Un po' di misericordia, per favore

di Javier Cercas.

...Quello che invece so è che non esiste categoria più diffamata dei politici. E non soltanto nella Spagna attuale; non cadete nell'equivoco: è successo quasi in ogni epoca e in ogni paese; diffamare i politici non è un insostituibile sport nazionale: è un insostituibile sport universale. Direte che non è impossibile che molti di questi insulti raccontino più degli insultatori che degli insultati, ed è vero, ma ciò non fa che rafforzare la mia idea. Difatti, sarebbe molto facile compilare un'antologia di vituperi contro i politici. Ne improvviso una...

A metà del XVIII secolo, Jonathan Swift li accusava di essere insolenti, corrotti e bugiardi, mentre più o meno nello stesso periodo, Voltaire scriveva a Federico di Prussia: «La parola politica significava, in origine, cittadino; e oggi, grazie alla nostra perversione, è arrivata a significare colui che inganna i cittadini». Alla fine del XIX secolo Ambrose Bierce definiva così il termine politica: «Mezzo per guadagnarsi da vivere preferito dalla parte più degradata delle nostre classi delinquenziali».

A metà del XX secolo, Josep Pla dichiarò: «La società è composta da un gregge di ciechi guidato da una manciata di pazzi».
Folli, delinquenti, bugiardi, corrotti e insolenti: la lista di insulti potrebbe allungarsi all'infinito. Non dico che siano del tutto privi di fondamento; affermo che a questo punto risultano noiosi come il più noioso dei clichè, e che per di più ignorano un fatto essenziale. E' stato Enzensberger, quasi 15 anni fa, a chiedere, con coraggio da pioniere, compassione per i politici. Nessuno badò alla sua richiesta: lo scopo di queste righe è aggregarmi a quella petizione. Perchè, come non chiedere misericordia per la classe più sfavorita (o una delle più sfavorite) delle società occidentali, la cosiddetta classe politica?

Tra di noi, i politici conducono una vita triste, sporca, angosciata e amara. In gran parte sono persone senza mestiere noto, che hanno dovuto trascurare gli studi per farsi largo a gomitate in una carriera brutale. Non sono più babbei degli altri, ma è vero che fanno più fatica a imparare dai loro errori, forse perchè la maggior parte non ha conoscenze tecniche e perchè il loro orizzonte mentale è limitato alle prossime elezioni. Non hanno una vita personale: vivono permanentemente sottomessi al tormento infinito e all'infinita noia delle riunioni, e quando non sono in riunione si infliggono senza la minima considerazione la lettura di infiniti rapporti scritti in una prosa ripugnante; sono privi della libertà di espressione, poichè la disciplina di partito esclude la manifestazione di qualunque idea propria, costringendoli tuttavia al contempo a fare propria una vacua loquacità; si sottopongono all'umiliazione di vivere continuamente in vetrina, facendo costante esibizione di se stessi e partecipando a ogni tipo di ridicolaggine, comprese le fiere folcloristiche e le processioni della Settimana Santa; non hanno tempo per scopare, per leggere, per andare al cinema, assillati come sono dalla tirannia dell'agenda e completamente alienati, ignoranti di tutto quanto accade nelle strade - e più in alto salgono, più ignoranti sono - e di qualunque sincero rapporto umano, prigionieri degli uffici e delle auto ufficiali e del panico per i sondaggi e per i compagni di partito - molto più spietati degli avversari - e anche per una disoccupazione che, visto che in gran parte non hanno un mestiere, può essere soltanto sordida e degradante, sprofondati senza tregua in una depressione che, con perfetta logica clinica, si manifesta sotto forma di euforia permanente, di ansia malata per comparire nelle foto e di dolorosissimi deliri di onnipotenza e di genialità personale, sapendo che la loro unica strada possibile è quella dell'ascesa e, più salgono per quella strada, più dura sarà la caduta.

E tutto questo tormento infernale per uno stipendio inferiore a quello di moltissimi dirigenti di moltissime aziende, e soltanto per saziare la passione cretina per la notorietà e la passione per il potere, che sono insaziabili...

Insomma, ho già detto che tutto questo l'ha spiegato Enzensberger anni fa e anche molto meglio, però - come ho detto - nessuno gli ha dato retta. E' ora di smetterla con gli insulti. E' ora di avere un po' di misericordia, se non per giustizia o per bontà, almeno per motivi pratici. Perchè immaginate che un giorno i nostri politici prendano coscienza della vita spaventosa che conducono e decidano di mandare tutto al diavolo. Immaginatelo. E poi ditemi chi avrà il coraggio di sostituirli.

Brano tratto da "Colpi alla cieca", Le Fenici Rosse, Guanda Edizioni e già pubblicato su El Pais Semanal, 23.3.2006.

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