No agli Alpini come gli Indiani d'America

di Guido Bonino.
ImageQuesto accorato appello di Guido Bonino, per chi si fosse perso le “puntate precedenti”, è legato al progetto che l’associazione degli Alpini astigiana sta perseguendo e che rischia di portare alla costruzione di una palazzina di solido cemento all’interno del parco (verde) cittadino Rio Crosio. Nessuno obietta la legittima aspettativa dell’ANA a disporre di una propria sede. Ma i cittadini astigiani rivendicano un’attenzione al rispetto di una delle poche aree verdi ancora resistenti nella città di Asti e chiede alle amministrazioni di dirottare la possibilità su una delle (tante) strutture pubbliche o private già esistenti e tristemente vuote. A meno che, come pare, la presenza degli Alpini nel Parco non sia sinonimo di un “presidio” per la sicurezza: inaccettabile davvero …

Leggo l’intervista all’alpino Albino Porro, reduce delle campagne d’Albania, Grecia e Russia, e non posso fare a meno  di non rapportare le vicende vissute da quelle generazioni - quali la battaglia di Nikolaevka - che combatterono, patirono ed in gran parte perirono nel nome della Patria, con il nostro vivere quotidiano ...

Oggi degli Alpini, e come tali  intendo quelli che hanno fatto la “naja alpina”, ne esistono sempre meno. Non solo perché il reclutamento alpino è stato ridotto con la costituzione dell’esercito di professionisti, ma soprattutto perché tra questi non esiste più quel DNA alpino che faceva di ogni ragazzo che aveva indossato il cappello alpino - di padre in figlio e di nonno in nipote - la continuazione di quella storia, di quelle tradizioni e di quel modo di essere che si indentifica in “alpinità”.
Termine che, se etimologicamente poco corretto, indica chiaramente il modo di essere e di vivere all’interno della società di quanti, consci della storia che rappresenta il cappello alpino, ne hanno fatto un emblema della loro vita nel ricordo e nel rispetto di quanti in guerra, come in pace,  “sono andati avanti”.

Ora che la sezione astigiana dell’Associazione Nazionale Alpini, avrà la sua nuova sede all’interno del parco di Rio Crosio, di cui gli alpini astigiani – stando alle delibere – dovranno diventare custodi, cerco di guardare negli occhi l’amico Porro, ma nonostante i molti anni di amicizia ed attività all’interno dell’associazione che mi hanno legato a Lui, proprio non ci riesco!
Albino, tu, reduce e testimone di quel terribile pezzo di storia, riesci a vedere in tutto questo qualcosa di più, o come me pensi a dei guardiaparco con il cappello alpino ?

Gli uomini con quel cappello che tu hai portato sui diversi fronti, e sul quale hai appuntato con orgoglio l’emblema di quella campagna di Russia, tanto funesta quanto carica di gloria per voi che ne foste i partecipi, vengono ora – e per le più contrastate motivazioni – posti a parafulmine di una operazione immobiliare, senza quindi gli onori di una storica sede che sia adeguata a tutto ciò che il cappello alpino rappresenta.

Al parco, dunque. Come in riserva: con qualche bambino che vedendo pattugliare gli uomini la “penna” esordirà: “Mamma, guarda, gli alpini…”, senza sapere chi sono, o meglio furono, le “penne mozze” della nostra storia.

Caro Albino, testimone non solo di un’Italia che forse non c’è più, guardo la tua foto con quel tuo cappello che parla non solo di te, ma di tutte le sofferenze tue e di quelli come te che nella vostra gioventù avete patito per onorarlo, e spero che nella nuova sede, più che sorveglianza del parco e riunioni in vista delle adunate, vi sia spazio per tutta la grande storia degli Alpini –con visite delle scolaresche , soprattutto ma non solo nella ricorrenza della battaglia di Nikolaevka -  in modo che i nostri nipoti, vedendo le “Penne nere” operare possano dire: “Sono i figli degli eroi del Don !”.

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