C'è chi produce e chi acquista: ma il Mercato inizia a cambiare ...

Imagedi Alessandro Mortarino.

Un incontro a Torino fra decine di Imprenditori artigiani della CNA, i Gruppi di Acquisto Solidali e quelli Collettivi, pone le basi per una nuova forma di collaborazione “post-commerciale” tra Produttori e Consumatori. Le Imprese cercano nuovi sbocchi di Mercato, i Consumatori “consapevoli” ribaltano il concetto stesso di “Mercato” e gli scenari si allargano …

Niente paura, non vogliamo (pre)occuparci di sentenziare la fine di un'era (quella ormai nota come "new global" o dell'apertura dei Mercati internazionali per qualunque operatore) ma, molto più semplicemente, tentare di ragionare sul ruolo di una classe datoriale in un contesto non facile per nessun ceto imprenditoriale. La burrasca che ha seguito la grande crisi dello scorso anno - tutt'altro che sopita e tutt'altro che lasciata alle nostre spalle - ha messo in luce molti dei limiti che quel "new deal" agognato alla fine del secolo scorso, tutti ci aveva avvolti.

Oggi siamo qui. In molti. L'intera popolazione mondiale, cresciuta ulteriormente di svariati milioni e, in particolare, nelle aree di minore sviluppo economico.

Persone. O, se preferite, "Attori": sociali, politici, economici; animali pensanti, insomma ...

In tanti e con problemi assai simili, con prospettive certamente assimilabili. A patto che ciascuno di noi, dall'orbita del proprio ruolo, sappia calarsi nelle profonde voragini dell'oggi per comprendere le chance del domani.

Cioè sappia parcheggiare i propri occhiali sul più adiacente dei comodini e abbia voglia di indossare nuove lenti, per osservare la realtà con uno sguardo non abituale.

Così facendo, possiamo scoprire che la dimensione d'impresa non è un fattore secondario. E che la "forza" della piccola struttura (purchè organizzata e "ragionata" nel profondo) può non essere una bandiera esposta al vento di qualche incombente bufera.

Queste riflessioni sento di doverle calare al termine di una sperimentazione sul campo: un incontro/convegno organizzato nei giorni scorsi dall’associazione degli artigiani della CNA di Torino per tentare di mettere a confronto le esperienze delle imprese alimentari e delle nuove generazioni imprenditoriali con quelle (varie e colorate) dei Gruppi di Acquisto (Solidali, Collettivi, Popolari, Comunali, Proletari …), che mi ha visto complice nei panni di moderatore e stimolatore del dibattito.

Un’iniziativa importante, a mio avviso, perché le “cose” si comprendono meglio attraverso le testimonianze di chi, in prima persona, si è interrogato sul concetto di “Mercato” moderno e ne ha tratto (già …) conclusioni operative. Ciò vale tanto per le Imprese quanto per i Consumatori (o ConsumAttori …): due lati di una medaglia che fino a ieri appartenevano alla vecchia costruzione di un Mercato ora in profonda discussione.

 

Che cos’è un GAS – Gruppo di Acquisto Solidale

E’ un'iniziativa che si può realizzare con grande facilità, senza burocrazia e senza formalizzazioni, poichè non occorre costituirsi sotto forma di associazione, consorzio od altro. L’iniziativa permette di riunire un gruppo limitato di nuclei famigliari per acquistare assieme e consumare prodotti del territorio, prodotti etici e/o prodotti biologici, direttamente da chi li produce.

L’obiettivo è di:

  • privilegiare produttori di piccola dimensione (aziende famigliari, cooperative, cooperative sociali), attenti alla dignità del Lavoro;
  • acquistare merci (sia alimentari e sia vestiario, detersivi, cosmetici …) locali, allo scopo di risparmiare l’ambiente da sprechi energetici, trasporti, inquinamento, imballaggi inutili ecc.;
  • prediligere prodotti ottenuti nel profondo rispetto della natura e delle sue leggi, cioè prevalentemente coltivati, prodotti e trasformati senza l’uso di sostanze chimiche (con positive ricadute sulla salute delle persone);
  • valorizzare l’economia del territorio e le relazioni tra persone (uscendo dallo schema Produttore/Consumatore);
  • ridurre il prezzo di acquisto dei prodotti etici e biologici, rivolgendosi direttamente alla “fonte” (il produttore);
  • consentire una riduzione dei tempi necessari a fare la spesa, sfruttando i vantaggi organizzativi offerti dal GAS.

Dal punto di vista operativo, normalmente i GAS si riuniscono una volta al mese per decidere comunemente gli acquisti, le tempistiche di consegna, la scelta dei fornitori; attività che vengono poi gestite attraverso le specifiche mailing list di ciascun gruppo. A lungo andare, il GAS diventa uno strumento per scambiarsi esperienze, crescere assieme, cooperare nella vita quotidiana ben oltre il semplice atto dell’acquistare ...

Secondo www.retegas.org (attualmente il più autorevole strumento di conoscenza del fenomeno) i GAS operanti in Italia sono 559, a cui si aggiungono 11 Distretti di Economia Solidale, cioè “reti” che tentano di trasformare in “sistema” le attività dei singoli gruppi. Ma, ogni giorno, nuovi GAS avviano i loro primi passi e molti paiono ancora sfuggire al censimento. Con qualche margine di (accettabile) approssimazione, si può considerare che gli aderenti ai GAS italiani rappresentino già il tre per mille della popolazione nazionale (circa 180/200 mila persone).

 

 

Che cos’è un GAC – Gruppo di Acquisto Collettivo

Il Gruppo d’Acquisto Collettivo consiste in un insieme di persone che provvedono a effettuare i loro acquisti in maniera comune direttamente dai produttori. La sua organizzazione prevede qualche minore valutazione degli aspetti "etici" che caratterizza, invece, l'attività dei GAS ma si indirizza ugualmente sulla scelta di produttori e trasformatori biologici, sulla "filiera corta" e sulla vicinanza tra luogo di produzione e di consumo.

Esemplare l’esperienza del Progetto di filiera corta realizzato, dal 2007 ad oggi, dal Movimento Consumatori in partenariato con la Provincia di Torino nell’ambito del Programma Triennale di Politiche Pubbliche di contrasto alla Vulnerabilità Sociale e alla Povertà della Provincia di Torino. Un progetto nato per consentire alle famiglie a minor reddito, in questa era di riduzione del potere d'acquisto dei salari, di contenere le loro spese senza dover rinunciare alla qualità dei prodotti primari.

Risparmio garantito, appunto, dall’abbattimento dei costi di intermediazione commerciale: chi consuma dialoga direttamente (attraverso una “centrale di acquisto”) con chi produce e ciò genera vantaggi anche per il Produttore, che ha maggiori garanzie sulla costanza periodica delle forniture e sul prezzo trasparente (e remunerativo) concordato.

 

Le Imprese

Quelle che già hanno intrapreso rapporti fattivi con i Gruppi di Acquisto, si dichiarano entusiasti: ortofrutticoltori, panificatori, torrefattori, artigiani cioccolatieri, risicoltori e ogni altra produzione agroalimentare.

Ma non solo: aziende calzaturiere, produttori di detergenti, cosmetici, tessili e chi più ne ha più ne metta …

Un Mercato ? Se vogliamo utilizzare questo termine, sì. Senz’altro.

Ma un “altro Mercato”, sinonimo di una “altra Economia” che può diventare patrimonio di chiunque, ma non di tutti. Perché gli aspetti di quell’obiettivo finale (cioè la vera sostenibilità delle nostre azioni) che questi Gruppi di Acquisti evidenziano, trovano corrispondenza solo nei confronti di una nuova capacità delle Imprese ad entrare nel meccanismo di un rapporto diretto e non mediato. Fatto di relazioni (umane), fatto di capacità comunicativa, fatto di aspetti intimi che non permettono più ipocrisie ma assoluta trasparenza, nei comportamenti e nelle aspettative reciproche.

Alla luce del citato incontro e di diversi anni di esperienze personali e professionali, mi verrebbe da sostenere che lo spazio di azione è illimitato e tale illimitatezza pone le basi ad un nuovo modo di pensare l’economia quotidiana.

Ma, attenzione: ho parlato di capacità comunicativa. Che non sempre le imprese colgono come ganglio centrale del loro operare.

Il marketing rischia di non essere più quella scienza (mai troppo esatta …) in grado di guidare le sfide del futuro.

Ben venga, dunque, l’era di uno “smarketing”. In cui le relazioni dirette fra Fornitori e Consumatori sappiano trasformarsi in slanci condivisi, proposte reciproche, costruzione.

E’ il trionfo della cultura ravvicinata, di prossimità, del ritrovato amalgama sul (e del) Territorio. In una civiltà del post-globale, crediamo sia un affascinante universo dentro cui tuffarsi senza esitazioni.

Che nessuno perda l’occasione, allora. Perché il cambiamento è il succo della vita: ciò che i dinosauri – tanti secoli or sono – non seppero comprendere …

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