Sulla variante 23 al piano regolatore di Cuneo avevamo ragione

Stampa

lettera firmata dal Presidente di Pro Natura Cuneo Domenico Sanino , dal Presidente di Legambiente circolo di Cuneo Bruno Piacenza e  dal Coordinatore del Forum Paesaggio sezione di Cuneo Ugo Sturlese.

Con la maxi-variante 23 al Piano Regolatore della città di Cuneo, circa un quinto del territorio comunale, che lo strumento urbanistico (approvato nel 2008) destinava, in incremento rispetto al precedente piano, all’edilizia abitativa e ad attività produttive, ritornano, almeno virtualmente, ad un più congruo utilizzo agricolo, con un taglio rispettivamente di 50mila mq di aree residenziali (corrispondenti peraltro solo a 1119 m2 di superficie utile lorda) e di 450mila mq di aree produttive (in particolare nella zona mercatale dei Ronchi e in quella dell’AGC a Madonna delle Grazie, peraltro mantenute come aree di riserva) ...
{jcomments on}
Su questa importante decisione, approvata senza una adeguata informazione della cittadinanza né dell’Associazionismo ambientalistico, crediamo sia utile svolgere qualche riflessione.

In primo luogo si deve prendere atto che quanto avevamo affermato all’atto dell’approvazione del PRG vigente, poi in occasione delle precedenti consultazioni elettorali del 2012, ed in successivi documenti, trova un riscontro inoppugnabile nella evidenza dei fatti. Avevamo sostenuto infatti che il PRG, approvato dal Consiglio Comunale nel 2008, era ampiamente sovradimensionato, prevedendo un aumento della popolazione insediabile di oltre 20mila abitanti e un conseguente aumento dell’edificabilità per circa 350 alloggi l’anno, a fronte di una stabilità demografica che durava da oltre 30 anni. Inoltre nel 2012 era già in atto da circa 4 anni la grave crisi economica, che rendeva poco probabili cospicui investimenti in edilizia abitativa.

E ancora, ed era questo l’argomento fondamentale della nostra critica, erano già chiari i segni di un cambiamento climatico con fenomeni di surriscaldamento del Pianeta, che sconsigliavano l’ulteriore sfruttamento del suolo determinato dalla cementificazione, dalle coperture impermeabilizzanti, dalla riduzione delle aree verdi.

Avevamo, quindi, proposto una “moratoria” nell’applicazione del PRG, che consentisse un censimento degli edifici non utilizzati (oltre 3mila, si stimava), accompagnate da misure volte al loro riutilizzo, e una revisione strutturale dello strumento urbanistico per adeguarlo agli interessi veri della popolazione. A distanza di alcuni anni possiamo dire che la nostra proposta era assolutamente sensata, malgrado fossimo stati sbeffeggiati come cultori di un ritorno alle civiltà pastorali.

Così come era sensata la proposta di non realizzare una tangenziale autostradale attorno a Cuneo, che avrebbe consumato 60 ettari di territorio e non avrebbe avuto un’utenza adeguata, come dimostrato poi dalla scarsa frequentazione della Cuneo-Massimini.

Oggi le nostre affermazioni risultano ampiamente suffragate dalle stesse pur timide e in parte virtuali decisioni appena assunte dall’Amministrazione comunale.

Ma accanto a questa constatazione di ordine generale, non possiamo tacere gravi critiche di metodo e di sostanza, che abbiamo specificato con osservazioni puntuali al progetto preliminare della Variante Parziale 23, inviate pochi giorni fa al Comune, alla Provincia e agli organi dello Stato competenti.

Quanto al metodo osserviamo che non vi è stata né una preventiva trasparenza dell’attività di pianificazione, né una partecipazione/coinvolgimento di tutti i soggetti preposti al procedimento pianificatorio, vista la mancata pubblicazione della documentazione relativa alla presentazione delle varie richieste di trasformazione urbanistica in variante al P.R.G. vigent, ed il mancato coinvolgimento del Mibact (Ministero Beni e Attività Culturali), mancanze che possono essere ovviate/rimediate solamente con la pubblicazione in amministrazione trasparente di tutte le richieste pervenute dai privati e con la richiesta del parere di competenza agli uffici periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Soprintendenza archeologica, Belle arti e paesaggio), pena l’inficio di tutto l’iter procedurale della variante urbanistica.

Quanto alla sostanza, si evidenzia come dietro alla facciata della proclamata riduzione del consumo di suolo, si celino scelte relative a cambiamenti di destinazione d’uso di aree sensibili della città, favorite dalle politiche liberiste del Governo Renzi, che con il Decreto Sblocca Italia del 2013 ha sostanzialmente consentito tali cambiamenti “puntuali ed episodici” ed il conseguente stravolgimento dei Piani Regolatori dietro pagamento di piccoli risarcimenti ai Comuni, senza alcuna connessione con i criteri che informano uno strumento urbanistico

E così si spiegano gli interventi sulla Banca d’Italia, sul Policlinico, sull’area ex-ONMI (dietro al Liceo Scientifico), in Piazza d’Armi sull’area della Caserma Cordero di Montezemolo. In secondo luogo anche le trasformazioni di aree destinate ad usi produttivi o abitativi in aree ad uso agricolo hanno dato risposte, talora approssimative, a richieste anche giustificate di singoli, colpiti da una tassazione pesante, al di fuori di una logica complessiva di piano.

Insomma, al di là delle osservazioni presentate agli oggetti della variante, è la logica generale del comportamento di questa amministrazione che ci lascia fortemente critici, in quanto con la maxi-variante 23 e con quelle precedenti si arriva, attraverso oltre 150 oggetti di variante negli ultimi tre anni, ad un cambiamento sostanziale del PRG approvato nel 2008 e quindi ad una revisione strutturale non dichiarata e non suffragata da considerazioni relative alle conseguenze che tali varianti indurranno sul disegno complessivo della città e sulla richiesta di servizi e opere di urbanizzazione. In pratica ci troviamo di fronte all’abolizione per delibera del valore del PRG in ossequio alle richieste di singoli cittadini, alcuni dei quali portatori di interessi comprensibili in quanto ingiustamente colpiti dalla ingiustificata visione espansionistica della maggioranza che aveva approvato l’attuale Piano Regolatore.

Altri oggetti di variante, già citati e certamente più “sostanziosi”, appaiono invece ispirati da scelte generali rispondenti ad una logica di “affidamento della città” e del suo disegno urbanistico nelle mani di specifici gruppi imprenditoriali dell’edilizia.

Noi riteniamo che i veri interessi della collettività sarebbero stati salvaguardati solo con una “variante strutturale in salvaguardia”, come da noi proposto nel gennaio 2014 e come supportato da alcuni Gruppi Consigliari di opposizione con appositi ordini del giorno, presentati in Consiglio Comunale e respinti dalla maggioranza.