Giornata Mondiale dell'Acqua: tra siccità e privatizzazioni, la strada rimane quella dell’acqua bene comune

A cura del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

L’inverno è appena finito e l’Italia già sta facendo i conti con la siccità, soprattutto al Nord, dove il disgelo dovrebbe riempire fiumi sempre più in secca e inquinati. Di fronte ad un fenomeno così grave, evidentemente frutto dei cambiamenti climatici e dell’eccessiva pressione antropica sulle riserve idriche, il Governo riesce a non dire una parola su questi temi, ma ripropone ricette a base di commissari, grandi opere da costruire “in emergenza” - bypassando le valutazioni di impatto ambientale - e privatizzazioni...

Più o meno queste le soluzioni trapelate dalla cabina di regia sulla siccità, riunitasi ieri 21 marzo per la seconda volta. In attesa della nomina di un commissario, attendiamo una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per il risparmio idrico, e le turnazioni idriche che arriveranno con molta probabilità in diversi comuni.

Ancora una volta decenni di scelte sbagliate di Governi e aziende vengono fatte ricadere sui cittadini, che invece una scelta giusta l’hanno fatta: chiedere la completa ripubblicizzazione del servizio idrico con i referendum del 2011. Una strada necessaria per chiudere i rubinetti che portano i soldi delle nostre bollette nelle tasche dei gestori privati, e dirottarli nella riparazione di una rete precedente all’epoca delle privatizzazioni, e che oggi spreca circa il 40% dell’acqua prelevata dall’ambiente. Questa la prima “grande opera” da realizzare, anzi, da far realizzare ai gestori, dato che in questi anni, insieme alle perdite, sono cresciuti anche i profitti delle grandi multiutilities dell’acqua.

Se togliere l’acqua dal mercato è il primo passo per tutelarla, il secondo è intervenire sui sistemi in cui questa vede il maggior utilizzo: il settore agricolo, colpito duramente dalla siccità, è anche quello che ha ampi margini di miglioramento se saprà uscire da un sistema basato su monocolture e zootecnia intensive per adottare tecniche agroecologiche che preservino la ricchezza dei terreni, compresa la loro capacità di trattenere l’acqua. Anche qui, il risparmio e la pianificazione degli usi idrici devono venire prima della costruzione di invasi e dighe, che, attraverso cementificazioni e canalizzazioni, hanno dimostrato di essere spesso parte del problema della mancata tutela del ciclo idrico.

E allora, in attesa di un Commissario che ci spieghi come chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti, suggeriamo ai componenti della cabina di regia la lettura del Piano straordinario per la ristrutturazione delle reti idriche messo a punto dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua: come spesso avviene, non serve fantasticare di soluzioni tecnologiche e opere futuriste, perchè la soluzione è già qui, anche se a un Governo schiavo delle grandi aziende multinazionali può non piacere.

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