La "partita del cemento" ...

di Gino Scarsi, cittadino di Canale d'Alba e primo firmatario del manifesto nazionale per lo “Stop al Consumo di Territorio”.
ImageSono un  artigiano, un piccolo imprenditore come adesso amano chiamarsi. Modellare il ferro a caldo con il martello mi dà una grandissima soddisfazione, mi sento quindi solo provvisoriamente “imprestato” a questa iniziativa a livello nazionale, che  richiederebbe una capacità di comunicare dal vivo, che io riconosco  di non possedere.
Ho voluto accennare al mio mondo di riferimento, perché  gli artigiani del comparto edile sono centinaia di migliaia, forse un milione, e sul consumo di suolo in parte ci vivono, quasi sempre senza essere coinvolti negli interessi speculativi del partito del cemento ...

Quando ai miei colleghi parlo dello “Stop al Consumo di Territorio”, strabuzzano gli occhi e vanno in paranoia, pare gli crolli addosso un mondo di certezze consolidate; i più sensibili capiscono bene che siamo arrivati alla frutta e mi dicono “almeno gli operai hanno la cassa integrazione”.

Ora occorre dire chiaro che non siamo estremisti, le alternative ci sono, sono assolutamente realistiche e che il movimento per lo “Stop al Consumo di Territorio” non è contrario alle costruzioni e neanche al cemento o al mattone, materiali neutri che possono essere usati in modo più o meno funzionale al nostro buon abitare.
Allo stesso modo occorre riconoscere l’importanza della manualità artigiana nella costruzione degli ambienti in cui passiamo molto tempo della nostra vita e la necessità di avere gli artigiani dalla nostra parte, insieme a urbanisti e progettisti per una proposta seriamente alternativa al partito del cemento che divora territorio.

Ma noi siamo qui a Cassinetta per celebrare una nascita e qualsiasi nascita che sia frutto di travagli lunghi e sofferti, genera una grande soddisfazione. Nasce sotto i migliori auspici un movimento di opinione per la salvaguardia del suolo rimasto, agricolo e boschivo; nasce lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO, un movimento per il diritto al territorio non cementificato.

Può essere curioso accennare brevemente a come è stato appiccato questo piccolo fuoco, che promette di diventare un incendio di energie positive, e che il tutto sia partito proprio da Langhe Monferrato e Roero.
Nessun merito particolare, era già tutto pronto e il fuoco si sarebbe comunque acceso per autocombustione.
Paradossalmente, non sono state le conoscenze scientifiche sul valore dei suoli a generare la voglia di fare qualcosa; quanto meno nel mio caso, è stata piuttosto una questione d’istinto, di pelle.

Avete mai provato a godere di un prato di maggengo in primavera, nei pochi rimasti lungo le provinciali (il maggengo è l’erba gagliarda che diventa alta per il primo taglio), coricarvici dentro e assaporarne i profumi, scorgervi  i piccoli  fiori che appaiono e scompaiono sparigliati dal vento, sentire gli assoli ripetitivi degli insetti che usano la sordina per una sinfonia a basso volume. E il giorno dopo le ruspe in un'ora ti distruggono un piccolo paradiso ... soffri, anche senza conoscere tutte le implicanze che sottendono alla sparizione dei pochi prati rimasti.

Ma provo a riassumere la situazione nel suo divenire con una metafora calcistica: in questo paese funziona sempre ...
Mettiamo che la partita cominci nel dopoguerra: c’è una sola squadra in campo, è la squadra dello sviluppo e del progresso; è talmente alta l’aspettativa di rinascita che sia i giocatori in campo, da una parte sola, che gli spettatori tifano convinti per la goleada in atto, che nel bene e nel male cambia volto all’Italia, e soddisfa una parte condivisa di attese per un decoroso abitare e produrre. I goals  segnati sono case, condomini, capannoni, svincoli, autostrade e molto altro.

Possiamo dire che per quarant’anni la partita è a senso unico, tutti d’accordo, salvo qualche protesta dal pubblico che viene via via aumentando: questi goals sono esteticamente brutti, è una vergogna estetica.
Grande impegno e fiumi di inchiostro che un qualche risultato lo raggiungono: adesso sovente si realizzano goals esteticamente belli, ma aumentano a dismisura i giocatori perché il mattone tira, e in mancanza di una squadra in campo che difenda il territorio, segnano tutti. Anche i brocchi ...

Negli ultimi anni nasce invece sui bordi del campo una protesta più impegnativa: non è solo una questione estetica, si fanno troppi goals, cioè si consuma troppo territorio. E in prima fila, ma ancora ai bordi, ci sono i fuoriclasse che scalpitano: i Mercalli, i Pallante, i Petrini, denunce su denunce; e si fanno fior di convegni invitando anche i massimi giocatori della squadra del cemento con gli arbitri al seguito, cioè sindaci e onorevoli, che a voce aderiscono: sacrosante parole, salviamo il paesaggio ... Ma il giorno dopo sono di nuovo in campo e tirano pedate formidabili dalla solita parte.

Io, semplice cittadino, aspetto anni che qualcuno si metta a giocare la partita; cioè passare dalla denuncia del troppo consumo di suolo,  da bordo campo, al dire chiaramente basta, stop, dentro il campo, aspetto che qualcuno mi chiami a fare qualcosa, anche solo un piccolo passaggio.

La chiamata non arriva, ma incontro tre aspiranti giocatori: Beppe Marasso, Alessandro Mortarino e Gianni Rinaudo. Mortarino diventa il vero motore dell’iniziativa e si entra in campo con la prima petizione locale per Langhe,Monferrato e Roero.

Ma appena in campo, una piacevole sorpresa: c’è gia la piccola squadra di Cassinetta di Lugagnano con un formidabile centravanti, il sindaco Domenico Finiguerra che con una fuga solitaria segna il primo goal questa volta nell’altra porta, quella dello “Stop al Consumo di Territorio”. Primo comune con un PRG a crescita zero.
Nominiamo sul campo Finiguerra “capitano della squadra nazionale” ...
E poi, a cascata, in campo entrano veramente in tanti, subito anche i fuoriclasse che non snobbano affatto un manifesto naif e una iniziativa partita dal basso: alcune adesioni sono addirittura commoventi.

Adesso la partita possiamo giocarla veramente, fino in fondo ...

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