Un interessante progetto agricolo partito dal basso

ImageIl progetto è denominato CAP (comunità agricola di produzione) ed è stato elaborato inizialmente da alcuni membri del GAS di Calci (Pisa). Questa iniziativa intende riunire circa 70-100 famiglie o singoli che con un contributo mensile di 50 Euro forniranno le risorse finanziarie per pagare uno stipendio mensile (con tanto di contributi INPS) ad un agricoltore professionista, che avrà il compito di coltivare circa 2 ettari di terreno situati vicino al paese di Riglione, a pochi chilometri da Pisa. Naturalmente i frutti del lavoro saranno distribuiti tra tutti gli associati. Fin qui nulla di strano, in quanto si tratterebbe di una semplice esperienza di co-farming, già collaudata in Giappone e negli Stati Uniti in forme simili. Ma oltre a questo si è deciso che tutti i partecipanti al progetto dovranno dedicare alcune giornate lavorative all'anno, "sul campo", secondo le proprie capacità individuali ...

 

Il senso del progetto

Uscire dalla logica di pagare la verdura a peso, intervenire direttamente ed in maniera partecipata nell'attività di produzione per sensibilizzare le persone alla cultura della terra, difendere il territorio, iniziando eventualmente a coltivare anche terreni comunali lasciati in stato di completo abbandono.

L'obiettivo è quello di rendere sostenibile l'attività agricola, garantendo:

- dignità lavorativa a chi produce (tutele e salario dignitoso);

- una coltivazione nel rispetto della terra (biologica/biodinamica);

- filiera corta;

- partecipazione attiva ai vari processi decisionali e produttivi.

Infine, lo scopo implicito di tutto questo consiste proprio nella difesa del territorio dalla speculazione crescente, che qui a Pisa si fa sentire come nel resto del paese.

Per fare questo abbiamo pensato di dover uscire dalla logica di acquistare la verdura a peso per passare ad un'idea di comunità agricola. Al coltivatore viene garantito uno stipendio di base e le famiglie ricevono la verdura a seconda di quanto la terra offre. Il rischio di un'annata di bassa produzione a causa, ad esempio, del maltempo, non ricade su chi coltiva, ma sull'intera comunità. La comunità stessa, in alcuni momenti dell'anno, sostiene chi lavora la terra nell'attività, offrendo parte del suo tempo. La comunità diventa parte integrante del progetto produttivo, il contadino è parte integrante della comunità. Si crea così una sinergia di scambio dove le parti in causa reciprocamente si influenzano creando una comunità  virtuosa.

Ciascuna famiglia o singolo si impegna a rimanere nel progetto per almeno tre anni o a trovare un sostituto nel momento in cui decidesse di abbandonare.

Da questo deriva un'entrata annuale che servirà a garantire:

- un salario regolare al coltivatore;

- eventuale forza lavoro da affiancare nei momenti di picco del lavoro;

- sostenere i costi di produzione (sementi, canoni di locazione ...);

- investimenti (attrezzature, serre, macchinari ...).

Il contadino si impegna a programmare la produzione al fine di garantire un fornitura settimanale di ortaggi.

L'eventuale extra-produzione può essere venduta attraverso altri canali (mercato contadino, rete produttori, altri Gas) e il ricavato è della comunità che lo reinveste nel progetto, oppure può essere trasformata  per poi essere utilizzata nella comunità (progetto da definire).

Questo progetto è un processo rispetto al quale sono definite le linee guida al fine di renderlo operativo. L'assemblea formata dalla comunità avrà il compito di affinarlo e migliorarlo sotto vari punti di vista: aspetti tecnici, processi decisionali, forma organizzativa ecc.

Aggiungeremmo, tra gli scopi del progetto, quello di sottrarre terreni agricoli alla speculazione edilizia dilagante, quindi uno scopo di tutela e valorizzazione del territorio locale.

Appena saranno raccolte le adesioni definitive sarà necessario costituire e dare vita a tutte le attività che renderanno operativo il progetto:

- la costituzione dell’assemblea comunitaria

- la definizione dei programmi operativi di produzione

- la forma organizzativa

- la redazione di uno “statuto comunitario”

- la predisposizione di un “bilancio sociale” preventivo e consuntivo

- lo studio di forme di partecipazione per ore lavoro o utilizzando forme come la banca del tempo.

Per quanto ci è dato sapere in Italia esistono già altri progetti simili a Pordenone (che il nostro contadino ha visitato per raccogliere informazioni), a Venezia e a Torino, ma tutte queste hanno un carattere molto meno complesso.

Questo progetto è nato all'interno del Distretto di Economia Solidale di Pisa ( maggiori dettagli su: https://respisa.org/) e speriamo che possa presto diffondersi in tutta Italia.

 

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