Anche in Italia la clausola di salvaguardia contro gli OGM

Anche l'Italia ha deciso di attivare la cosiddetta "clausola di salvaguardia" sugli OGM. In linea con una parte consistente di Stati membri, il Ministero delle Politiche Agricole ha sottoposto al  Ministero delle Politiche Comunitarie la richiesta di avviare la  procedura per l'attivazione della clausola di salvaguardia sul mais OGM MON 810, dando attuazione alla direttiva europea che riconosce agli Stati membri il diritto di decidere  se limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio, anche se autorizzati a livello comunitario, per motivi di opportunità ambientale o sanitaria.

In attesa di valutare se e in che termini di potranno in futuro invocare ragioni socio-economiche, è questo il margine di manovra che lo Stato italiano sembra opportunamente intenzionato a utilizzare.

La situazione spagnola in cui le coltivazioni transgeniche hanno cannibalizzato le coltivazioni biologiche e convenzionali di mais ha evidenziato le lesive ripercussioni dell'un utilizzo degli OGM in agricoltura. Se poi si considera il sistema produttivo agricolo italiano, in cui, stando ai dati preliminari del 6° Censimento ISTAT sull'Agricoltura le aziende hanno una media di sette ettari, è chiaro che risulta impercorribile la strada di una convivenza "pacifica" tra  coltivazioni transgeniche e coltivazioni biologiche e convenzionale.

La scelta italiana, con quella di Austria, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Ungheria che hanno già attivato la clausola di salvaguardia, conferma, quindi, un chiaro orientamento europeo volto a intervenire a tutela dei sistemi di coltivazione convenzionali e biologici.

È in quest'ottica che il risultato italiano, frutto della mobilitazione della società civile e di associazioni di settore, come AIAB! , è da testimoniare dovutamente in Europa: un'occasione a breve è offerta dal Forum Nyéléni sulla sovranità alimentare, che, dal 16 al 21 agosto, vedrà riuniti movimenti e organizzazioni contadine del Vecchio Continente per parlare e riflettere di come sia possibile riorganizzare i sistemi agricoli e alimentari sia a  livello europeo che a livello globale. L'AIAB si farà portavoce di questa rilevante novità per valorizzare un capitale importante e un  esempio da ripetere anche in altri Paesi europei.

(Tratto da: BioAgricoltura Notizie)

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