Niente referendum cittadino a quorum zero per Asti



Il Consiglio comunale di Asti ha dibattuto la richiesta di modifica del regolamento sull’Istituto della partecipazione popolare formulata attraverso una petizione sottoscritta da oltre 500 cittadini e avanzata da cinque consiglieri di minoranza. La modifica richiesta era quella di consentire referendum cittadini (nella circostanza specifica legato al progetto di teleriscaldamento urbano) senza alcun quorum, attualmente vincolato al voto di almeno la metà dei cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune. E la decisione della maggioranza del consiglio comunale, come si temeva, è stata negativa: nessuna modifica al regolamento, dunque niente quorum zero ...

Eppure questa opzione era prevista nel programma elettorale della coalizione del Sindaco Brignolo che, agli organi di stampa, ha spiegato nei giorni scorsi come quel punto fosse stato inserito per "accontentare" la consigliera Anna Bosia, allora componente della maggioranza e ora non più.
Dunque quel programma elettorale si scopre oggi essere non il frutto di una condivisione, ma la semplice sommatoria di singoli interessi o volontà: non crediamo sia un buon contributo alla sete di democrazia reale che anima i cittadini, palesemente sempre più lontani dalla politica ...

L'introduzione del quorum zero per il referendum è considerato uno strumento innovativo per restituire un ruolo di cittadinanza attiva e favorire la partecipazione alle scelte delle comunità locali, stimolando gli elettori ad esprimersi alle consultazioni anzichè preferire l'astensione. Diversi Comuni italiani hanno già introdotto l'Istituto del quorum zero nei loro regolamenti; tra essi il caso forse più noto è quello di Vicenza, città di dimensioni maggiori rispetto ad Asti, che dimostra come - in presenza di una volontà politica - questo strumento di "nuova democrazia" possa essere compreso senza problemi nelle modalità deliberative di un ente locale.

I referendum che non prevedono il quorum sono già una realtà consolidata in molti paesi che hanno una lunga storia democratica: Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Islanda, Spagna, Malta, Lussemburgo, Finlandia, Austria, oltre che ovviamente nella patria dei referendum, la Svizzera (dove è richiesta la maggioranza dei votanti e dei cantoni) e il Lichtenstein.
Negli USA non esiste il referendum a livello federale, ma i 27 stati USA che lo prevedono, hanno quorum zero. Anche in Nuova Zelanda, altra nazione che ricorre frequentemente alla consultazione referendaria, non è previsto quorum, lo stesso accade in Australia dove è richiesta la maggioranza dei votanti e degli stati.

Secondo Paolo Michelotto, uno dei maggiori esperti sull'argomento, i referendum vengono proposti dai cittadini quando l’amministrazione non ascolta le loro richieste. Quindi “i sostenitori del SI” rappresentano quasi sempre i cittadini mentre “i sostenitori del NO” le amministrazioni, che rispetto ai cittadini hanno maggiori possibilità in termini di soldi, tempo, interessi, capacità ed attenzioni mediatiche. L’imposizione del quorum regala ai sostenitori del NO un ulteriore e ingiusto vantaggio grazie alla facile possibilità di boicottare il referendum attraverso l’invito all’astensione.

Dietro l’apparenza di una regola che sembra preservare il senso della democrazia, con il quorum in realtà viene messo un bastone tra le ruote all’unico strumento con cui i cittadini possono intervenire nella gestione del potere.
Il quorum è il metodo con cui chi ha il potere cerca il più possibile di tutelarsi dal controllo dei cittadini, salvando le apparenze democratiche. Infatti viene dato lo strumento del referendum in mano ai cittadini, ma poi viene molto limitato nel suo potere effettivo con l’introduzione del quorum che fa sì che venga sempre, o quasi sempre, invalidato.

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