Uno sciopero della fame per fermare l'inquinamento urbano

ImageSta per accadere a Bra, dove il maestro elementare Gianni Rinaudo, esperto di cibernetica sociale proporzionalista e già presidente del circolo locale di Legambiente, sta per iniziare uno sciopero della fame (e della sete) come atto estremo per far sì che nella sua città sia i comuni cittadini, sia gli imprenditori e sia l’amministrazione in carica passino all’azione per tentare di risolvere l’endemico problema dell’inquinamento dell’aria urbana …

Atto estremo, dicevamo. Perché uno sciopero della fame (e della sete) è per noi, che crediamo nell’agire nonviolento, uno strumento “forte” di persuasione, da utilizzare sempre con grande cautela e solo in casi di assoluta emergenza.

Chi conosce Gianni Rinaudo, sa da quanti anni il suo impegno sociale ed ambientale coincida con un lavoro di denuncia circostanziata delle condizioni della qualità dell’aria di Bra. Non deve quindi stupire se, oggi, a fronte di azioni correttive minime, Gianni abbia deciso di imboccare la via dell’atto estremo: dal suo punto di vista la situazione è grave e ben oltre l’accettabile. Occorre intervenire. Anche con atti estremi, forti, violentemente nonviolenti …

Rinaudo è fatto così, è un uomo in “bianco e nero” che non conosce le sfumature intermedie. Lo puoi amare o non sopportare, difficile restare indifferenti dinanzi alle sue visioni prospettiche. Che mai rappresentano una pura sensazione personale: tutte le sue convinzioni poggiano su dati rilevati, da cui ricava elaborazioni spesso originali e certamente mai scontate. Per questo, spesso, fonte di accese dispute.

Nella circostanza, la sua idea è a dir poco sorprendente: «Da sempre sono convinto che non si debbano incenerire i rifiuti, ma allo stesso tempo credo che sia necessario recuperare meglio, ottimizzare sotto forma di energia termica ed elettrica, quello che viene già incenerito in città accendendo ogni inizio settimana i due inceneritori aziendali». Tradotto in parole semplici: la qualità dell’aria di Bra è drammaticamente oltre tutti i limiti concessi dalle normative in vigore e attualmente (da oltre dieci anni) si bruciano già più di 11.000 tonnellate di scarti industriali all’anno, in un'atmosfera sostanzialmente ferma (0,5 ms, ovvero: l'aria di Bra si sposta a 1,7 km/ora).

Bra è la citta della Provincia di Cuneo con più polveri fini e nel 2003 ha superato la media annuale del pm10 della città di Torino; nel 2008, Bra e Torino-Lingotto avevano la stessa media di polveri fini (43).

Rinaudo, pur essendo "filosoficamente" contrario al teleriscaldamento e all'incenerimento dei rifiuti, ritiene che se l'attuale standard fosse finalizzato meglio anche alla produzione di calore, la qualità dell'aria di Bra migliorerebbe almeno del 30 %. In sostanza: dato che già si bruciano – legalmente - rifiuti industriali che contribuiscono alla pessima qualità dell’aria urbana, tanto vale che con lo stesso processo di incenerimento si produca anche riscaldamento centralizzato, bruciando di continuo - in un piccolo inceneritore del 30% in meno potente degli attuali due, che verrebbero chiusi - consentendo di spegnere oltre 100 caldaie dei caseggiati a riscaldamento centralizzato (secondo Rinaudo gli scarti attualmente utilizzati equivalgono a circa 4,5 milioni di metri cubi l'anno di metano in energia termica ed elettrica e quindi si potrebbero scaldare circa 3mila alloggi cittadini).

«Finora ho speso almeno dieci anni della mia vita per combattere questa battaglia, ma trovo che sia difficile farsi ascoltare. Quindi adesso provo con questa nuova strategia, che è rivolta agli amministratori, politici, industriali e ambientalisti», dice Rinaudo che da pochi mesi, dopo avere lasciato il vertice locale di Legambiente, ha dato vita al sodalizio “Spiriti liberi”.

Staremo a vedere come si evolverà la situazione, di certo il dibattito (ennesimo) è aperto. A quando le risposte concrete ? …

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