Il Piemonte dichiara l'emergenza climatica. Ma allo stesso tempo sostiene che non c'è.

di Maurizio Bongioanni.

Non è un caso, forse, che durante i "giorni della merla" più caldi della storia (media di 17°), la Regione Piemonte dichiari l'emergenza climatica e allo stesso tempo smorzi l'emergenza stessa? Incredibile, direte voi. Eppure è il pasticcio "green" a cui la nostra attuale giunta ci ha sottoposto...

Cosa è successo?

Il Consiglio regionale del Piemonte ha dichiarato, in data 28 gennaio, lo stato di emergenza climatica. La dichiarazione è contenuta in un ordine del giorno della maggioranza di centrodestra, presentata dal capogruppo Fdi Maurizio Marrone e approvato con il voto contrario del centrosinistra. Io le ragioni della sinistra non le conosco però mi basta legge questo comunicato per arrivare a fare qualche riflessione.

Prima di tutto bisogna dire che l'intera seduta consiliare è stata dedicata al cambiamento climatico. "In materia ambientale il Piemonte è una Regione virtuosa" ha detto l'assessore all'Ambiente della Giunta, Matteo Marnati, durante l'occasione. "Da alcuni interventi sentiti in Aula - ha aggiunto Marnati - sembra che in questo campo stiamo collassando, ma non è così. Siamo sul podio per le rinnovabili, sull'uso degli incentivi e in quasi tutti i settori". "Mi chiedo - ha concluso - cosa comporti il riconoscimento dell'emergenza climatica: in Piemonte non esiste uno stato di pericolosità immediata, e per il processo di transizione per l'abbattimento delle sostanza climalteranti servono almeno dieci o venti anni".

Insomma, l'assessore all'ambiente non vede alcuna emergenza, dal momento che non esiste "alcuna pericolosità immediata". Eppure la dichiara. "Rafforzare l'elettrico e il fotovoltaico, costruendo nuovi invasi montani e nuove centrali idroelettriche, oltre ad accelerare sulla Tav Torino-Lione": questa la soluzione offerta da Marnati. La parola "fotovoltaico" è campata lì tra progetti di "nuovi invasi" e "nuove centrali idroelettriche" e in più ci aggiungiamo l'alta velocità, che ha un notevole impatto climalterante sull'ambiente, come pure sostenuto dall'ultima analisi costi-benefici.

"Il clima - riporta il comunicato dell'assessore - è un problema mondiale, ma in Piemonte c'è in più un problema orografico. Perché la chiusura delle montagne impedisce la dispersione degli inquinanti". Non si capisce perché il comunicato usi quel "ma": non sarebbe il caso di usare un "in più"? L'assessore continua: "Il grande sacrificio che chiediamo ai cittadini bloccando il traffico - ha rimarcato - non dà risultati. Abbiamo quindi spostato l'attenzione sulle biomasse, perché abbiamo scoperto che ci sono frodi e in particolare vengono venduti pellet che contengono materiali inquinanti anziché derivati del legno". Quindi il problema sono i pellet, non il traffico. Marnati è sicuro che le stufe a pellet installate nelle case torinesi creino più smog del traffico? In un articolo scritto per Il Fatto Quotidiano, il meteorologo Luca Mercalli, sebbene confermi che le pm10 da fonti legnose pesano per il 44% della concentrazione media (contro il 38% derivante dal traffico), precisa che le stufe a legna non vanno demonizzate a priori. Va bene limitarle nei centri urbani, dice Mercalli, mentre in campagna e in montagna, dove è più difficile avere altre opportunità di riscaldamento, bruciare legna del bosco vicino a casa è in equilibrio con la crescita degli alberi, cioè in altre parole è neutrale dal punto di vista delle emissioni: si emette carbonio non di origine fossile, che viene bilanciato dalla fotosintesi delle piante in vita. Più controverso, aggiunge Mercalli, l'uso del pellet, prodotto di lavorazione industriale che in genere viaggia su camion per centinaia di chilometri. La fonte a biomasse più problematica? Resta il caminetto aperto. 

Insomma, efficientamento energetico, telelavoro, mobilità elettrica e mobilità dolce sono tutti assiomi da adottare per una effettiva diminuzione dell'impatto antropico sull'ecosistema. L'assessore dice che sull'ambiente "il Piemonte è sul pezzo". Se lo dice lui...

 

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