Settembre 2021: l'aria di Asti è già (quasi) fuorilegge

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di Alessandro Mortarino.

Secondo il dossier “Mal’aria 2021 edizione speciale – I costi dell’immobilismo” di Legambiente, sono già 11 le città italiane che a inizio settembre hanno sforato, con almeno una centralina, il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. Asti è ormai a un passo dalla soglia critica con 33 giorni di sforamenti. E stiamo entrando nel periodo peggiore, cioè l'autunno-inverno in cui abitualmente l'inquinamento si fa più grave...

Occorrerebbe (occorre...), dunque, un piano di contrasto. Ma il piano non c'è e non c'è mai stato, tanto che quest'anno le iniziative astigiane per la Settimana Europea della Mobilità hanno registrato una grave frattura tra l'ostinata e propositiva Rete Asti Cambia e l'amministrazione comunale, che ha portato all'organizzazione di eventi separati.

E' il frutto di una querelle tra la Rete civica e l'assessore all'ambiente Berzano che dura da mesi, quest'ultimo "reo" di avere unilateralmente interrotto (e impedito) un confronto concreto di tutte le forze sociali ed economiche cittadine all'interno del Tavolo per la Mobilità Sostenibile. Proprio nel momento in cui un ricco sostegno finanziario da parte di Regione Piemonte e Stato (circa 1 milione di euro) è stato destinato alla città di Asti per la progettazione e realizzazione di una rete ciclabile urbana (ma la mobilità su due ruote, non dimentichiamolo, è solo un tassello di una più esaustiva strategia...). Progettazione in capo a pochi tecnici e alla Giunta comunale, con l'esclusione proprio della cittadinanza.

Particolarmente eloquente il commento che l'assessore Berzano ha rilasciato ai media per suggellare la domenica senza auto organizzata dal Comune il 19 settembre: “Non risolve i problemi di smog, ma dà un segnale ai cittadini (senza parole...).

A livello nazionale le cose non vanno meglio e l’Italia è davanti a un bivio: pagare una multa miliardaria per inadempienza alla Commissione Europea, stimata da 1.5 a 2.3 miliardi di euro, oppure agire efficacemente e con urgenza per ridurre l’inquinamento delle nostre città. Il nostro Paese ha infatti all’attivo tre procedure di infrazione con la Commissione, in territori dove la salute dei cittadini è stata messa ripetutamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Eppure, l’Italia resta ferma, in un immobilismo che potrebbe costarci molto caro.

È infatti sulla base degli allarmanti dati che arrivano dalle città italiane, che la Commissione Europea chiederà alla Corte di giustizia Europea di definire a breve l’ammontare della sanzione, a cui l’Italia è già stata condannata il 10 novembre scorso, per il superamento continuativo dei limiti di PM10 negli anni che vanno dal 2008 al 2017. La multa, salatissima, potrebbe comportare il taglio di futuri fondi europei destinati all’Italia, in primis, e poi alle singole Regioni inadempienti. A questo, si rischia poi il sommarsi delle cifre relative alle procedure di infrazione in corso per altri due inquinanti: PM2,5 e NO2, le cui sentenze sono attese nei prossimi mesi.

Va sottolineato che stiamo parlando di sforamenti e non di limiti. Siamo infatti in presenza di una "strana" regolamentazione: la legge dice che non dobbiamo superare la soglia di 50 microgrammi/metro cubo; ma con una deroga, cioè "potete sforare fino a 35 volte/giorni nell'anno solare". Bizzarro, vero? E' un po' come se ci dicessero che non possiamo guidare la nostra auto in stato di ebbrezza, ma per 35 volte i controllori possono chiudere un occhio.
Bizzarro, già. Ma questa è la legge (all'italiana) in vigore da anni. Per l'OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità gli sforamenti possibili sono indicati in 3 giornate (contro 35).

L’adozione di misure antismog già da questo settembre 2021 potrebbe essere l’unico modo per evitare il superamento dei limiti giornalieri di polveri sottili durante l’autunno e l’inverno prossimi. Inoltre, la riduzione costante e progressiva degli inquinanti dovrà portare al loro dimezzamento (-55%) entro il prossimo decennio, in accordo con il Piano d’azione europeoVerso l’inquinamento zero”.

Nel dossier, Legambiente analizza le misure strutturali e straordinarie dichiarate, promesse e messe in atto dal Governo e dalle Regioni della Pianura Padana. Nella poco dignitosa gara a chi fa di meno, insieme al Governo nazionale, trionfa la Regione Lombardia, entrambi con solo il 15% delle azioni completate. Segue la Regione Piemonte (con solo il 25% delle promesse mantenute).
Lo Stato ha promesso di decretare limiti di velocità più bassi sulle autostrade quando c’è inquinamento, come in tutti gli altri Paesi confinanti (Francia, Svizzera, Austria e Slovenia), ma ancora non è stato scritto nessun decreto. Abbiamo promesso, per evitare la multa, anche lo stop al carbone, al gasolio nel riscaldamento, la sospensione dei liquami in agricoltura, limiti alla circolazione dei camion inquinanti e la fine dei sussidi ai diesel: tutti disattesi.