Licenziato il maestro di Asti

La vicenda di Giampiero Monaca ha dunque raggiunto il suo punto terminale: come era prevedibile, il maestro è stato licenziato con un marchio di infamia, quello dell'insubordinazione. La sua colpa è di non avere ubbidito agli "ordini" dei suoi superiori, di essersi rifiutato di esercitare la sua professione di insegnante secondo i criteri richiesti dal suo datore di lavoro. Un giudizio severo che non tiene minimamente in conto gli anni di sperimentazione del metodo "Bimbisvegli", il suo impegno, i mille aspetti positivi di un "modo" di istruire i giovani allievi. Insubordinazione. Punto. Tutto il resto privo di valore e riflessione compiuta...

A nulla sono servite le "provocazioni", squisitamente nonviolente, di Giampiero fino al suo presidio dinanzi al Ministero che avevamo raccontato qui.
Il metodo continua a non essere valutato per il suo valore (nonostante i molteplici plausi ricevuti nel tempo) mentre l'atto di insubordinazione è stato giudicato e reso colpa.

Si può discuterne, apprezzare l'atto coraggioso e senza limiti del maestro oppure contestargli l'estremismo quando sarebbe forse stato più opportuno accettare le imposizioni gerarchiche e, dall'interno, continuare a lottare per cambiare le cose. Ma ora la parola "fine" è stata pronunciata e tutti possiamo considerarlo come un attimo di sconfitta. Solo il tempo ci potrà far capire se un atto di obiezione civile ha ancora senso per trasformare la realtà in costruzione alternativa.

Di fondo, resta l'invito a riflettere sul ruolo dell'istruzione. Ed è questo, crediamo, che il maestro astigiano volesse richiamare nei suoi disperati appelli rimasti ancora senza risposte.
Risposte che giungeranno dalle nostre Istituzioni?
Risposte che vogliamo provare a formulare anche noi?.

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