Pace, convivenza dei popoli (e diritti umani?), ovvero la Cina secondo il Sindaco di Asti

di Domenico Massano.

L’intensificarsi dei viaggi istituzionali/commerciali del Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, in Cina (dalle speranzose, ma incerte ricadute economiche sul territorio in quanto non pare esser ancora disponibile un’analisi chiara delle stesse), nel momento storico in cui l’Italia ha annunciato l’uscita dal memorandum/accordo commerciale con il paese asiatico “La nuova Via della Seta”, colpisce e interroga un po', anche alla luce della sua recente lettera inviata allo “stimatissimo presidente Giorgia Meloni”...

Al di là della solerzia nello scriverla (che forse sarebbe stata più consona alle tante criticità che Asti sta attraversando) e del tono ossequioso (forse eccessivo in una lettera che si apre con il dono di una laurea “Dott.ssa” e che si chiude con le scuse per l’”ardire nello scriverle”), è difficile restare indifferenti al riferimento alla Cina di Xi Jinping che “ha introdotto il socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era” e che “ha alla base dei suoi fondamenti la Pace e la convivenza dei popoli”.
Questa “nuova era” sarebbe quella che vede la Cina come il paese in cui tanti difensori dei diritti umani e delle libertà democratiche continuano ad essere incarcerati ed in cui il numero stimato per difetto di esecuzioni capitali (i dati reali sono “segreto di stato”) è superiore a quelle eseguite nel resto del mondo? O quella che vede una diffusa censura online e gravi restrizioni alla libertà di informazione, tanto che la Cina è stabilmente agli ultimi posti tra i paesi nel mondo per la libertà di stampa? E quando il Sindaco parla di questo presunto nuovo corso politico fondato “sulla pace e sulla convivenza dei popoli”, si riferisce alla repressione tragica e sistematica (per la quale si parla anche di “genocidio culturale”) degli Uiguri, come delle altre minoranze etniche nello Xinjiang e in Tibet (per non parlare delle questioni relative a Taiwan e Hong Kong)?
Anche il richiamo alle “enormi potenzialità e opportunità” economiche offerte dalle relazioni della “nazione Italia” (e di Asti) con la Cina di Xi Jinping, non dovrebbe (e non può) giustificare tali affermazioni, soprattutto in una lettera scritta da una persona che nel suo ruolo di Sindaco è chiamata a rappresentare la città.

P.S.: anche se in relazione ad altri fatti, per contribuire a sviluppare una riflessione più ampia e generale, forse può essere utile richiamare come alcuni mesi fa, riferendosi al gemellaggio di Asti con la città cinese di Nanyang, la testata on-line “formiche.net” pubblicava un articolo titolato “Tutti i rischi dietro il gemellaggio“, in cui l’autrice, oltre ad evidenziare il lungo corso dei rapporti in essere (iniziati con la precedente amministrazione ed implementati con l’attuale) ed alcune ombre tra gli interlocutori commerciali ricevuti, riportava le dichiarazioni di Mareike Ohlberg, senior fellow del German Marshall Fund, in audizione lo scorso marzo davanti alla US-China Commission a Washington che affermava come per le controparti cinesi “qualsiasi tipo di lavoro che implichi il collegamento con gli stranieri è automaticamente politico e quindi richiede la supervisione del Partito … Il Partito comunista cinese o il governo della Repubblica popolare cinese possono cercare di utilizzare questo lavoro di collegamento più ampio per vari scopi, tra cui farsi amici politici disposti a rappresentare gli interessi della Repubblica popolare cinese pubblicamente o a fare pressioni dietro le quinte. Se incontra opposizione con un governo nazionale o federale, può anche cercare di esercitare pressione su di esso cercando di conquistare le amministrazioni locali, le imprese o altri gruppi di interesse”.

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