Il futuro della mobilità sta nell'integrazione e nella sostenibilità

Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa, il 71,7% delle quali viene prodotto dal trasporto stradale, secondo i dati dell'Agenzia Europea dell'Ambiente.
Il trasporto stradale è, dunque, responsabile di circa un quinto delle emissioni totali nell'UE, che nel tentativo di limitare le emissioni di gas serra e contribuire a contrastare efficacemente il cambiamento climatico (o, per meglio dire, la piena emergenza climatica), ha fissato l’obiettivo di ridurle entro il 2030 del 60% rispetto ai livelli del 1990 e del 90% entro il 2050…

Il Green Deal europeo prevede un piano d'azione volto a promuovere l'uso efficiente delle risorse passando ad un'economia pulita e circolare, a ripristinare la biodiversità e ridurre l'inquinamento evidenziando la necessità, tra l'altro, di introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane. Una sfida aperta che rende evidente l'urgenza di una società che, a livello globale, deve trasformare l'idea di "transizione ecologica" in un autentico cambiamento degli stili di vita, individuali e collettivi.

Di questi temi se ne è parlato a fondo lo scorso venerdì 19 maggio al convegno-seminario "Mobilitiamoci. Le ferrovie del Piemonte: motore di sviluppo dal passato al futuro", organizzato da Co.M.I.S. (Coordinamento Mobilità Integrata e Sostenibile) in collaborazione con la Rete Asti Cambia, con AMODO-Alleanza Mobilità Dolce e con Legambiente. Grazie agli interventi di una serie di esperti, docenti e ricercatori del settore, si è riflettuto a fondo sul superamento del concetto di "mobilità=auto personale", evidenziando come la situazione ambientale complessiva e i temi sanitari impongano una nuova visione strategica basata sull'integrazione dei mezzi di trasporto: ferrovie, bus urbani ed extraurbani, biciclette, auto collettive ecc.

Dopo un inquadramento storico delle infrastrutture ferroviarie dell'Italia sviluppato dal prof. Stefano Maggi, docente dell'Università di Siena e studioso dei temi legati alla modernizzazione della società e del territorio fra Otto e Novecento, che ha cadenzato i cambiamenti sociali e urbanistici avvenuti per effetto dei mutamenti nell'ambito dei trasporti e delle comunicazioni, non sono mancati spunti costruttivi riferiti ad esperienze e pianificazioni già in atto nel nostro Paese come in Europa.
Giorgio Stagni, dirigente della Programmazione del Servizio ferroviario della Lombardia, ha raccontato e fornito molti dati sulla situazione trasportistica della regione, evidenziando come oggi sia necessario uscire dalla logica di considerare come puro costo l'investimento nelle infrastrutture, per valutarlo in stretto rapporto con il servizio fruibile/fruito dai cittadini-utenti.
Giovanni Currado, architetto trasportista e Consigliere d'Amministrazione dell'Agenzia della Mobilità Piemontese, si è concentrato sulla realtà delle nostre zone e ha segnalato due interessanti esperienze: quella della Devon & Cornwall UK Rail Partnership che ha consentito - solo attraverso il potenziamento di attività di promozione e comunicazione - di moltiplicare l'affluenza di viaggiatori sulla locale linea ferroviaria (da 100 mila a 650 mila all'anno, su una tratta che collega paesi e colline abbastanza simili a quelli del Monferrato) e i primi passi di un progetto - finanziato da bandi pubblici - per sviluppare una "hydrogen valley" astigiana, immaginando dunque un futuro importante per l'applicazione del nuovo "carburante" per il trasporto su rotaia.
Lorenzo Pagliano, Fisico e Docente Universitario del Politecnico di Milano, ha raccontato l'evoluzione delle piste ciclabili a Parigi e la progettualità che ne ha accompagnato il disegno e che ora si offre come esempio per immaginare una "duplicazione" tanto nelle aree metropolitane quanto nelle città di dimensioni più contenute. E che ora non riguarda più la sola realtà urbana ma può diventare una "autostrada" a due ruote in grado di collegare agevolmente centro ed hinterland (nell'arco di 20/30 chilometri, anche con l'aiuto delle biciclette a pedalata assistita).
Gianluigi Barone, CEO di LMR Events-TrEno Langhe-Monferrato e Roero ha raccontato l'esperienza di una forma di turismo enogastronomico a bordo di un treno d'epoca originale, già avviata nelle zone Unesco piemontesi (ma anche in Abruzzo) e di particolare successo attrattivo.

Infine sono intervenuti Dennis Marcela Bejaramo, portavoce della Rete Asti Cambia, e il vice presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta Angelo Porta, che hanno confrontato gli spunti suggeriti dagli interventi dei Relatori con le difficoltà che la realtà locale continua a mostrare nei confronti di una "vision" strategica e complessiva che continua a mancare e che, in particolare per la città di Asti, registra criticità strutturali con superamenti cronici delle soglie che la legge impone per l'inquinamento atmosferico e che fa del nostro capoluogo la terza città più critica d'Italia nella protezione della salute umana. All'interno di una Regione che detiene il primato del maggior numero di linee ferroviarie sospese dell'intero Paese...

Difficile sintetizzare le profondità dei contributi offerti nell'incontro, che è comunque fruibile integralmente on line a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=Gkkvujrt9ps

Spunti preziosi che vogliamo considerare come suggerimenti per tutti i nostri amministratori pubblici e come "semi" fertili che ci auguriamo possano germogliare rapidamente.

 

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