone e avevano come co-protagonisti le autorità locali, le associazioni imprenditoriali, i sindacati, le chiese e le associazioni della società civile. Dopo la formazione sono state attuate forme di lotta difensive, di resistenza verso chi voleva abbattere la foresta. Molti cittadini e autorità, tra cui anche il vescovo, si sono legati agli alberi per resistere a questa politica autoritaria: centro contro periferia (governo contro comunità locale) senza consenso.
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