Da Roccaverano un nuovo rinascimento culturale verso il territorio

Avv. Marcello Adriano Mazzola (Membro del direttivo della Rivista Giuridica dell'Ambiente-Giuffrè, presidente di Langabella Associazione per la tutela del paesaggio dell'Alta Langa).
ImageColgo positivamente l'occasione del dibattito avviato in questi giorni da La Stampa con riferimento all'orrendo municipio di Roccaverano, emblema di un nuovismo bieco e volgare incurante del contesto culturale e paesaggistico nel quale va ad esprimersi.
Il sindaco ha ben replicato alle legittime grida di dolore dei turisti amanti del bello, feriti nel vedere in una splendida località come Roccaverano l'accostamento alla commovente chiesa attribuita al Bramante (che ha appena celebrato 500 anni) di un tale obbrobrio, manifestando piena disponibilità ad intervenire per rimuovere gli errori del passato (non suoi) …

L'unica ragionevole soluzione potrà essere quella di un camuffamento dell'"aquila in cemento armato", previa squadratura, con la nobile pietra di Langa e ciò con tempi e costi contenuti.
Sono, siamo, disponibili a promuovere anche una raccolta di fondi a tale scopo.
Purtroppo, come emerso nel dibattito, tale nefandezza non è soltanto una effigie del passato ma è soprattutto un monito per il futuro e per lo stesso presente che stiamo tristemente vivendo.
Dunque esso è un monumento alla stupidità dell'uomo, in particolare italiano. Homo italicus che incurante del bello (culturale, nelle sue componenti storico-artistico e paesaggistico) nel quale ha avuto il pregio di nascere, tenta in tutti i modi di svilirlo invece che di salvaguardarlo per sé e per le generazioni future, verso le quali abbiamo imperativi categorici.

E' sotto gli occhi di tutti la enorme colata di cemento che da anni investe il nostro Paese, e che imperterrita violenterà ancora il nostro territorio ed il nostro paesaggio (con l'incentivo ad ampliamenti, nuove volumetrie, nuove lottizzazioni, seconde e terze case, capannoni inutilizzati, inutili strade e tangenziali, opere faraoniche per vanità) spesso per mera speculazione edilizia e non per necessità.
Tutto ciò è incentivato dalle scelte politiche nazionali e locali, per muovere l'economia e per sfamare le lobby dei costruttori. Si svendono i gioielli di famiglia, anzi si distruggono, per vivere una notte con l'amante.   
Il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 è gravemente inattuato, le Regioni non hanno varato i piani paesaggistici, le amministrazioni locali spingono al consumo del territorio per fare cassa, la cultura del paesaggio è ancora oggi poco avvertita come fondamentale per la nostra identità culturale, l'avidità del profitto domina i nostri istinti ed esalta l'egoismo italico.

Tutto ciò, come un cancro inarrestabile, sta aggredendo pure il territorio dell'Alta Langa, rimasto ancora vergine perché poco antropizzato.
E' dunque tutto un fluire di capannoni e di altri obbrobri, progettati e voluti da ignoranti, perlomeno della nostra recente storia (dagli anni '60 in poi). Persone e amministrazioni che così operando non comprendono che in tal modo promuovono una politica perdente del territorio poiché gli enogastronomici, gli ecoturisti, il turismo di qualità insomma (straniero soprattutto) che è sempre più attratto dalle Langhe e dal Roero, sono sedotti dalla sua preziosa unicità: la simbiosi tra paesaggio, cultura e gastronomia. Simbiosi che non si può scindere senza compromettere il tutto.
Chi verrebbe a vedere la chiesa bramantesca ove il paesaggio intorno fosse deturpato, involgarito, avvilito ? Chi andrebbe a gustare i grandi vini delle Langhe facendo lo slalom tra capannoni e altre amene costruzioni ?

Occorre recuperare le costruzioni tipiche e consentire poche e necessarie costruzioni, ben integrate nel paesaggio, nonché rimediare agli errori del passato.
Occorre usare il bisturi e non il machete.
Comprendere ciò, ora, è fondamentale. Guardare al passato per non ripetere gli errori in futuro è necessario. In tal senso il municipio di Roccaverano è anche un monumento al passato ma anche un monito per il presente ed il futuro: ci ammonisce a non costruirne altri perché altrimenti rimarranno inamovibili ed ogni giorno ci ricorderanno gli errori compiuti.  

Meno male, vien da dire, che alla colata di cemento che invade la nostra penisola, e l’Alto Piemonte, si oppongono movimenti come "Stop al Consumo di Territorio", al quale aderiamo, ed alcune associazioni ambientaliste e culturali (Italia Nostra ed il Fai su tutte), che hanno pure il merito di infondere la cultura del paesaggio.
Riteniamo dunque che la promozione del paesaggio delle Langhe e del Roero presso l'Unesco, al fine di ottenerne il riconoscimento, sia certamente meritevole ed utile ma che tale promozione presupponga prima l'acquisizione reale (quindi concreta) di una vera cultura del paesaggio, composta da un piano paesaggistico regionale e dalla traduzione di esso in vincoli e scelte da parte delle amministrazioni locali.
Non si può attendere il brand dall'Unesco e poi occuparsi della tutela del territorio.

Come si sa, in edilizia, prima si fanno le fondamenta e poi si costruisce il tetto …

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