ASP: una piacevole discussione. Ma ora?...

A cosa serve un Consiglio Comunale Aperto? La risposta è semplice: serve a dare voce in forma collettiva a un dibattito su un tema di particolare rilevanza che riguarda l'intera collettività territoriale. E', dunque, uno strumento "alto" di democrazia per favorire lo scambio di notizie, suggerimenti, analisi, proposte ed è strettamente legato a una situazione di attualità e di "allarme". Non è il caso del CCA (abbreviamo per comodità) tenutosi in municipio ad Asti la sera di lunedì 17 febbraio: un momento di democrazia, sì; ma "monco" in quanto tutti coloro che hanno avuto l'opportunità di declinare concetti e di ampliare l'orizzonte di un dibattito necessario, hanno dovuto scontrarsi con il vero punto di partenza di qualunque allargata discussione: qual è la situazione attuale? Difficile proporre soluzioni per un problema di cui non si sa, compiutamente, quale sia la dimensione...

Già, proprio così. Sette cittadini lo hanno puntualmente fatto notare. Nonostante la mancanza di sufficiente chiarezza sui perchè dei difficili rapporti odierni tra socio pubblico (Comune di Asti) e socio privato (Nos SpA), hanno comunque proposto le loro visioni e quelle di una parte rilevante della "società civile", suggerendo l'ipotesi di immaginare un percorso di ripubblicizzazione almeno per il servizio idrico integrato (Alessandro Mortarino per il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche); la ripresa di dialogo tra lavoratori e management (Luca Quagliotti per le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil); l'attenzione verso il cittadino-utente e la revisione delle quote tariffarie in bolletta (Paolo Montrucchio); un diverso peso della parte pubblica nel Consiglio di Amministrazione dell'ASP e la definizione di una visione di sviluppo (Bruno Bego, Pierluigi Graziano e Claudio Caron); una politica del trasporto pubblico locale per rendere meno necessario l'utilizzo della mobilità individuale e contribuire al contrasto al cambiamento climatico (Valentina Moro per i giovani del Fridays For Future). Il tutto in assenza totale dei vertici di ASP e NOS, di cui tutti si attendevano almeno un intervento pubblico.

Poi un'ora di circostanziata disamina del Sindaco Rasero, con la minuziosa ricostruzione cronologica del percorso dal 2001 a oggi attraverso i documenti ufficiali agli atti. Ma tutti i presenti erano in attesa di ascoltare la voce del Sindaco rivolta non al passato ma al futuro, risolto in pochi minuti finali e sintetizzabile così: la prossima settimana approveremo in Giunta i termini per i nuovi contratti di servizio con una scadenza prolungata per i prossimi due anni; e nei prossimi due anni stabiliremo con il nostro socio privato gli indirizzi industriali di una grande ASP. Intanto i soci privati stanno discutendo tra loro la questione ed è evidente che se ci sono problemi in questa vicenda, i problemi stanno proprio tra loro.

A seguire gli interventi di molti consiglieri di minoranza e di maggioranza, l'approvazione di un ordine del giorno che impegna il Sindaco (ma non più di tanto) e tutti a casa dopo quasi 6 ore di dibattito.
Utile? Speriamo...

Qui vi proponiamo l'intervento di Bruno Bego, che ben sintetizza situazione e preoccupazioni di tutti.

E’ la prima volta che mi capita di parlare in Consiglio Comunale non da dipendente ASP. Ho iniziato la mia attività in azienda dal 1° gennaio 1997 e ho avuto la possibilità di vivere ed assistere le varie trasformazioni  che nel corso di questi oltre 20 anni hanno riguardato la strutturazione  societaria.
Ho avuto quindi modo di vivere modelli gestionali diversi e, dal 2002 in avanti, ho avuto anche la possibilità di valutare, pur in presenza della medesima struttura societaria, diversi approcci gestionali.
Personalmente non sono mai stato pregiudizialmente contrario all’ingresso di soci privati nelle aziende incaricate di servizi pubblici locali. Ho sempre però ribadito che i servizi pubblici essenziali non devono produrre utili o, meglio, che il livello degli utili deve essere commisurato al raggiungimento di un equilibrio finanziario che consenta una gestione aziendale non in deficit, per non contribuire all’innalzamento della fiscalità generale.

Premesso ciò, il primo inciso che voglio fare è quello relativo all’individuazione del socio operativo. Il raggruppamento di impresa (che poi ha costituito NOS SpA) è risultato vincitore della gara sulla base fondamentalmente di due ordini di valutazioni. Uno, il principale (che ha consentito di fatto l’aggiudicazione) di carattere economico (9 milioni in più del secondo) e l’altro di carattere tecnico. In parole povere la Commissione di gara ha valutato anche il progetto di sviluppo aziendale presentato. All’interno di questo progetto era chiaramente indicato che le aziende presenti in NOS avrebbero supportato ASP nel percorso di crescita attraverso la messa a disposizione di know-how, di supporto tecnico e  consulenziale. Questa disponibilità era stata naturalmente oggetto di valutazione attraverso l’assegnazione di un punteggio.

E vengo alla prima affermazione. Non era indicato da nessuna parte che questo tipo di supporto prevedesse una remunerazione.
La gestione di ASP, dall’ingresso dei privati ad oggi, secondo me, può essere tranquillamente suddivisa in tre macro periodi: uno dal 2002 al 2012, uno dal 2012 al 2015 e uno dal 2015 a oggi (quest’ultimo a sua volta suddiviso in due periodi: dal 2015 a giugno 2017 e da giugno 2017 a oggi).
Come detto, a partire dal 2002 e fino al 2015 i rapporti tra i soci sono stati sostanzialmente regolati dai Patti Parasociali come previsto in fase di gara. Per la verità nel 2010 sono stati sottoscritti nuovi patti parasociali che però non contenevano significative differenze gestionali  rispetto a quelli previsti dal bando di gara.
Sostanzialmente nei primi 10 anni ASP mista ha conosciuto una significativa espansione delle sue attività riuscendo, da un lato, a  garantire una discreta distribuzione di utili ai soci e, dall’altro, a incrementare il numero delle persone occupate senza, con questo, provocare l’aumento delle tariffe.
Banalizzando si può dire che è stata perseguita la strada di “maggiori occupati con gli stessi costi”. Penso che questo sia stato un positivo risultato da ascrivere ad amministrazioni di segno politico diverso ma con lo stesso obiettivo.

In  questi anni, il motore propulsivo dello sviluppo aziendale, ripeto, pur in presenza di maggioranze politiche di segno opposto, è stato svolto - e non solo secondo me - principalmente dalla parte pubblica.
Dal 2012 in avanti è iniziato, a parer mio, il percorso in controtendenza  che ha visto ASP uscire dalla gestione di alcuni servizi, rinunciare alla partecipazione di gare e di conseguenza ridurre la propria influenza territoriale, di fatto, alla sola città di Asti, se si esclude la gestione in proroga del servizio di raccolta e spazzamento per il sud astigiano.

E veniamo al 2015.
Le parti hanno concordato una diversa formulazione dei patti parasociali estendendo la durata della permanenza del socio privato fino al 2028.
Non starò qui a ripetere considerazioni sui singoli articoli, mi limiterò ad esprimere un mio pensiero di valutazione generale al riguardo e mi soffermerò su un singolo punto.
In linea generale ritengo che i patti parasociali sottoscritti nel 2015 contengano clausole esageratamente a favore del Socio operativo, quali ad esempio il punto 3 dell’art. 7 dove è stata prevista la possibilità di affidare direttamente  servizio, lavori, consulenze a NOS, a soci di NOS, a società controllate o sottoposte a comune controllo dei soci di NOS.
Senza tanti giri di parole, il modello gestionale indicato al predetto articolo 7.3 può tranquillamente essere equiparato al modello presente nel campo delle società incaricate per la gestione della rete autostradale che possono assegnare direttamente i lavori di manutenzione e realizzazione opere alle proprie società e a società dello stesso gruppo. Non mi sembra, visti i risultati prodotti nei confronti degli utenti finali, che questo sia un modello da seguire...

Dal 2015 ad oggi si è quindi assistito a una gestione che ha visto il socio privato avere un ruolo preponderante, imponendo modelli gestionali, imponendo dirigenti, imponendo consulenti, ecc.
A questo proposito, pur restando nell’alveo di quanto indicato dall’articolo 7, sarebbe interessante scoprire quante volte la congruità dei prezzi praticati è stata valutata. Quante volte si sono richiesti  preventivi ad altri soggetti, ecc.. Magari una soluzione per il riequilibrio avrebbe potuto essere quella di considerare nella ripartizione anche parte della marginalità ottenuta dai soci privati con gli autoaffidamenti.
Fino a qui, aldilà di alcuni punti di non convergenza, penso che la mia visione possa trovare condivisione anche da parte dell’attuale maggioranza.
Le divaricazioni, si lasci dire Sig. Sindaco, nascono non dall’analisi sulla situazione ma dalla strada intrapresa e da intraprendere per cercare di ricondurre la gestione di ASP a un livello decisionale che eviti lo strapotere di un Socio sull’altro e che sia in grado di garantire un futuro di buon livello.
A suo tempo mi è dispiaciuto dover constatare il silenzio assordante con cui questi patti parasociali (deliberati in Giunta e non in consiglio) sono stati accolti dalle forze politiche allora all’opposizione e ora in maggioranza, con la  sola eccezione dell’area politica rappresentata dal Consigliere Scognamiglio e dalla Casa del Popolo. Per ben due volte, durante altrettante conferenze stampa e un dibattito pubblico, erano stati evidenziati i probabili effetti negativi che i patti avrebbero provocato. Ma queste voci sono rimaste solitarie, isolate e a volte anche derise.

La cosa interessante, a mio modesto avviso, è parlare di futuro; sul passato possiamo concordare o non concordare, ma poco cambia.
Certo il futuro va delineato ben sapendo cosa è successo nel passato, ma il passato non può essere usato come un alibi per prendere tempo.
Questa maggioranza ha scelto di contrapporsi al privato iniziando a ragionare della struttura societaria e dei metodi di affidamento dei vari servizi, incaricando a tal proposito il Dott. Falduto.  
L’esito di questa scelta è sotto gli occhi di tutti. Sono ormai trascorsi più di due anni e la risoluzione è ancora di là da venire. In questi due anni, più e più volte, è stato preannunciato il prossimo accordo con il socio privato. Accordo che, a oggi, alla luce anche degli ultimi scambi epistolari tra Lei e il Presidente di NOS, appare ancora assai distante e soprattutto mette in luce una trattativa fuori dai normali canoni.
I casi possono essere solo due: o lei, Sig. Sindaco, ha iniziato di sua volontà, su suggerimento di qualcuno, a trattare con solo una parte dei soci di NOS; e se è così ha fatto un grave errore o è stato mal consigliato.
O invece ha condotto le trattative con qualcuno che ha millantato di trattare per tutti i soci. In questo caso il trattante ha dimostrato la propria inaffidabilità. Ne tenga conto.

In questi ultimi mesi si è parlato impropriamente di pareri ANAC. ANAC non dà pareri, al massimo dà indicazioni sull’argomento oggetto della richiesta d’intervento (che nel nostro caso è il subaffidamento ad AEC e non sull’illuminazione pubblica, men che meno sulla data di scadenza del socio privato). ANAC non è organo giurisdizionale. Non risulta che qualcuno abbia ad oggi impugnato le delibere di affidamento e prolungamento dei servizi a NOS, nè che questa Amministrazione abbia adottato atti in autotutela di revoca della concessione. In questa situazione questa Amministrazione ha scelto di alzare il livello di scontro con il socio privato. Scelta che è legittima ma, di certo, potrebbe anche dare avvio a un contenzioso i cui effetti sia di durata che economici potrebbero essere devastanti per il Comune.
Nel frattempo l’Azienda si è fermata. Ma si lasci dire, Sig. Sindaco, non è un problema di Bus che continuano a girare, di rifiuti che continuano ad essere raccolti, di acqua che continua a scorrere ecc. (se questa è la preoccupazione principale, si poteva risparmiare anche la consulenza Falduto...). Il problema è che da quando è iniziato il contenzioso con il privato nessuna decisione strategica relativa al futuro aziendale, ad oggi, è stata indicata.

In questi ultimi due anni il turnover dei quadri intermedi, quei quadri possessori di conoscenza e professionalità, è stato completamente bloccato e questo a completo vantaggio del socio privato che così ha avuto, ha e, se non si inverte la rotta, avrà buon gioco ad affidare consulenze, servizi a sue società, assumere dirigenti carenti dei titoli richiesti, ecc. Sono stati sostituiti gli uscieri ma non i quadri. L’Azienda ha conosciuto e sta conoscendo un lento ma inesorabile depauperamento delle professionalità presenti e questo in un momento di grande e pesante trasformazione normativa, sia nel campo dei Servizi Idrici che dell’igiene Urbana.
Certo: l’acqua scorre sempre, i rifiuti vengono raccolti, lo spazzamento più o meno viene effettuato ma basta parlare con qualsiasi operatore, operaio, tecnico, impiegato funzionario o dirigente per sapere che ciò avviene con sempre maggior difficoltà e avviene a scapito della qualità dei servizi erogati.
Lei, Sig. Sindaco, in alcune interviste  ha ribadito la volontà della sua Amministrazione di rendere in futuro ASP più grande, renderla un’azienda che si espande sul territorio ecc.
Io personalmente sono felice di queste sue affermazioni ma, nel contempo, non posso non evidenziare che alcune scelte effettuate da questa Amministrazione sono andate nella direzione opposta.
Un esempio per tutti. Nell’ambito dell’attività di razionalizzazione delle partecipate questa Amministrazione ha dato indicazione al CdA di ASP di provvedere all’uscita di quest’ultima dal capitale sociale di ALMA, società con cui veniva effettuato il servizio di igiene urbana in area Torinese. Tra i motivi addotti è stato anche indicato che l’attività svolta da ALMA poteva essere svolta direttamente da ASP. Cosa vera; peccato che però questa scelta impedirà in futuro ad ASP di partecipare a gare, fuori dal territorio comunale, nel caso in cui ciò avvenga attraverso un raggruppamento temporaneo d’impresa ove sia poi previsto l’obbligo di costituire, nel caso di aggiudicazione, di una società. La invito a tener conto di ciò per il futuro.
Stranamente questa indicazione, che di fatto limita la possibilità di sviluppo della nostra azienda non è stata oggetto di ricorso da parte di NOS. Chissà come mai? Perché va nella direzione che hanno inseguito in questi anni???  
Diverso sarebbe stato, stante i condivisibili obiettivi di ridimensionare  il ruolo del Socio privato, dare un futuro certo all’Azienda, se si fosse intrapresa la strada della ridiscussione del modello gestionale, del ruolo  e dei compiti dell’Amministratore Delegato, del ruolo e dei compiti del Consiglio d’Amministrazione. Si lasci dire che si è ancora in tempo a farlo.
Diverso sarebbe stato se ne frattempo fossero stati definiti e sottoscritti i contratti di servizio lasciati scadere dalla passata Amministrazione. La stessa Amministrazione che, però, non si è fatta problemi quando si è trattato di rinnovare il CdA a pochi mesi dalla scadenza elettorale. Due comportamenti apertamente in contraddizione tra loro.
Certamente non hanno aiutato i due cambi di Presidenza avvenuti nell’ultimo anno e mezzo. ASP è un’azienda complessa. Lo sanno bene tutti coloro che si sono ritrovati ad amministrarla.

Concludo questo mio intervento con brevissime considerazioni.
La prima è sulle ragioni vere del contenzioso con il privato. A mio parere la volontà di ridiscutere il ruolo del Socio operativo è certamente uno degli elementi, ma nessuno mi toglie dalla mente che anche le metodologie ed il quantum legato alla liquidazione di AEC abbia avuto e avrà il suo peso.
La seconda è legata al ruolo dei soci. Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito dapprima a una gestione che ha messo al centro, a parere mio, l’interesse di uno dei Soci e oggi stiamo assistendo alla risposta dell’altro socio che vuol riaffermare il proprio ruolo egemone.
Ricordatevi che fare gli interessi dei socio non sempre vuol dire fare gli interessi dell’azienda, mentre nel fare gli interessi dell’azienda si fanno sempre gli interessi dei soci.

Invito pertanto quest’Amministrazione a rendere pubblico il proprio progetto nel più breve tempo possibile, senza fughe in avanti, con l’unico obiettivo di rendere sempre più autonoma l’azienda investendo sulle professionalità e indicando chiaramente tempi, metodi e investimenti per il rilancio.
Diversamente, se si scegliesse di percorrere la strada di una nuova gara,  sarebbe interessante sapere non solo in che forma e con che metodologie l’azienda verrà traghettata fino all’individuazione del nuovo socio ma anche quali interventi verranno adottati per impedire il depauperamento aziendale sia in termini economici che professionali.
Siete sicuri che, se decideste di seguire quest’ultima strada, non provocherete un’ulteriore riduzione del valore di ASP?
Sieti sicuri che relativamente ai Servizi Idrici e di Igiene Urbana, in presenza di indizione di una nuova gara non si incorra nel rischio di remissione dei servizi ad altri soggetti quali gli ATO?

Faccio poi un ultimo invito/raccomandazione al Sindaco. Quando si troverà a confrontarsi in occasioni pubbliche o semi pubbliche sull’argomento "futuro di ASP" (incontri con le OO.SS. ecc.) eviti di far riferimento ad una particolare azienda o raggruppamento. Questa cosa ha un nome e si chiama "turbativa d’asta".

Proposta finale: Consiglio di Amministrazione ASP con rappresentante della minoranza, perché il "proprietario" è il Consiglio comunale nel suo insieme. Molte delle azioni palesemente in soccorso della maggioranza, di volta in volta in essere, verrebbero evitate...

Bruno Bego

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