Ancora scatoloni di cemento su Alba. Il nuovo che non avanza

di Gino Scarsi.

A leggere su Gazzetta d'Alba il paginone ben curato da Marcello Pasquero del 4 febbraio, in merito a nuovi centri commerciali, e alla “variante Unicar” approvata in tempo record dalla giunta di Alba, viene da esclamare: tenetevi forte che si riparte, siamo in piena salute. In effetti in altri tempi (30-40 anni fa) i bollettini con questo genere di notizie, poi vedevano effettivamente concretizzarsi uno strepitoso benessere materiale per tutta la zona. Con la situazione attuale gli stessi annunci sono invece da leggere piuttosto come bollettini di guerra. Una guerra non dichiarata al pianeta che ci ospita, ma che corre silenziosa e manda preoccupanti segnali con disastri climatici di ogni genere che arrivano fino a noi...

Ma il comune di Alba non ha sottoscritto la dichiarazione di emergenza climatica? Considerando questa emergenza, che vede gli umani cavalcare imperterriti la sesta estinzione di massa, le scelte obbligate in merito dovrebbero invece essere queste:

1) - Nella enorme area di 212mila metri quadrati (produttiva con infrastrutture) alle porte di Alba, fatto salvo l’esistente reso organico da collegamenti adeguati, i lotti rimasti liberi andrebbero destinati a ospitare esclusivamente macchinari che producono ossigeno e paesaggio, e che ci fanno respirare: GLI ALBERI. Considerata l’abbondanza di capannoni inutilizzati, piantiamo alberi, come ormai molti propongono e come sostiene la stessa comunità locale di Laudato sì: milioni sono gli alberi che occorre mettere a dimora e non possiamo piantarli nelle viti.

2)-  Se l’Unicar ha bisogno di ulteriori spazi espositivi, la si autorizza a crescere di un piano in altezza e si utilizzino i 7200 metri del nuovo capannone previsto, per un piccolo parco, (già in quel lotto vi sono piante adulte che saranno altrimenti tagliate), rappresenterà un invitante belvedere e un valore aggiunto per invogliare all’acquisto di Ford elettriche.

3)- Centro commerciale Dimar corso Piave, 5000 metri quadrati di suolo perso: progetto bocciato, l’operazione approvata riscalda il pianeta, e poi non sembra che vi sia tutta questa esigenza di un nuovo supermercato, sono già troppi e la popolazione non cresce. Chi ha denari da investire è sotto i riflettori quando usa beni comuni come il suolo, o quando incide sul modello di distribuzione delle merci. Troppi supermercati uccidono i negozi di vicinato. Perchè questi imprenditori non investono invece nella riqualificazione energetica dei condomini anni '60?

E’ questo che occorre nell’attuale emergenza; è pur vero che il sindaco Bo promette, dopo la firma della convenzione con le aziende, grandi opere di compensazione (verde sui tetti, aiuole e spazi inerbiti) e questo è positivo, ma è come spegnere un incendio con un secchiello, perché il nuovo complessivo consumo di suolo previsto, con decine di migliaia di metri quadrati cementificati o impermeabilizzati tra strade capannoni e parcheggi, non sono più in grado di essere assorbiti dall’ecosistema, che infatti si ribella.                                                            

 

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