La crociata pro OGM dell'Europa

Mercoledì scorso, la Commissione Europea, ha iniziato le procedure di autorizzazione per la coltivazione delle varietà di mais geneticamente modificate BT 11 della multinazionale Syngenta e BT 1105 del gruppo Pioneer-Dow. La decisione passa ora al Comitato di autorizzazione degli OGM, composto da esperti dei 27 paesi membri, che dovrebbe riunirsi tra circa sei settimane. Se gli esperti non arrivassero ad un voto finale risolutivo, la palla dovrebbe ritornare di nuovo alla Commissione per la decisione definitiva.

Il pacchetto di misure proposto dalla Commissione va oltre, perché ha respinto la richiesta di moratoria per il mais biotech MON810, la cui coltivazione è stata sospesa in Francia, Grecia e Ungheria, in applicazione della clausola di salvaguardia prevista dalla normativa europea. Anche su questi dossier saranno i 27 governi europei a pronunciarsi.

Secondo Luca Colombo, agronomo della Fondazione diritti genetici, tutto questo sta avvenendo perché “nel corso dell’estate il presidente Barroso in persona ha organizzato dei momenti di confronto informale, direi clandestini, coi Paesi membri, per arrivare a definire una modalità di lavoro e di approvazione, un atteggiamento verso questi OGM più favorevole. Queste riunioni sono state documentate dall’Indipendent on sunday in un articolo mai smentito”.

Sul mais transgenico continuano ad esserci punti di vista opposti tra l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e i lavori di ricercatori indipendenti, che evidenziano rischi per la salute umana e l’ecosistema. Tanto è vero che lo scorso 4 dicembre, il Consiglio dei ministri dell’ambiente dell’Unione Europea aveva adottato un testo che chiedeva una migliore valutazione a lungo termine dei rischi ambientali e socio-economici, con la possibilità per gli stati membri di creare - a determinate condizioni - delle aree ogm-free.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

Roberto Bosio

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