Carlo Sottile: uomo libero e liberante

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di Emanuele Bruzzone.

Caro Carlo, sei scomparso a 86 anni e sei stato fino all’ultimo sempre attivo ogni qual volta  ci fosse - ad Asti o altrove - da rispondere a un bisogno sociale. All’insegna dell’“ovunque uno sfruttato si ribelli, noi troveremo schiere di fratelli!”, la frase chiave della canzone anarchica tante volte cantata insieme. E proprio adesso, in questo autunno dove, dice il CENSIS, siamo tutti, e per tanti versi, malinconici e depressi. Tu non avevi mai né l’uno nè l’altro stato d’animo: anzi cercavi di suscitare in ognuno la voglia di agire...

Certo, eri troppo lucido per essere ottimista ma, nonostante ciò, spiegavi e documentavi ai compagni che c’era sempre una via d’uscita. Si trattasse di una lotta locale o di una complicata situazione nazionale o internazionale dove i diritti sociali erano calpestati.    
Bravo studente, figlio di una brava maestra elementare, da lei avevi succhiato il latte dell’intransigenza che ti ha nutrito tutta la vita. Era dunque inevitabile che tu sia stato - per me e per più di una generazione di militanti - un educatore. Non solo per la politica, ma per imparare a stare con la schiena dritta in ogni situazione.  

In proposito, mi impressionò molto quando mi ricordasti che, negli anni Cinquanta durante il tuo servizio di leva, all’alzabandiera del mattino mai avevi risposto, come gran parte dei tuoi commilitoni faceva per paura di punizioni, al bieco saluto fascista che tutti gli ufficiali facevano ordinariamente imponendovelo.  
Ti è purtroppo toccato negli ultimi mesi assistere alla vittoria elettorale e al governo degli eredi di quel regime: neanche stavolta ti sei scoraggiato. Perché, quando commentavi con me la opaca situazione politica di questi ultimissimi anni duemila, non ti disperavi né lamentavi della incapacità di visione generale di gran parte della sinistra. Adesso ne starai discutendo, chissà dove, con Aldo Mirate che, ben prima della batosta neofascista, mi diceva cose simili.

Magari gli rimprovererai di essere ancora troppo “riformista”… Quante volte l’hai fatto anche  con me! Ad esempio quando fondai a inizio anni Novanta, e ne facevi parte anche tu, il Comitato difesa della Costituzione contro il suo stravolgimento per via istituzionale.  Mi dicevi: “Va bene, ma non basta se non riusciamo a costringere ben precise controparti a mettere in pratica i diritti sociali contro le ingiustizie. Tu, da intellettuale universitario, mi parlasti, a inizio anni Settanta, del libro "Il diritto alla città" del francese Henry Lefèbvre che spiegavi agli studenti; io ti risposi: lo pratico battendomi per il diritto alla casa con il Coordinamento Asti Est!!” E il tuo impegno lo pagasti caro.  

Adesso anche quelli che ti contrastavano aspramente tessono il tuo elogio funebre...  
Ma il compagno Carlo continua a mostrare, dal balcone del Municipio il suo pugno chiuso. Sempre serberò in me questa tua immagine di irriducibile. In quel tuo pugno ci sarà per sempre la tua volontà di lotta e insieme il sogno di un mondo di pace e giustizia.  
“Date fiori ai ribelli caduti con lo sguardo rivolto all’aurora !”  Per te che volevi l’assalto al cielo e adesso ci sei, questo splendido rosso garofano anarchico e ti dico ciao!!