Una cittadella delle energie rinnovabili nell'area Way Assauto ?

ImageUna proposta dell’Associazione “A Sinistra”.

La vicenda della WayA continua a svilupparsi stancamente e sulla testa dei lavoratori pesa oggi anche il dichiarato fallimento. A questi lavoratori manifestiamo ancora una volta la nostra solidarietà ed il nostro impegno a mobilitarci al loro fianco per rivendicare una soluzione per il loro futuro. Riteniamo però che l'impegno di tutta la città debba essere rivolto anche ad individuare possibili settori di sviluppo. In tal senso abbiamo avanzato alcuni mesi fa questa proposta …

Si tratta del progetto di trasformare l'area che si renderà libera con il trasferimento della fabbrica, in una sorta di “cittadella delle produzioni ecocompatibili”, in cui possano installarsi aziende  operanti nel settore della realizzazione/installazione di impianti e apparecchiature finalizzate alla produzione di energia da fonti rinnovabili ed alla ristrutturazione edilizia volta a migliorare l'efficienza energetica degli edifici.

Questa proposta si propone di evitare l'ennesima speculazione su aree industriali dismesse e di realizzare lo sviluppo di nuove attività produttive che, oltre ad avere positive ricadute sul piano ambientale ed occupazionale, potrebbero contribuire, nei limiti della dimensione del nostro territorio, al risanamento della bilancia dei pagamenti.

UNA ECONOMIA DA RIANIMARE

La nostra provincia sta vivendo un momento di grave crisi economica: molte aziende continuano a registrare una riduzione degli ordinativi, il ricorso alla CIG non accenna a ridursi. Oltre alla quantità, preoccupa la tipologia: l'estendersi della CIG in deroga, che costituisce l'ultima riserva in materia di ammortizzatori sociali.

I primi ad essere colpiti dalla crisi sono stati i lavoratori precari:  assunti a tempo determinato, interinali, lavoratori a progetto. Queste persone hanno perso, nel corso del 2009 e del 2010, il lavoro senza suscitare particolari clamori, quasi che fossero lavoratori invisibili. Non vi sono a questo proposito statistiche aggiornate ma crediamo di poter realisticamente valutare, con strumenti approssimativi ma non distanti dalla realtà, che si sono persi tra i 2 ed i 3 mila posti di lavoro.

Aziende di ogni settore hanno continuato ad utilizzare la CIG e alcune hanno dichiarato esuberi strutturali e, pertanto, per una parte dei loro lavoratori vi è il rischio concreto di perdere il posto.

Il settore che appare più colpito dalla crisi è indubbiamente quello dell'indotto auto dove sono state chiuse, per fallimento o per cessata attività,  una decina di medie aziende (tra i 50 ed i 100 dipendenti);  la grande maggioranza delle aziende continua a far ricorso alla CIG ed in alcuni casi sono state avviate procedure di mobilità.

Non sfuggono alla crisi le aziende produttrici di motori elettrici, in particolare la Askol (ex Ceset) che ha richiesto CIGS ed ha aperto le procedure mobilità per 78 lavoratori.

L'edilizia ha avuto una forte caduta nel primo semestre dello scorso anno a cui è seguita una minima ripresa ma è ben lontana dal raggiungere i livelli occupazionali del 2008. Anche il settore commerciale ha fatto registrare una contrazione preoccupante dell'occupazione ed i nuovi insediamenti commerciali hanno permesso a malapena di recuperare in parte i posti persi con la chiusura di altri esercizi.

In questo contesto l'industria della filiera alimentare ha fatto registrare una discreta tenuta produttiva ed occupazionale, che generalmente ha permesso a queste aziende di evitare il ricorso agli ammortizzatori. Ciò vale sia per le aziende direttamente impegnate nella produzione alimentare (dalla Saclà alle aziende vinicole) a quelle che producono beni per il settore alimentare (Sisa, Avir, Arol, Impress ecc.).

E' però illusorio pensare che questo settore possa recuperare le perdite occupazionali che si sono registrate. Per questo è necessario individuare nuovi settori di attività al fine di creare nuova occupazione.

 

INTERVENTI A SOSTEGNO DELL'OCCUPAZIONE

La crisi occupazionale derivante dalla chiusura e dal fallimento di alcune decine di aziende, in primo luogo la ex “Way Assauto” richiede un intervento degli Enti Locali, delle Associazioni di Industriali, Artigiani, Commercianti, del Sistema bancario, per promuovere attività economiche finalizzate a contenere la crisi.

Noi pensiamo che importanti possibilità per lo sviluppo della nostra provincia derivino dallo sviluppo delle attività finalizzate a migliorare le compatibilità tra ambiente e sviluppo. Individuiamo due tipi di intervento.

Il primo, di più immediata realizzazione, di sostegno della raccolta differenziata e di completamento del processo di raccolta  con produzioni derivanti dal materiale riciclato:

  • utilizzo del materiale controllato e triturato derivante da attività edilizia,
  • avvio di una produzione da materiale plastico di tubi ed altri prodotti da estrusione,
  • selezione rigida e predisposizione di accordi, anche in sede locale, sull'uso del vetro,
  • scorporo di materiale derivante da elettrodomestici e prodotti informatici,
  • raccolta di materiale ferroso e legnoso, costituendo poli di selezione e lavorazione dei materiali raccolti, progettando la realizzazione di una seconda rifiuteria ad Ovest della Città di Asti.

La fattibilità economica di tali progetti deriva dalla somma dei risparmi per lo smaltimento dei rifiuti e dalle risorse conseguite con la vendita dei prodotti da essi derivanti.

Un secondo tipo di intervento è costituito da attività legate alla produzione di energia elettrica non inquinante ed al miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici, che costituisce  un tipo di produzione destinata ad un sempre maggiore sviluppo, per il quale la Comunità Europea investe un numero sempre maggiore di risorse, con l'obiettivo di favorire l'atterraggio nella nostra città di aziende che operano nel settore e dell'installazione di pannelli solari.

 

LA SITUAZIONE ASTIGIANA

Il Piano energetico provinciale è in corso di approvazione, tra ricorrenti polemiche e giuste perplessità avanzate dalle Associazioni ambientaliste.

Gli indirizzi già approvati a livello regionale e nazionale ed i contenuti del primo Quaderno provinciale per l'energia redatto dal Servizio ambiente della Provincia, dimostrano in modo evidente la concretezza della nostra proposta di individuare lo sviluppo delle energie rinnovabili  come volano per creare nuova occupazione. Si deve inoltre tener presente che tali proposte contribuiscono alla realizzazione degli indirizzi dell'Unione Europea in termini di produzione di energia elettrica generata da fonti rinnovabili, il cui mancato rispetto comporterebbe, per l'Italia, il pagamento di rilevanti sanzioni.      

La produzione di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili è, nella nostra provincia, di quantità assai ridotte, tra l'uno ed il due per cento di quella consumata.

Inoltre, sempre a fine 2009, risultano installati 3624 metri quadri di pannelli solari ad uso termico per una produzione complessiva di 2 Gwh termici l'anno. Una quota ridicola se confrontata con quella di altri paesi, anche di quelli che godono di una esposizione solare molto inferiore alla nostra.

Nei prossimi anni, nell'astigiano, specie nel settore industriale, la produzione di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, è destinata ad aumentare, ma siamo ancora a livelli insufficienti, senza le proposte innovative, senza quello scatto di progettualità che sarebbe necessario.

La Comunità Europea pone per i prossimi anni, una serie di obiettivi, che possono essere così sintetizzati:

  • riduzione del 20% delle emissione di CO2,
  • utilizzo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, per una percentuale di almeno il 20, 25% del totale di quella consumata,
  • riduzione delle polveri sottili (PM10) e degli altri inquinanti, prodotti dalla combustione di fonti non rinnovabili.

Questi obiettivi possono essere conseguiti attraverso le seguenti azioni:

  • investimenti nella produzione delle energie rinnovabili,
  • miglioramento dell'efficienza degli usi finali,
  • interventi sulla mobilità delle persone e delle merci, che privilegino i trasporti collettivi, quelli a minore intensità energetica,  e promuovano la sostituzione dei veicoli maggiormente inquinanti.

Il terzo punto richiede la programmazione di interventi economici e politici in un ambito ben più ampio di quello provinciale. Pertanto ci limitiamo ad analizzare i primi due.

 

MIGLIORAMENTO DELL'EFFICIENZA DEGLI USI FINALI

Uno scenario definito da ENEA prevede che in Italia l'obiettivo della riduzione della CO2

possa essere conseguito attraverso miglioramenti nell'uso dell'energia (53%) ed attraverso la sostituzione di fonti fossili con energie rinnovabili (28%).

Il miglioramento degli usi finali di energia prevede una serie di interventi finalizzati a migliorare l'efficienza energetica degli edifici, pubblici e privati, delle installazioni industriali, dell'illuminazione pubblica e dei trasporti.

Particolare rilevanza assumono gli interventi sul settore residenziale che da solo assorbe, per riscaldamento (termico e sanitario) ed uso dell'energia elettrica, il 26% dei consumi finali.

Si possono mettere in cantiere interventi mirati a migliorare l'isolamento termico degli edifici, la termoregolazione degli impianti, l'installazione di generatori ad alto rendimento. Inoltre si deve potenziare l'installazione di pannelli solari per la produzione di calore, che nella nostra provincia registrano ancora una diffusione estremamente ridotta: ad Asti sono stati installati 17 mq. ogni mille abitanti, contro uno standard europeo di 264 per mille.

Anche nel settore pubblico si devono programmare interventi di efficienza energetica, tenendo conto che è proprio il settore pubblico ad avere i maggiori problemi di efficienza energetica vuoi per l'ampiezza dei volumi da riscaldare, per le caratteristiche tecniche dovute, ad esempio, dalla concentrazione della domanda di calore in specifici momenti della giornata, alla dispersione dell'energia, alle esigenze di raffreddamento nei mesi estivi, che in molti casi richiedono più energia del riscaldamento invernale.

Anche in questo caso i problemi ambientali e quelli relativi allo sviluppo dell'economia e dell'occupazione vanno di pari passo, se perseguiti attraverso una programmazione lungimirante. La ristrutturazione degli edifici esistenti potrebbe servire a contenere la crisi nel settore edile, dal momento che permetterebbe ai costruttori di ottenere in breve tempo il pagamento dei lavori effettuati.

Molti costruttori segnalano che uno dei principali problemi del settore  è dovuto al dilatarsi dei tempi con cui vengono venduti gli alloggi di nuova costruzione e dal conseguente ritardo nella remunerazione del capitale investito.

Non stiamo proponendo il libro dei sogni: cifre alla mano, rileviamo che questi interventi potrebbero essere a costo zero, finanziati con i risparmi sulle spese di energia e dai benefici fiscali (anche se attenutati dalla recente legge finanziaria) ed anzi possono comportare risparmi, inizialmente di piccola entità, ma destinati ad aumentare con il passare degli anni, sino ad essere massimizzati al termine del''ammortamento dell'investimento.

 

SVILUPPO DELLA PRODUZIONE ENERGETICA DERIVANTE DA FONTI RINNOVABILI

Queste fonti comprendono l'idroelettrico, il fotovoltaico, la produzione di energia da biogas e biomasse, la cogenerazione, al fine di ottenere una auto produzione di energia elettrica di poco inferiore al 10%  di quella consumata, evitando l'emissione in atmosfera di 55.000 tonnellate di CO2 eq /anno.

Il Quaderno elaborato dalla Provincia di Asti prevede, per i prossimi 5/10 anni un forte aumento dell'energia prodotta con il fotovoltaico (17 Gwh/anno) e lo sfruttamento di biogas (19,5 Gwh/a) e biomasse (tra 60 e 70 Gwh/a), mentre l'idroelettrico presenza minori potenzialità.

Occorre però prestare grande attenzione alle relative problematiche ambientali che potrebbero sorgere dallo sviluppo di tali fonti energetiche.

Ad esempio occorre evitare che l'installazione di pannelli solari, vada a ridurre il terreno destinato all'agricoltura, come è avvenuto nel corso di questi anni. Dal momento che non sempre i terreni agricoli o forestali garantiscono una redditività soddisfacente, mentre la produzione di energia può garantire maggiori introiti, si è manifestata la tendenza a concentrare l'installazione dei pannelli in aree extraurbane. Non a caso il Comune di Asti ed i centri industrializzati della provincia hanno un numero molto basso di impianti fotovoltaici, proporzionalmente all'estensione del loro territorio.

Noi pensiamo che si debba invertire questa tendenza, favorendo l'utilizzo dei tetti dei capannoni industriali e degli edifici pubblici per l'installazione di pannelli fotovoltaici.

 

PER UNA INTELLIGENTE PROGRAMMAZIONE DELLO SVILUPPO ECONOMICO

Alcuni effetti della crisi economica possono essere contrastati progettando interventi ambientali, per cui esistono concrete possibilità di realizzazione. Per questo riteniamo necessario che vengano attuati i seguenti interventi:

  1. puntuale applicazione del Piano Energetico Provinciale e della Delibera Comunale 71, del 15.12.2010, che affida ad ASP il compito di realizzare, con le necessarie sinergie, ”...l'accelerazione di interventi nel settore energia, passando dalla commercializzazione alla produzione...”;
  2. creazione, in collaborazione con l'università, di un centro permanente di ricerca sullo sviluppo delle energie alternative e la loro applicazione nel territorio;
  3. organizzazione di un Ufficio di supporto a quanti intendono investire in tecnologie rinnovabili in grado di produrre, in modo diretto od attraverso convenzioni esterne con il Politecnico e/o studi professionali,  con analisi tecniche, finanziarie, e  con l'assistenza per l'espletamento delle procedure di autorizzazione, in grado di definire progetti per lo sviluppo delle energie rinnovabili ed individuare le relative fonti di finanziamento;
  4. individuazione di forme di convenzione quadro con le banche per il finanziamento dei piani di ottimizzazione energetica e della installazione di tecnologie che permettano la produzione di energie elettriche da fonti rinnovabili, con l'obiettivo di incentivare  lo sviluppo di tali attività;
  5. definizione di progetti per il risparmio energetico nel settore pubblico, che più degli altri necessita di interventi di ottimizzazione energetica;
  6. coinvolgimento dell'Unione Industriale ed altre Associazioni Datoriali per incentivare gli interventi di riconversione.                                                                                    

In questo modo il nostro territorio avrebbe le carte in regola per promuovere un bando di ricerca ed individuare aziende produttrici di pannelli solari o di altre tecnologie volte a produrre energia da fonti rinnovabili che possano installarsi nella nostra città.

La nostra proposta di trasformare nell'area della ex Way Assauto, in una cittadella  per la produzione di energia eco compatibile, troverebbe così una concreta applicazione.

 

DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO WAY ASSAUTO

Criterio generale di progetto

Il principio progettuale normalmente utilizzato per un impianto fotovoltaico è quello di massimizzare la captazione della radiazione solare annua disponibile.

Nel nostro caso la dimensione proponibile dell’impianto è valutabile in un minimo di un MWh.

L'energia totale annua producibile dall'impianto pari a 1.112.000 kWh.

Risparmio di combustibile

Un utile indicatore per definire il risparmio di combustibile derivante dall’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è il fattore di conversione dell’energia elettrica in energia primaria [TEP/MWh]. Questo coefficiente individua le T.E.P. (Tonnellate Equivalenti di Petrolio) necessarie per la realizzazione di 1 MWh di energia, ovvero le TEP risparmiate con l’adozione di tecnologie fotovoltaiche per la produzione di energia elettrica.

TEP risparmiabili in un anno: 0,187x1.112=208 TEP

TEP risparmiabili in 20 anni: 4.160 TEP

Costo presumibile dell’impianto

Il costo medio a Kw di potenza nominale è valutabile oggi intorno a 3.000€/Kw. Con tale costo di riferimento è immediato rilevare, cautelativamente, un costo complessivo di impianto pari a 3 milioni di €.

Ricavi da incentivo

Cautelativamente si può presupporre un incentivo pari a 0,4 € per KWh prodotto. Ciò al di là delle migliori condizioni di incentivazioni dello specifico impianto rispetto agli impianti a carattere abitativo. Il ricavo annuo prevedibile per incentivazioni risulta pari a 444.800€.

Ricavi da produzione di energia

Considerando un prezzo cautelativamente presunto dell’energia elettrica pari a 0,14 €/Kwh (si dovrebbe tenere conto del presumibile aumento del costo dell’energia nel corso dei 20 anni di vita dell’impianto e della possibilità di produzione per utilizzo proprio) il ricavo annuo prevedibile per produzione risulta pari a 166.800

Ricavi da incentivazione e da produzione pari a 611.600€ all’anno.

Il tempo presumibile di ritorno dell’investimento è cautelativamente calcolato in 7 anni.

Inoltre, potrebbe essere preso in considerazione un impianto di pirogassificazione (che consenterebbe, attraverso un processo di gassificazione di biomassa, la produzione di gas combustibile da poter utilizzare per la produzione di energia elettrica e di energia termica), con tempi di ritorno dell’investimento stimabili in 4/5 anni.

 

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