Danneggiamoli a casa nostra

ImageAltro che aiutiamoli a casa loro! … Questa è la sintetica storia di un caso di ordinaria angheria segnalatoci da Rosario Ragusa. Accade ad Asti e porta con sé un ampio corollario di nefandezze sociali: sfruttamento del lavoro, razzismo, omertà. Tutto ha origine con un appalto del CO.GE.SA. (Consorzio di Comuni per le cure socio-assistenziali) relativo alla ristrutturazione dell’immobile sito in Via Baroncini. Vince la gara d’appalto la ditta ITE Group di Modena, che subappalta (o assume ?) per l’esecuzione dei lavori la non meglio identificata ditta SALLAMI EP SAMARA NOURA (Nour Costruzioni) di Trieste …

La Nour invia, nel Novembre 2010, da Trieste ad Asti, sette immigrati tunisini, con regolare carta di soggiorno, allo scopo di eseguire le attività di ristrutturazione necessarie. I lavoratori tunisini, all’atto del loro trasferimento, danno disdetta dalle abitazioni che affittavano (o comunque cessano di pagare l’affitto …).

La Ditta in questione pare intestata ad una "signora" mentre il marito risulterebbe esserne un semplice dipendente (indiscrezioni segnalano che gli stessi lavoratori tunisini – che risultano poco padroni della lingua italiana - avrebbero anche prestato denaro all’uomo per finanziarne l’attività).

Nel passato paiono essersi già verificati episodi poco edificanti, in particolare due vertenze di lavoro (transate) e qualche ventilata minaccia. Fatto sta che - non avendo mai ricevuto alcuno stipendio - in marzo uno dei lavoratori tunisini sala su una gru del cantiere per manifestare la sua condizione. E qui emerge il problema.

Problema che pare ora “risolto” dalla ITE (il Consorzio CO.GE.SA. aveva vigilato sulle mancanze di assicurazioni mutualistiche, infortunistiche e previdenziali ? E circa la mancata erogazione del salario agli addetti ?) con una concessione di circa 3.400 € a persona (cioè per ogni immigrato).

Di tale “concessione” si è fatta carico la ITE Group, concludendo così la vicenda; a ben osservare, le cifre spettanti ai lavoratori tunisini risultavano ben più pingui (circa 12.000 euro cadauno), ma la situazione contingente ha stimolato la transazione “cash” e la conclusione della intricata questione.

Gli immigrati si erano rivolti al Coordinamento Asti Est (che si occupa di diritto alla casa) per avere solidarietà e alloggio e alla Fillea per il sostegno della vertenza.

Al termine della vicenda, che fine hanno fatto i sette lavoratori tunisini ?

Uno sarebbe già rientrato nel suo paese d’origine: ne resterebbero 6. Che ora tornano a Trieste con l’idea di rinnovare il permesso di soggiorno in scadenza e tornare in Tunisia per rivedere le famiglie.

Ragusa ha chiesto che il loro rientro a Trieste e le prossime presumibili peripezie fossero seguite dal PRC friulano.

In questo nostro mondo sempre meno a misura di uomini e sempre più a misura di “furbetti” di quartierini ormai troppo estesi e troppo globali … cerchiamo di restare umani !

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