Torna il rally nel Roero, in una terra dove il rally è fuori posto.

Stampa

a cura delle associazioni Canale Ecologia e Camminare Lentamente.

Pensavamo che il deludente risultato dello scorso anno a S. Stefano Roero avesse convinto tutti del fatto che una manifestazione legata ai rally è quanto di più distante e antitetico al Roero che negli anni è venuto a delinearsi in fatto di identità, cultura e turismo.  Ancora una volta, la nostra terra si trova a vivere un avvenimento contrario alla sua vocazione. Ancora una volta bolidi rombanti in un Roero fatto di verde, di Rocche, di episodi di agricoltura attenta al rispetto del paesaggio e, non da ultimo, di gente che conosce il valore del tesoro su cui è seduta ... 
{jcomments on}
L’evento, come l’anno scorso, è organizzato dallo Sport Rally Team di Carmagnola, e viene proposto in chiave commerciale con la vendita e promozione di gomme Michelin.
Siamo stupiti che il comune di Monteu Roero abbia permesso lo svolgimento di una manifestazione che ci ritrova decisamente contrari, per le seguenti ragioni:

• Già a fatica difendiamo la nostra “casa” dalle emissioni inquinanti in atmosfera e da quelle acustiche: ora dobbiamo “prestarla” per l’avventura predatoria di un giorno, e per di più per scopi meramente commerciali. Ci chiediamo: siamo davvero certi di voler essere ancora una volta “terra di conquista”?

• La giornata si svilupperà dal mattino alla sera, con parziale chiusura della strada. Saranno garantiti senz’altro tutti i servizi d’ordine necessari, ma siamo sicuri che il disagio provocato sia condiviso dagli abitanti delle case a ridosso del percorso del test, che si troveranno la strada chiusa per un’intera giornata?

• Una delle finalità dichiarate dagli organizzatori sarà quella di promuovere un nuovo modello di pneumatici da corsa “Michelin”, tanto da offrire adesioni gratuite a chi le acquisterà durante quella domenica. Ecco allora che Monteu Roero e i bricchi circostanti diventano come un tempio violato dai mercanti di evangelica memoria, e pure colossi multinazionali: ma non siamo una bottega. Il Roero non è in affitto, è un bene comune che segue una precisa logica di valorizzazione del proprio patrimonio ambientale.

• In un’epoca in cui ormai il nome “Roero” è entrato a far parte del sistema-Unesco (lo conferma chi di turismo, qui, ci vive e opera) e si sta rivelando strategica meta “outdoor” per chi, da tutto il mondo, sceglie il Roero da gustare a piedi, in bicicletta, a cavallo. Francamente, una svolta motoristica risulta decisamente anacronistica ed incoerente. Siamo, saremo sempre di più, scenario per eventi sportivi “puliti” (il Triathlon delle Rocche di Sommariva Perno, i Trail di Vezza, Montà e Bra che richiamano centinaia di corridori, il“Gran Fondo Roerocche” di mountain-bike a respiro interregionale, il Gran Premio del Roero di ciclismo a livello juniores, ormai a caratura internazionale, un fittissimo calendario di passeggiate naturalistiche già indette nel 2017): siamo terra di sentieri e strade che non vogliono respirare altro gas. Se un “polmone verde” c’è, si chiama Roero con i suoi boschi, vigne e Rocche.

• Esplode così una netta contraddizione tra la vocazione di turismo attivo del nostro territorio, che saggiamente i nostri amministratori dimostrano di voler perseguire finanziando e patrocinando progetti che vanno in questa direzione, e la periodica ospitalità di eventi scenario di inquinamento e velocità come questo, che vanno in senso opposto. Perché due passi avanti e uno indietro?

Lasciate dunque vivere il Roero dalla sua gente, e da chi vuole entrarvi in punta di piedi. Siamo terra lenta, gli unici rumori che vogliamo sentire sono quelli dati dalla musica, dal vento tra gli alberi e i filari, in cui la miglior impronta è quella dei piedi del viaggiatore. Non, di certo, quella delle gomme da rally.